Sindrome di münchhausen: cos'è?

La sindrome di Münchhausen è un disturbo mentale complesso ma trattabile. Con il supporto giusto e la terapia adeguata, è possibile riconquistare una vita autentica e serena, superando il bisogno di fingere malattie per ricevere attenzione e cura.

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Sindrome di Münchhausen

Sindrome di münchhausen: cos'è?

La sindrome di münchhausen, conosciuta anche come disturbo fittizio imposto a sé stesso, è una condizione psicologica in cui una persona deliberatamente crea, esagera o induce sintomi fisici o psicologici per farsi credere malato. Non si tratta di ipocondria o di semplice preoccupazione per la propria salute, chi soffre di questa sindrome sa consciamente di non essere malato ma continua comunque a fingere sintomi.

La patologia prende il nome dal Barone di Münchhausen, personaggio letterario nato dalla penna di Rudolph Erich Raspe e famoso per la narrazione esagerata delle sue avventure. Il termine fu coniato dal medico britannico Richard Asher nel 1951, osservando pazienti che inventavano elaborate storie mediche per ottenere di trattamenti ospedalieri.

Si distingue da altre condizioni simili perché non ha motivazioni esterne evidenti come benefici finanziari o esenzioni dal lavoro. È, invece, guidata da bisogni psicologici profondi, come il desiderio di ricevere attenzione, cura, compassione e di sentirsi importanti agli occhi dei professionisti sanitari. 

Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, viene diagnosticata in circa lo 0,2-1% dei pazienti ospedalizzati, anche se si ritiene che i numeri reali siano più alti a causa della difficoltà nel riconoscere il disturbo.

Chi soffre della sindrome spesso conosce molto bene il mondo medico, risultando estremamente convincente nel descrivere sintomi. Paradossalmente, molte persone con questo disturbo lavorano nel settore sanitario; questo non significa che tutti gli operatori sanitari siano a rischio ma la conoscenza medica può facilitare la messa in atto di comportamenti fittizi.

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Cause della sindrome di Münchhausen

Le radici della condizione sono complesse e spesso si fanno risalire nell'infanzia. La sindrome di münchhausen raramente si sviluppa dal nulla, è il risultato di una combinazione di fattori psicologici, sociali e biologici che si intrecciano nel corso della vita di una persona.

I traumi infantili rappresentano un fattore cruciale: circa il 60% delle persone ha vissuto durante l'infanzia abusi fisici, emotivi o sessuali, abbandono o trascuratezza. Tali eventi possono creare un profondo senso di vuoto e un bisogno di attenzione e cura non soddisfatto. Per alcuni, il ricordo di aver ricevuto cure può diventare l'unico momento di vita in cui si sono sentiti veramente amati e protetti.

problemi di identità e autostima giocano un ruolo fondamentale. Chi sviluppa questa condizione spesso ha difficoltà a costruire un senso stabile di sé e sente che l'unico modo per esistere ed essere riconosciuto è attraverso la sofferenza. La malattia diventa una forma di identità, un modo conquistare il proprio posto nel mondo. Tale meccanismo può accentuarsi in persone che si sentono invisibili o non importanti nella loro vita quotidiana.

Anche i disturbi della personalità sono frequentemente associati alla sindrome di Münchhausen, in particolare il disturbo borderline di personalità. La sintomatologia associata può rendere ancora più difficile regolare le emozioni e mantenere relazioni stabili, spingendo la persona a cercare attenzione attraverso la malattia.

La depressione, infine, colpisce circa il 30-42% delle persone con questa condizione, creando un circolo vizioso in cui il bisogno di cure mediche diventa un modo per sfuggire alla sofferenza emotiva. 

Quali sono i sintomi di questa sindrome?

Riconoscere la sindrome di munchausen può essere estremamente complesso, proprio perché chi ne soffre è spesso molto abile a simulare malattie convincenti. I sintomi possono manifestarsi sia a livello fisico che comportamentale, creando un quadro così grave da ingannare anche medici esperti.

I sintomi fisici includono dolori addominali e al petto, difficili da verificare oggettivamente. Le persone con münchhausen possono anche inscenare febbre manipolando termometri, causarsi infezioni iniettandosi sostanze contaminate o indurre sintomi neurologici come convulsioni e perdita della vista. Altri sintomi comuni sono vomito, diarrea, anemia indotta attraverso perdite di sangue auto-provocate, ferite che guariscono lentamente perché costantemente riaperte o infettate dalla persona stessa.

Sul piano comportamentale, esistono pattern riconoscibili che possono aiutare a identificare la condizione. Chi soffre della sindrome tende a spostarsi frequentemente da un ospedale all'altro, un comportamento noto come peregrinazione medica, spesso usando nomi falsi o alterando la propria storia clinica. 

