Come fare se mio figlio è un casino?

Affrontare il comportamento problematico di un figlio può essere sfidante. Si discutono strategie per gestire situazioni difficili, promuovendo un ambiente familiare positivo e costruttivo.

La tanto sentita frase “Mio figlio è un casino” è la tipica esclamazione di un genitore alle prese con un figlio che manifesta comportamenti provocatori, oppositivi o che semplicemente sta vivendo il turbolento periodo adolescenziale.

Anche nel contesto scolastico è possibile trovare studenti che hanno atteggiamenti non conformi al contesto dell’apprendimento e talvolta gli insegnanti si trovano a dover gestire classi molto difficili.

Andiamo ad approfondire cosa si può fare quando un bambino o un ragazzo presenta comportamenti difficili, in cosa consiste il comportamento problematico e quali strategie possono essere utili per i genitori e gli insegnanti nella loro educazione.

Mio figlio è un casino! Cosa posso fare?

Chissà quante volte ciascun genitore si è trovato a pensare di non potercela fare di fronte ai comportamenti difficili del proprio figlio o della propria figlia.

Talvolta l’educazione dei figli comporta una grande fatica sul piano emotivo e i genitori possono andare in crisi quando si convincono che la propria funzione genitoriale non stia dando i frutti sperati. E’ facile in questi casi cadere in preda alla disperazione o addirittura mettere in discussione le proprie capacità educative nei confronti del figlio.

In cosa sto sbagliando? Un padre o una madre potrebbero porsi questa domanda quotidianamente provando una sensazione di inadeguatezza o addirittura di impotenza.

Cosa si può fare?

Esistono però anche altre strategie che un educatore può mettere in campo per favorire il benessere mentale di figli e studenti. In particolare sono state individuate delle tappe da seguire in un percorso che ha l’obiettivo di trasformare i comportamenti problema in opportunità di crescita.

Sviluppare l’intelligenza emotiva

Quando si parla di intelligenza emotiva si fa riferimento alla capacità di gestire le emozioni in modo appropriato, saperle riconoscere ed utilizzare nelle diverse esperienze di vita. Una persona emotivamente intelligente è in grado di riconoscere gli stati d’animo degli altri e di entrare in sintonia con il mondo che la circonda.

A cosa serve l’intelligenza emotiva nella gestione dei comportamenti difficili dei figli o degli studenti? E’ stato dimostrato che le persone con una buona capacità di intercettare le emozioni sono anche più capaci di controllarle o di incanalarle nella giusta direzione.

I bambini che vengono educati a riconoscere le emozioni proprie e degli altri sono bambini più fiduciosi in se stessi, socievoli e hanno maggiori probabilità di avere successo scolastico. Inoltre la gestione delle emozioni più difficili come rabbia o tristezza permette di indirizzare le proprie energie verso attività o compiti socialmente più adattivi.

Sviluppare le life-skills

Le life-skills sono unsieme di abilità psicologiche che permettono di affrontare e superare gli ostacoli della vita. Queste competenze sono molto utili non soltanto nella condizione dell’infanzia, preadolescenza o adolescenza ma lo saranno ancora di più nella vita adulta.

Tra le life-skills più importanti è possibile includere:

  • comunicazione assertiva: si tratta di una modalità comunicativa che consiste nell’esprimere i propri pensieri in modo chiaro, diretto e rispettoso delle idee degli altri;
  • capacità di collaborazione: saper collaborare significa contribuire a creare un clima positivo all’interno del lavoro di squadra e ciò può essere inteso sia all’interno di un gruppo familiare che di una classe scolastica;
  • flessibilità: la capacità di adattamento ai cambiamenti è una qualità umana fondamentale per sviluppare relazioni sane;
  • resilienza: una persona è resiliente quando riesce a mantenere un sano equilibrio interiore di fronte alle avversità della vita. Questa abilità permette di cogliere gli aspetti positivi presenti in ogni esperienza.

Creare relazioni sane

Spesso succede che genitori o insegnanti esauriscano tutte le loro energie nel processo educativo di bambini o ragazzi dal comportamento oppositivo o provocatorio. Prima di arrivare a questa situazione estrema è però opportuno mettere in campo una fondamentale strategia che riguarda la creazione di una relazione sana.

Come creare relazioni sane in famiglia

Riuscire a dialogare in modo sereno all’interno della famiglia non è così facile. A volte l’unico momento della giornata in cui genitori e figli si incontrano è quello dei pasti ed è proprio allora che possono nascere conflitti o discussioni.

Ad esempio si può discutere sull’uso eccessivo del telefono o sulla necessità di tenerlo sotto controllo oppure intraprendere argomenti spinosi come le difficoltà scolastiche.

Gli psicologi suggeriscono alle famiglie di ritagliarsi degli spazi di condivisione al di fuori degli incontri canonici come i pranzi o le cene. Può infatti essere molto utile fissare un appuntamento settimanale in cui riunirsi per ascoltare ciò che ciascuno ha da raccontare a riguardo della sua vita attuale, delle sue difficoltà e delle esperienze positive che sta facendo.

Mostrarsi disponibili all’ascolto, calmi e sereni è un atteggiamento che aiuta molto nel creare relazioni sane in famiglia.

Come creare relazioni sane in classe

Spesso agli insegnanti può succedere di avere a che fare con studenti poco inclini al rispetto delle regole scolastiche o che tendono ad adottare comportamenti provocatori.

Anche in questo caso, come per i genitori, è importante che l’educatore non si soffermi sulle azioni sbagliate ma cerchi di incoraggiare lo studente nell’intraprendere le azioni corrette. Un aspetto fondamentale per valorizzare le qualità positive di un allievo è quello di creare delle occasioni in cui possa mettere in evidenza le sue capacità.

Ad esempio attraverso il cooperative learning è possibile attribuire un ruolo positivo a ciascun membro del gruppo al fine di raggiungere un obiettivo comune. Allo stesso tempo è fondamentale ritagliare dei momenti di dialogo sereno con lo studente durante i quali cercare di porre un ascolto attivo rispetto alle sue difficoltà scolastiche ed aiutarlo a superarle.

Quando il clima della classe è rilassato, sereno e non giudicante diventa più facile instaurare relazioni sane con i singoli allievi e l’intero gruppo classe potrà beneficiare di questa atmosfera positiva.

Tecniche e terapie

Nei casi in cui il figlio manifesti disturbi della condotta, sono stati sviluppati alcuni programmi di terapia congiunta rivolti ai bambini e ai loro genitori come il coping power oppure forme di parent training.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.