Minority stress: il danno sociale alla comunità LGBTQ+

Cos'è il fenomeno del minority stress ? Ne parleremo con particolare attenzione, guardando alle cause che lo scatenano, i diversi tipi di violenze che ne derivano, che possono essere esplicite o prendere la forma di microaggressioni. Approfondiremo la teoria del minority stress e l’importanza delle conseguenze negative di questo fenomeno sulla salute delle persone interessate.

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Minority stress LGBTQ

Se hai presente che cosa si intende con comunità LGBT, non ti sarà difficile immaginare quali possano essere i disagi psicologici che automaticamente ne conseguono. Specialmente quando le conseguenze derivano dal contesto sociale in cui ciascuno di noi è inserito.

Se a tua volta appartieni a questo gruppo, probabilmente oltre all'impatto psicologico della disforia di genere, avrai sperimentato questo malessere sulla tua pelle. Saprai quanto è difficile confrontarsi ogni giorno con i pregiudizi, gli stereotipi e quelle che per il senso comune vengono viste come delle norme.

Tutto ciò può portare facilmente a subire discriminazioni per via dell’appartenenza a un orientamento sessuale o a un’identità di genere differente rispetto a ciò che vene, culturalmente, concepito come standard.

Se questo tema ti interessa, continua a leggere: troverai approfonditi tutti questi punti per avere una comprensione globale del fenomeno e della sua entità.

Minority stress: una definizione

Il minority stress descrive lo stress cronico vissuto dagli individui appartenenti a gruppi minoritari a causa della loro identità sociale stigmatizzata. Questo tipo di stress deriva dalle esperienze di discriminazione, pregiudizio, violenza e microaggressioni, nonché dall'isolamento sociale, dalla non accettazione familiare e dalle barriere istituzionali. Il minority stress può portare a problemi di salute mentale, come ansia e depressione. Può inoltre influenzare negativamente il benessere fisico e psicologico delle persone appartenenti a queste minoranze.

Definizione di minority stress

Omotransfobia: la radice del minority stress

Per parlare in maniera completa del minority stress è necessario prima comprendere da dove deriva. A sua volta, infatti, è il frutto di un altro fenomeno, che prende il nome di omotransfobia che consiste nella credenza in una serie di pregiudizi, stereotipi e convinzioni errati riguardo i gruppi che si riconoscono all’interno della comunità LGBT. Questi pregiudizi vengono assunti come veri e producono un atteggiamento discriminatorio.

Come suggerisce il termine, l’omotransfobia riguarda persone omosessuali, bisessuali, transgender, gender fluid o che appartengono a qualsiasi altra categoria queer, motivo per cui si sente spesso parlare di omo-lesbo-bi-trans-fobia.

La serie di comportamenti lesivi che queste persone subiscono, più o meno apertamente, possono sfociare nel cosiddetto minority stress. Questa condizione si configura come un fenomeno di origine sociale, la conseguenza del semplice appartenere a una minoranza che da molte persona non viene compresa.

Esempi di stress delle minoranze: modalità e contesto

Lo stress delle minoranze si manifesta in vari aspetti della vita quotidiana, contribuendo a un carico psicologico e sociale significativo per la comunità LGBTQ+.

Fenomeni discriminatori e declinazioniContesto dello stress minority
Discriminazione e pregiudizio- Mancato accesso a servizi: Ricevere un servizio inferiore o essere respinti da strutture sanitarie o altri servizi.- Discriminazione di genere sul posto di lavoro: Passare per una promozione o essere trattati ingiustamente a causa dell'identità di genere, orientamento sessuale, razza o etnia.
Violenza e minacce- Aggressioni fisiche e verbali: Vittime di aggressioni fisiche o verbali per la propria identità. - Minacce e atti vandalici: Subire minacce dirette o vedere la propria proprietà danneggiata a causa della propria identità.
Microaggressioni- Commenti insensibili o offensivi: Commenti come "Non sembri gay" o "Da dove vieni davvero?". - Stereotipi sottili: Supporre che una persona di colore sia meno competente o che una donna sia meno capace in ruoli di leadership.
Isolamento sociale- Esclusione sociale: Essere esclusi da attività sociali o eventi a causa della propria identità.- Mancanza di supporto: Sentirsi isolati o non avere un sistema di supporto a causa dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere.
Discriminazione istituzionale- Leggi e politiche discriminatorie: Leggi che limitano i diritti delle persone transgender, come il divieto di uso del bagno in base all'identità di genere. - Barriere all'accesso all'istruzione: Politiche scolastiche che non proteggono gli studenti LGBTQ+ o che non affrontano il bullismo omofobico.
Rifiuto familiare- Non accettazione da parte della famiglia: Essere rifiutati o non accettati dai propri familiari a causa della propria identità sessuale o di genere.- Pressioni per conformarsi: Subire pressioni dalla famiglia, ad esempio in caso di omosessualità, per comportarsi in modo conforme alle aspettative di genere o etniche.
Barriere economiche- Disparità salariali: Guadagni inferiori rispetto ai colleghi cisgender o eterosessuali a parità di qualifica e ruolo.

