Terza età: fase di declino o rinascita?

Nella terza età, ci troviamo di fronte a un bivio: declino o rinascita? È come se il tramonto della vita potesse essere la preludio di un’alba ancora più luminosa. Esploriamo insieme questa fase della vita con occhi nuovi, scoprendo le potenzialità di crescita, realizzazione e appagamento che può offrire. La terza età non è solo il capitolo finale, ma un nuovo inizio, ricco di opportunità e gioia.

L’invecchiamento è un processo prima di tutto biologico ma i significati e le valutazioni che attribuiamo a questa fase sono il risultato di convinzioni sociali. E’ per questo che la terza età non è un periodo vissuto da tutti allo stesso modo. Si tratta di un momento della vita in cui le trasformazioni fisiologiche si accompagnano a quelle psicologiche e sociali. Oggi accade molto frequentemente di vivere più a lungo e questo comporta la possibilità di continuare a fornire un contributo attivo alla società, sviluppare il proprio potenziale e agire in vista della soddisfazione personale anche in tarda età. A livello sociale quando l’esperienza delle persone anziane viene messa al servizio degli altri si genera una condizione di maggiore armonia ed equilibrio per l’intera società. Nelle culture in cui questo momento della vita viene considerato importante tanto quanto gli altri periodi dell’esistenza si sviluppa un atteggiamento positivo nei confronti degli anziani. Viceversa quando socialmente si ritiene che l’invecchiamento sia un aspetto da allontanare il più possibile si possono verificare forme di esclusione sociale nei confronti delle persone anziane. Lo stesso concetto di età è un prima di tutto sociale perchè definisce lo status e assegna ruoli agli individui determinandone il grado di inclusione sociale. Esistono tre categorie per definire il concetto di età:

  • età cronologica: con questo criterio l’età è definita in base al numero totale degli anni di vita trascorsi dall’individuo a partire dalla nascita;
  • età funzionale: è l’età definita sulla base delle capacità individuali e tiene conto delle attività che le persone sono in grado di svolgere nella vita quotidiana;
  • età soggettiva: si tratta della percezione che l’individuo ha della propria età. Molte persone infatti si autopercepiscono come più giovani o più anziane in senso soggettivo.


L’età soggettiva è strettamente correlata all’età funzionale perchè spesso la persona tende a valutare la propria età sulla base delle capacità residue. Ad esempio un novantenne attivo e produttivo può sentirsi ancora giovane mentre un individuo di cinquant’anni può sentirsi soggettivamente anziano se le sue capacità sono ridotte.

Le età della vita


Il concetto di terza età fa riferimento alla classificazione delle età della vita formulata da Peter Laslett. Secondo questa categorizzazione durante l’esistenza si affrontano alcune tappe fondamentali chiamate prima, seconda, terza e quarta età.

  • prima età: secondo Laslett durante il primo periodo della vita che va dall’infanzia fino all’adolescenza si sviluppa la capacità di passare dalla dipendenza all’indipendenza. E’ un processo che ha come obiettivo il raggiungimento di una sempre maggiore autonomia rispetto alle figure genitoriali e dove si assumono gradualmente nuove responsabilità sociali. Il fanciullo crescendo si prepara ad assumere quelli che saranno i suoi ruoli da adulto. Durante questo periodo di socializzazione si diventa a tutti gli effetti membri di una società assorbendo i modelli normativi, culturali e sociali sia all’interno del gruppo familiare che attraverso le altre istituzioni educative;
  • seconda età: la seconda età è il periodo di massima produttività. In questa fase gli individui hanno già raggiunto alcuni obiettivi lavorativi e familiari. Di solito sono inseriti nella società rivestendo una serie di ruoli professionali e sociali e sono impegnati in un’attiva vita lavorativa. E’ anche il periodo in cui si costituiscono rapporti matrimoniali o di convivenza e gli individui possono avere figli e concretizzare l’acquisto di proprietà. E’ una fase di grande maturazione spesso caratterizzata da una vita movimentata e piena di responsabilità nei confronti dei figli o nella cura dei propri genitori che nel frattempo sono diventati anziani;
  • terza età: è il periodo in cui normalmente si smette di lavorare e si assumono nuovi ruoli sociali come quelli di nonno o nonna. E’ il momento in cui si sviluppa il coronamento dell’esistenza. Anche se non tutti gli individui di questa fascia di età prendono parte attiva alla vita sociale la maggior parte può godere del pensionamento e del tempo libero per soddisfare i propri bisogni personali e coltivare quelle passioni che durante il periodo precedente non avevano avuto il tempo di sviluppare. Grazie alla riduzione di molte responsabilità domestiche e familiari gli anziani in questa fase possono dedicarsi ad hobby, viaggiare o addirittura riprendere gli studi;
  • quarta età: si tratta di una nuova fase introdotta da Laslett a seguito dell’allungamento della vita media. Nelle società occidentali infatti ormai la vita si prolunga fino ad età che erano impensabili nel secolo scorso. Gli sviluppi della medicina e della scienza sono in grado di assicurare un buon livello di qualità della vita anche nelle fasi dell’età anziana avanzata. In questo periodo solitamente c’è un ritorno alla fase della dipendenza che aveva caratterizzato la prima età in quanto spesso l’invecchiamento presuppone la presenza di maggiori rischi di incorrere in malattie o il fatto di vivere disagi psicologici come la solitudine o il lutto per la perdita delle persone care.