Un altro segnale importante è l'isolamento sociale durante le degenze: molte persone con sindrome di Münchhausen ricevono poche o nessuna visita in ospedale e sono riluttanti a permettere ai medici di contattare familiari o medici precedenti. Messi di fronte a risultati che contraddicono i loro sintomi, poi, possono diventare aggressivi o sparire improvvisamente.

I sintomi tendono a peggiorare o cambiare quando inizia un trattamento e spesso si manifestano solo quando la persona è sola e non sotto osservazione diretta. Questo pattern di sintomi che appaiono e scompaiono può essere un indizio importante per il medico curante.

È importante ricordare che questi comportamenti sono il frutto di una sofferenza reale. Anche se i sintomi fisici possono essere finti, il dolore emotivo è autentico e merita comprensione e trattamento professionale.

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Diagnosi della sindrome di münchhausen

La diagnosi della sindrome di münchhausen rappresenta una delle sfide più complesse in ambito medico e psichiatrico. Non esistono test di laboratorio o esami strumentali in grado di confermare la presenza del disturbo e la diagnosi si basa principalmente sull'osservazione clinica e sulla raccolta di prove comportamentali nel tempo.

Il processo diagnostico inizia solitamente quando i medici notano incongruenze tra i sintomi riferiti dal paziente e i risultati degli esami clinici. Secondo i criteri del DSM-5, per diagnosticare il disturbo fittizio imposto a sé stessi devono essere presenti quattro elementi chiave: 

  • La falsificazione intenzionale di segni o sintomi fisici o psicologici;
  • La presentazione di sé agli altri come malato o compromesso;
  • Un comportamento ingannevole evidente anche in assenza di ricompense esterne ovvie; 
  • L'esclusione di altri disturbi mentali che potrebbero spiegare meglio il comportamento.

Il professionista ha il compito di escludere metodicamente tutte le possibili cause dei sintomi riportati, un processo che può richiedere anche molto tempo. Si cercano, così, pattern comportamentali sospetti: sintomi che differiscono dal decorso tipico delle malattie, conoscenza medica inaspettatamente sofisticata da parte del paziente, riluttanza a permettere il contatto con familiari o medici precedenti,  la presenza di sostanze estranee negli esami di laboratorio.

La raccolta della storia clinica attraverso multiple fonti è fondamentale. I medici possono contattare ospedali dove il paziente è stato ricoverato, verificare la sua identità e indagare su comportamenti ripetitivi. 

Un aspetto fondamentale della diagnosi è distinguere la sindrome di Münchhausen da altre condizioni simili. La simulazione differisce perché è motivata da guadagni esterni evidenti come denaro o esenzioni legali. I disturbi somatici si distinguono perché i pazienti credono genuinamente di essere malati e non c'è inganno intenzionale. Disturbi d'ansia da malattia come l’ipocondria si caratterizzano per la paura di avere una malattia, non per la simulazione di sintomi.

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Sindrome di Münchhausen per procura

La sindrome di munchausen per procura, ufficialmente nota come disturbo fittizio imposto ad altri, rappresenta una variante particolarmente grave e pericolosa della condizione. In questo caso, una persona, solitamente un genitore o caregiver, induce deliberatamente malattie o sintomi in un'altra persona, di solito un bambino sotto la sua cura, per ricevere attenzione medica e assumere il ruolo di caregiver devoto.

segnali di allarme includono sintomi nel bambino che migliorano quando è separato dal caregiver sospetto, episodi di malattia che si verificano solo in presenza del genitore e risultati di laboratorio anomali che non corrispondono al tipo di sangue del bambino o contengono sostanze estranee. Il caregiver spesso appare eccessivamente devoto, riluttante a lasciare il bambino da solo con il personale medico e possiede una conoscenza medica sorprendentemente dettagliata.

Le conseguenze per i bambini sono pesanti, con un tasso di mortalità del 6-10%, rendendola una delle forme più letali di abuso infantile. I sopravvissuti spesso sviluppano disturbi post-traumatici da stress, problemi di fiducia nelle relazioni, ansia medica grave e, persino, sviluppare essi stessi disturbi fittizi in età adulta, perpetuando un ciclo intergenerazionale di trauma.

Il trattamento della sindrome di Münchhausen per procura richiede l'intervento immediato dei servizi a tutela dell'infanzia, spesso con l’allontanamento del bambino dall'ambiente familiare. La prognosi per i perpetratori è generalmente sfavorevole, con alti tassi di negazione del comportamento anche di fronte a prove schiaccianti e un rischio significativo di recidiva se i bambini vengono riaffidati alle loro cure.