Aggressioni overt e covert che causano il minority stress

Alla base del minority stress, quindi, ci sono dei comportamenti che possono essere violenti, in modo esplicito o esplicito.

Nel primo caso parliamo di aggressioni overt, nel secondo di aggressioni covert. Entrambi i tipi di violenza si verificano con maggiore probabilità negli ambienti di lavoro e in contesti sociali e solitamente aumentano di frequenza quando la persona fa coming out.

In particolare, le violenze covert sono insidiose, dal momento che non sempre chi le mette in atto si rende conto della discriminazione nel gesto. Nonostante ciò, si trova a ferire i sentimenti di chi lo riceve.

Questi comportamenti sono detti anche miroaggressioni e possono essere di tipo verbale, come commenti stereotipizzanti, messaggi impliciti di esclusione. Possono avvenire anche a livello emotivo, essere umilianti e discriminanti rispetto al gruppo. Le microaggressioni derivano da un substrato culturale talmente radicato da infiltrarsi anche negli atteggiamenti che non hanno intenzione di ferire l’altro, ma causano comunque vergogna e senso di inferiorità.

La teoria del minority stress e le tre componenti

Il minority stress, quindi, si configura come una condizione cronica di disagio subita dalle persone che appartengono a una minoranza, come risultato della stigmatizzazione che deriva dalla società. Il modello di stress legato alle minoranze di genere viene definito anche dall’Institute of Medicine, che ha individuato re possibili prospettive in riferimento alla popolazione LGBT:

  • prospettiva nel corso della vita: ogni evento che ha a che fare con le aggressioni discriminatorie ha un’influenza che si trascina anche nel futuro della persona;
  • prospettiva personale: riguarda il modo in cui differenti aspetti e modi di essere della stessa persona possono interagire e subire l’influenza negativa di questi eventi;
  • prospettiva dell’ecologia sociale: mette in evidenza quanto i singoli contesti all’interno dei quali l’individuo si muove quotidianamente possono avere un peso diverso e condizionare il comportamento della persona.

Queste tre prospettive sono in realtà tre fattori che interferiscono con la salute mentale delle persone che subiscono il minority stress e che gli studi hanno evidenziato essere significativamente minore rispetto al resto della popolazione, proprio per via del maggior numero di sfide che possono porre la persona in una situazione di disagio.

Tre componenti dello stress minority

Il modello di stress di minoranza elaborato da Meyer

Secondo il modello del minority stress, concepito da Brooks e Meyer, il continuo contatto con discriminazione e pregiudizi di cui è impregnata la società. Soprattutto l’avere a che fare con un ambiente sociale ostile, predispone a problemi a livello di salute mentale. In pratica, le persone che appartengono a delle minoranze in generale (tra cui, quindi, anche chi si riconosce nella comunità LGBT), oltre alle normali fonti di stress comuni a tutti, devono fronteggiarne di aggiuntive.

Anche in questo caso, il risultato finale è dato dall’intersezione di due livelli:

  • culturale: il contesto causa uno stress oggettivo, che si presenta in concomitanza con i comportamenti discriminanti che provengono dalla società. È un fattore sul quale la persona non può esercitare il minimo controllo, che si colloca come sfondo e substrato della sua esistenza;
  • soggettivo: questa componente ha più a che fare con la sensibilità personale che rende ciascuno più o meno vulnerabile o resiliente allo stress che deve sopportare. È un livello che riguarda il vissuto personale e il modo in cui lo stigma e i pregiudizi pesano sulla propria pelle e sul proprio benessere.

