“Mio figlio mi sta distruggendo”: un approfondimento dello stress genitoriale

Vi siete mai chiesti cosa significa realmente essere genitori sotto stress? Questo articolo esplora le profondità dello stress genitoriale, offrendo insight e strategie per gestirlo.

Il ruolo di genitore non è mai semplice, per una moltitudine di fattori. Un ruolo di questo tipo richiede alle persone una serie di doveri che possono essere fonte di stress, come far fare i compiti ai propri figli oppure farli frequentare attività sportive e ricreative che possono includere degli spostamenti.

Oltre ai bisogni più concreti del bambino, i genitori devono fare i conti anche con il loro ruolo in ambito educativo, oltre a gestire una serie di aspetti emotivi propri e dei figli.

Il tutto si dovrà conciliare con i ritmi della vita quotidiana, organizzando e pianificando gli impegni professionali, personali e famigliari.

Le ricerche odierne mostrano come i genitori manifestano, nonostante tutti gli aspetti positivi che conseguono alla genitorialità, alti livelli di stress.

In particolare, la letteratura ha approfondito come il ruolo genitoriale, venga percepito ancora più difficile e delicato quando i figli mettono in atto comportamenti oppositivi, oppure manifestano in generale delle difficoltà importanti.

Lo stress genitoriale in questo caso va in aumento, e se tale tensione dovesse risultare prolungata e accoppiarsi con determinate caratteristiche, sia dei genitori che del contesto, potrebbe rischiare di sfociare nel burnout genitoriale.

Vediamo ora in modo approfondito quali situazioni possono causare uno stress genitoriale accentuato e quali le possibili conseguenze sui genitori, sui bambini e sul clima famigliare in generale.

Quando si parla di comportamento problema?

Tra le situazioni che mettono maggiormente alla prova i genitori, ci sono quelle in cui i figli tendono ad attuare, in modo più o meno frequente, dei comportamenti oppositivi. Nello specifico, questi ultimi prendono il nome di comportamenti problema.

Non sempre, comportamenti di questo tipo sono del tutto comprensibili e facili da individuare dai genitori. I quali, spesso cercano di indagare se determinati atteggiamenti siano legati a una specifica fase dello sviluppo, oppure se si tratta di comportamenti che vanno attenzionati in quanto problematici.

Va comunque sottolineato che qualunque siano i comportamenti, essi hanno un significato e un obiettivo più o meno preciso. Gli obiettivi, in alcuni casi possono apparire poco chiari e incoerenti, soprattutto quando si tratta di comportamenti all’apparenza bizzarri.

Solitamente, i comportamenti problema risultano disfunzionali e poco adattivi. Alcuni di essi, come il bambino che esprime la rabbia in maniera frequente con delle forme di opposizione di fronte a legittime richieste dell’adulto, potrebbero avere come conseguenza l’aumento di interazioni negative e conflittuali con i genitori.

Va comunque ricordato che, anche se i comportamenti in questione possono avere conseguenze negative nel presente, essendo stati appresi potrebbero aver avuto perlomeno nel passato dei vantaggi quando venivano messi in atto.

Complessivamente, un comportamento può essere definito problema quando:

  • è disadattivo;
  • è un ostacolo per l’apprendimento;
  • è un ostacolo per lo sviluppo di nuove capacità;
  • interferisce con le capacità acquisite;
  • mette in pericolo se stessi e gli altri;
  • crea problemi nello svolgimento delle azioni nella quotidianità.

Alcuni esempi nella pratica di comportamento problema possono essere l’aggressione fisica e verbale, il lanciare oggetti oppure l’autolesionismo. Questi comportamenti sebbene disfunzionali possono avere diverse funzioni legate alla situazione, per esempio:

  • ottenere un beneficio;
  • evitare un compito;
  • soddisfare un bisogno;
  • comunicare una forma di disagio.

Quali fattori aumentano la probabilità di attivare comportamenti problema?

Va sottolineato come i comportamenti problematici vanno analizzati in base all’ambiente e alla situazione e non sono sempre e necessariamente legati alla psicopatologia del bambino.

Alcuni fattori di rischio per la loro insorgenza possono essere:

  • difficoltà di linguaggio;
  • limitata abilità comunicativa;
  • difficoltà di apprendimento;
  • scarso repertorio comportamentale.

Inoltre, un comportamento problema è più probabile che venga messo in atto successivamente se porta a delle conseguenze piacevoli.

Stress genitoriale e psicopatologia

In alcune situazioni lo stress genitoriale risulta particolarmente accentuato. In particolare, quando il bambino presenta una diagnosi e dunque manifesta le difficoltà che tipicamente rientrano in quella psicopatologia.