La prevenzione si basa sulla formazione del personale sanitario per riconoscere i segnali di allarme, sulla comunicazione tra diverse strutture mediche per identificare pattern di comportamento e su protocolli multidisciplinari che coinvolgono pediatri, psichiatri, assistenti sociali e autorità legali. 

È fondamentale per i professionisti sanitari mantenere un alto indice di sospetto in presenza di casi medici inspiegabili o insoliti nei bambini, pur volendo tutelare i minori con il rispetto dei diritti dei genitori.

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Psicoterapia per la sindrome di münchhausen

La psicoterapia rappresenta il pilastro fondamentale nel trattamento della sindrome di münchhausen, offrendo speranza concreta di recupero per chi è disposto a intraprendere il percorso di guarigione. Anche se la strada può essere impegnativa, con il giusto supporto terapeutico e l'impegno personale è possibile superare il disturbo e ricostruire una vita autentica e soddisfacente.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) si è affermata come l'approccio più efficace, aiutando a identificare e modificare i pensieri distorti e i comportamenti errati che alimentano il bisogno di simulare malattie. Durante le sedute, imparerai a riconoscere i trigger emotivi che ti spingono verso comportamenti fittizi e svilupperai strategie alternative per soddisfare i tuoi bisogni di attenzione e cura. Il percorso CBT è strutturato e orientato agli obiettivi, permettendoti di vedere progressi concreti nel tempo.

La Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) sta emergendo come un'opzione promettente, specialmente per chi presenta anche disturbi della personalità borderline. La terapia insegna quattro competenze fondamentali: 

  • Mindfulness per sviluppare consapevolezza del momento presente;
  • Tolleranza del distress per gestire le crisi senza ricorrere a comportamenti dannosi;
  • Regolazione emotiva per controllare le intense emozioni che possono scatenare episodi fittizi;
  • Efficacia interpersonale per costruire relazioni autentiche e soddisfacenti.

Le terapie psicoanalitiche e psicodinamiche si concentrano sull'esplorazione delle radici profonde del disturbo, spesso legate a traumi infantili. Tali approcci ti aiutano a comprendere come le esperienze passate influenzano i comportamenti attuali e a sviluppare un senso di identità più solido che non dipenda dal ruolo di malato. 

Il nostro centro medico offre la possibilità di iniziare una psicoterapia individuale con terapeuti che hanno in media 13 anni di esperienza e possono aiutarti ad affrontare le cause sottostanti del disturbo e a sviluppare delle strategie più sane per affrontare le tue emozioni. Puoi prenotare un primo colloquio gratuito compilando il nostro questionario

Psicoterapia per la sindrome di münchhausen

Farmacologia per la sindrome di Münchhausen

I farmaci non curano direttamente la sindrome di Münchhausen ma possono essere utili per trattare condizioni associate, come la depressione. Gli antidepressivi SSRI possono alleviare i sintomi depressivi e ridurre indirettamente il bisogno di ricorrere a comportamenti fittizi. 

L'approccio multidisciplinare è fondamentale. Un team coordinato che include psichiatra, psicoterapeuta, medico di base e, quando necessario, assistente sociale, può fornire un supporto completo e personalizzato, assicurando che tutti gli aspetti della tua salute fisica e mentale siano presi in considerazione durante il percorso di guarigione.

Fonti:

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  • Bass, C., & Jones, D. (2011). Psychopathology of perpetrators of fabricated or induced illness in children: case series. British Journal of Psychiatry, 199(2), 113-118.
  • Cleveland Clinic. (2024). Factitious disorders. Cleveland Clinic Health Information.
  • Comacchio, C., Lasalvia, A., Ruggeri, M., & Bonetto, C. (2024). Prevalence and risk factors for depression in factitious disorder: A systematic review. Journal of Psychosomatic Research, 176, 111547.
  • Feldman, M. D. (1994). The costs of factitious disorders. Psychosomatics, 35(5), 506-507.
  • Jimenez, X. F., Nkanginieme, N., Dhand, N., Karafa, M., & Salerno, K. (2020). Clinical, demographic, psychological, and behavioral features of factitious disorder: A retrospective analysis. General Hospital Psychiatry, 62, 93-95.
  • Krahn, L. E., Li, H., & O'Connor, M. K. (2003). Patients who strive to be ill: factitious disorder with physical symptoms. American Journal of Psychiatry, 160(6), 1163-1168.
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  • World Health Organization. (2019). International statistical classification of diseases and related health problems (11th Revision). World Health Organization.
  • Yates, G. P., & Feldman, M. D. (2016). Factitious disorder: a systematic review of 455 cases in the professional literature. General Hospital Psychiatry, 41, 20-28.
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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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