Anche se la terza e la quarta età si riferiscono entrambe al periodo della vecchiaia secondo Laslett la terza età è quella in cui si possono avere le maggiori soddisfazioni personali. Di solito in questa fase si è ancora abbastanza in forma per poter essere attivi nella società e per continuare a svolgere ruoli che consentono di raggiungere l’autorealizzazione. Laslett infatti definisce la terza età come il periodo più importante della vita in cui la persona raccoglie i frutti dei semi che ha piantato nei periodi precedenti.

Psicologia della terza età


Nel periodo della terza età gli individui possono sentirsi più vecchi o più giovani rispetto alla loro età cronologica e questa autovalutazione costituisce un fattore determinante per la possibilità di andare incontro ad un invecchiamento attivo. Laslett ha affermato che la terza età non può essere definita sul piano cronologico perchè è la fase della vita che dipende maggiormente dai fattori psicologici e sociali. Il modo in cui questa fase viene vissuta infatti varia da una società all’altra e da un individuo all’altro. La terza età si riferisce a un periodo che può avere una durata molto variabile e grazie alle più alte aspettative di vita le persone possono proiettarsi nel futuro e pianificare nuovi progetti per l’ultima fase della quarta età. Questo dipende molto dalle condizioni di salute e dal reddito infatti chi sta bene in salute e ha maggiori disponibilità economiche potrà soddisfare più bisogni rispetto a chi dispone di una salute precaria e di minori entrate. Secondo il modello del ciclo di vita psicosociale individuato dallo psicologo Erik Erikson l’ultima fase dell’esistenza si caratterizza per una crisi che risolve con l’integrità dell’io oppure con la disperazione. L’anziano che affronta favorevolmente questo momento sarà più in equilibrio con se stesso e con le scelte di vita che ha compiuto nel corso degli anni. Questo atteggiamento è di grande aiuto per arrivare più sereni al momento della fine della vita. In questo periodo vengono accettati e riconosciuti gli errori commessi in passato integrandoli nella propria storia. E’ sicuramente un compito difficile ma serve a completare il ciclo di vita con un senso di integrità dell’io. Al contrario, quando i rimpianti e i rimorsi prendono il sopravvento le persone anziane vanno incontro alla disperazione e avranno più paura della morte che sarà vissuta con angoscia. La persona che invecchia male potrebbe non accettare il declino fisiologico, la presenza di malattie o invalidità e il conseguente fatto di diventare dipendenti da altri per la propria sopravvivenza. Alcune persone potrebbero per questo andare incontro a forme di depressione senile. Se un individuo è in grado di padroneggiare questa fase sarà ricompensato con la saggezza. È importante ricordare che ogni persona sperimenta il processo di invecchiamento in modo diverso. Tuttavia molti dei possibili problemi legati all’invecchiamento possono essere affrontati se ne siamo consapevoli.

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.