In base a queste considerazioni, quindi, a contribuire al minority stress non sono solamente le aggressioni e le violenze, fisiche o verbali, che una persona ha subito, ma anche il livello di profondità al quale viene percepita la stigmatizzazione, l’omofobia interiorizzata, il percepirsi come delle vittime e la necessità avvertita di nascondersi come forma di protezione.

Utilità del modello di Meyer per la comprensione e l'aiuto alle minoranze

Il modello di stress e resilienza delle minoranze di genere è utile per:

  • Comprendere l'impatto dello stress di minoranza sulla salute mentale: identificare come specifici fattori di stress contribuiscono a problemi di salute mentale.
  • Sviluppare interventi mirati: creare programmi di supporto per aiutare le minoranze di genere a far fronte allo stress e migliorare il loro benessere.

Alcuni limiti del modello

l Minority Stress Model, pur essendo un quadro teorico importante per comprendere le esperienze di stress e salute mentale delle minoranze, presenta alcuni punti di debolezza e limitazioni. Ad esempio, tende a concentrarsi principalmente sugli aspetti negativi dell'esperienza di minoranza, come lo stress, la discriminazione e i problemi di salute mentale, trascurando i potenziali aspetti positivi e le risorse di resilienza che gli individui e le comunità possono sviluppare (Hoy-Ellis CP, 2023).

Quali sono i fattori di resilienza allo stress?

Secondo il gender minority stress and resilience model, esistono alcune risorse che possono essere messe in campo per ridurre lo stress associato alla discriminazione.

  1. Supporto Sociale: un solido sistema di supporto da parte di amici, familiari e comunità che accettano e affermano l'identità di genere della persona. Ci sono molte iniziative a riguardo, come il progetto CASA della Croce Rossa Italiana che offre protezione temporanea a giovani LGBT di età compresa tra i 18 e i 26 anni.
  2. Autoaccettazione: lo sviluppo di una visione positiva e accettante di sé stessi e della propria identità di genere.
  3. Strategie di coping: tecniche e pratiche che aiutano a gestire lo stress e l'ansia.
  4. Identità di genere positiva: la costruzione e il mantenimento di un’identità di genere positiva, spesso facilitata dalla partecipazione a comunità che supportano le identità di genere diverse.
  5. Educazione: coinvolgimento in attività di sensibilizzazione e difesa dei diritti delle persone di minoranze di genere.
Resilienza nel minority stress model

Misurare il minority stress

Esistono degli strumenti specifici per misurare questa variabile, ad esempio la scala ideata da Balsamo, chiamata Daily Heterosexist Experiences Questionnaire, validata da evidenze scientifiche, che si propone come uno strumento completo.

In effetti la scala valuta non solo la componente oggettiva, che riguarda le aggressioni effettivamente subite, ma anche il livello di stress percepito in base al proprio modo di essere e alla propria sensibilità. Inoltre, sono presenti ulteriori specifiche che riguardano diversi gruppi appartenenti alla comunità LGB, i quali vengono differenziati per genere di appartenenza, identità sessuale ed etnia.

Conseguenze e sintomi del minority stress

Abbiamo detto che, a causa della maggiore frequenza di esposizione a situazioni stressanti, il livello di benessere psicologico è tendenzialmente inferiore per le persone che appartengono a delle minoranze (come identità di genere e orientamento sessuale) rispetto alla popolazione normativa. Ma in che modo il senso di malessere aumenta? Cosa si intende di preciso?

Ci sono una serie di sintomi correlati che possono variare in intensità e durata, influenzando significativamente la qualità della vita delle persone che li sperimentano.

Prima di tutto, nella quotidianità, queste persone tendono a sviluppare una sorta di ipervigilanza, che si pone come uno stato abitudinario. Le persone della comunità LGBT, con maggiore facilità rispetto ad altri, vivono in modo teso e affrontano le situazioni in uno stato di allerta per cercare di identificare in anticipo le premesse di un evento che potrebbe risultare dannoso o pericoloso.

In alcuni casi, questa iperattivazione rischia di trasformarsi in ansia anticipatoria e tensione costante, che spinge la persona a evitare di fidarsi delle persone per proteggersi dagli effetti dell’omotransfobia.

Omotransfobia interiorizzata

Ma questa stessa omotransfobia, talvolta, può diventare anche interiorizzata. Nella fattispecie, gli individui tendono a interiorizzare i pregiudizi che li riguardano, sviluppando anche delle aspettative negative, come quella di essere rifiutati.