La letteratura presente ha individuato alcune situazioni che più di altre possono risultare complicate per i genitori.

Stress genitoriale e ritardo mentale

Il bambino che gli esperti hanno riscontrato avere un quoziente intellettivo inferiore alla norma, probabilmente metterà in atto alcuni comportamenti differenti e avrà argomenti di conversazione differenti rispetto ai suoi coetanei.

Ciò potrebbe affaticare molto i genitori, ai quali è richiesto di occuparsi dei vari aspetti della sua vita. Una fonte importante di preoccupazione in questo caso sarà anche il futuro del bambino.

Generalmente, i genitori di bambini con ritardo mentale sembrano manifestare alti livelli di stress, soprattutto le madri. Potrebbe risultare spontaneo in tali situazioni voler proteggere il figlio dai pericoli del mondo, anche in modo eccessivo.

Dai risultati delle ricerche legate all’argomento emerge che i padri mostrano dei livelli di stress inferiori alle madri. Sembrano inoltre maggiormente orientati alla risoluzione di situazioni concrete e più generali, quando invece le madri attenzionano perlopiù le situazioni specifiche.

Stress genitoriale e disturbo da deficit di attenzione/iperattività

I genitori di bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), riferiscono spesso scarsi risultati scolastici dei figli, che attribuiscono perlopiù alla pigrizia, alla scarsa responsabilità e alla forte opposizione che i bambini mettono in atto all’interno del contesto famigliare e scolastico.

In queste situazioni, il genitore è spesso in conflitto con il bambino, con il quale tende a interagire in modo negativo. I comportamenti di poca attenzione, iperattività e impulsività dei figli può risultare fonte di grande stress genitoriale.

I comportamenti del bambino vengono percepiti come fastidiosi e stressanti. Il genitore come conseguenza potrebbe istintivamente cercare di impartire delle regole più rigide e severe. Ciò può tuttavia avere esiti negativi, come l’aumento dei conflitti intrafamiliari.

Diversi studi si sono focalizzati sulla questione, i risultati dei quali mostrano che i genitori di bambini con ADHD hanno minori livelli di autostima e livelli di stress maggiori rispetto a genitori di bambini non aventi tale disturbo.

Stress genitoriale e disturbo oppositivo provocatorio

Il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), è un disturbo caratterizzato da irascibilità del bambino, che entra in relazione con i pari e con gli adulti, con comportamenti vendicativi e oppositivi.

Tali comportamenti risulteranno in alcuni momenti prevedibili e sarà comprensibile che cosa può farli scattare, così come quali potrebbero essere gli intenti del bambino che li mette in atto. In altri momenti, potrebbero invece risultare del tutto imprevedibili a chi li osserva.

Si tratta di una situazione che più di altre può portare i genitori a provare un forte stress e bassi livelli di autoefficacia percepita.

Generalmente, il genitore tende a sentirsi poco efficace nella relazione con il figlio con diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio. Le emozioni spesso provate durante le interazioni sono negative, come la rabbia e l’ansia.

Burnout genitoriale

Come accennato in precedenza, se lo stress genitoriale è eccessivamente impegnativo, c’è la possibilità di andare incontro al burnout genitoriale.

In particolare, ciò accade quando si verifica una costante mancanza di risorse per gestire i figli.

Il burnout genitoriale può essere definito come un importante esaurimento dovuto al proprio ruolo di genitore. Ciò può portare chi lo sperimenta a sentirsi distante dai propri figli, mettendo allo stesso modo in dubbio le proprie competenze genitoriali.

Questo tipo di burnout è accompagnato da una serie di emozioni negative, come l’ansia, e di pensieri negativi. Tra i più riportati da genitori che si trovano in questa situazione, sono i frequenti pensieri di fuga e abbandono della famiglia.

Gli elementi che predispongono i genitori al burnout sono diversi. Alcuni elementi sono legati al passato, altri al presente e altri alle aspettative sul presente e sul futuro.

I fattori del passato che incidono maggiormente sono l’aver sperimentato sulla propria pelle in età evolutiva una relazione con genitori che hanno manifestato a loro volta livelli importanti di stress genitoriale.

Nel presente l’influenza maggiore è data dalla difficoltà di gestione dello stress e dalla mancanza di supporto emotivo dalla famiglia, ma anche dal contesto in generale.

Infine, un altro elemento che correla con alti livelli di stress e con una minor sensazione di autoefficacia è l’aspettativa sul presente e sul futuro. Aspirare alla perfezione per sé stessi, per i figli e per la propria famiglia in generale può creare un clima di malessere tra i membri.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.