Chiaramente tutto ciò ha effetti negativi sull’autostima: il risultato è la nascita di sentimenti di inferiorità rispetto agli altri. Da questo scenario può derivare anche un disprezzo per se stessi, fino all’identificazione negli stessi stigmi sociali.

Lo stress delle minoranze è stato collegato alla depressione e all’ansia?

A livello clinico, possono anche avere luogo conseguenze riconoscibili all’interno di disturbi strutturati, come sindromi depressive e ansiose, derivanti da un isolamento sociale e da un’esistenza trascorsa nel timore di non essere accettati dalla società.

Non sono rari nemmeno i casi di dipendenze da sostanze e, in condizioni estreme, tra le persone LGBT è anche maggiore il rischio di suicidio come impossibilità di reggere la tensione.

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Come superare lo stress delle minoranze nella comunità LGBTQ+?

Ci sono una serie di strategie che possono aiutare le persone appartenenti alle minoranze a gestire meglio lo stress legato alla discriminazione e alle sfide sociali. Ad esempio, le persone che affrontano esperienze simili spesso si uniscono, creando reti di supporto forti e comunità coese che offrono sostegno emotivo e pratico. Attraverso le difficoltà, gli individui possono sperimentare una crescita personale significativa e un aumento della fiducia in sé stessi.

Questi aspetti positivi possono avere un grande impatto nel percorso verso la normalizzazione.

StrategiaDescrizione
Coinvolgimento in gruppi di supportoPartecipare a gruppi di supporto o comunità che condividono esperienze simili può offrire conforto e comprensione reciproca. Le comunità LGBTQ+ spesso offrono supporto reciproco, risorse e senso di appartenenza a chi ne fa parte.
AdvocacyInformarsi sui propri diritti e partecipare ad attività di advocacy può aumentare il senso di controllo e contribuire a cambiamenti positivi nella società.
Attività fisica regolareL'esercizio fisico può ridurre lo stress, migliorare l'umore e aumentare il benessere generale.
Tecniche di rilassamentoPratiche come la meditazione, il yoga e la respirazione profonda possono aiutare a gestire l'ansia e migliorare la resilienza.
Gestione del tempoOrganizzare e pianificare il proprio tempo può aiutare a ridurre il sovraccarico e aumentare il senso di controllo.
Auto-cura e benesserePrendersi del tempo per attività piacevoli e rigeneranti, come hobby e interessi personali, è essenziale per mantenere un equilibrio sano.

Combattere il minority stress con la psicoterapia

Consultare uno psicologo o un terapeuta specializzato in questioni legate allo stress delle minoranze può aiutare a gestire i sintomi. Uno psicoterapeuta può valutare la gravità dello stress e identificare eventuali condizioni di salute mentale correlate, come ansia, depressione o disturbo da stress post-traumatico.

Gli psicoterapeuti online di Serenis offrono un ambiente sicuro e non giudicante in cui esprimere le proprie preoccupazioni, paure e sentimenti legati allo stigma. Tutto inizia con il desiderio di vivere una vita migliore. Noi possiamo sostenerti; Serenis è a un solo link di distanza.

Il primo colloquio è gratuito, poi 55 € a seduta, o 202 € ogni 4 sessioni.

Fonti:

  • McConnell EA, Janulis P, Phillips G 2nd, Truong R, Birkett M. Multiple Minority Stress and LGBT Community Resilience among Sexual Minority Men. Psychol Sex Orientat Gend Divers. 2018 Mar;5(1):1-12. doi: 10.1037/sgd0000265. PMID: 29546228; PMCID: PMC5846479.
  • Frost DM, Meyer IH. Minority stress theory: Application, critique, and continued relevance. Curr Opin Psychol. 2023 Jun;51:101579. doi: 10.1016/j.copsyc.2023.101579. Epub 2023 Apr 6. PMID: 37270877; PMCID: PMC10712335.
  • Hoy-Ellis CP. Minority Stress and Mental Health: A Review of the Literature. J Homosex. 2023 Apr 16;70(5):806-830. doi: 10.1080/00918369.2021.2004794. Epub 2021 Nov 23. PMID: 34812698.
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Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

DsMDott.ssa Martina Migliore
Dott.ssa Martina Migliore
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.