Disortografia: che cos’è, quali sono i sintomi e come affrontarla

La disortografia rientra nei DSA o Disturbi Specifici dell’Apprendimento, accanto alla dislessia, disgrafia e discalculia.

La disgrafia comporta difficoltà cognitive dal punto di vista della conversione di fonemi in grafemi (cioè della conversione dei suoni in simboli grafici). Si distingue quindi dalla disgrafia: la prima riguarda difficoltà cognitivo-linguistiche, la seconda invece intacca la componente motoria e spazio-visiva.

Secondo gli studi, i DSA sono in genere di natura ereditaria, ma possono essere causati anche da fattori di natura ambientale come mancanza di autostima, sensazione di isolamento, problematiche in ambito familiare. In tal caso non è corretto parlare di DSA, perché viene a mancare la componente fisiologica.

Parleremo delle soluzioni in chiusura dell’articolo.

Speriamo che, al termine della lettura, tu abbia ottenuto tutte le informazioni che desideri su questo Disturbo Specifico dell’Apprendimento.

Disortografia: distinguerla dalla disgrafia

La disortografia e disgrafia sorgono in età da scuola. In genere, comincia a dare i primi sintomi intorno ai 5-8 anni. Ecco perché è necessario attendere la fine della seconda classe elementare per poter fornire una corretta diagnosi di disortografia.

Ricordiamo che i DSA non compromettono la capacità intellettiva del bambino, poiché riguardano atipie del neurosviluppo e non deficit di natura intellettiva. Al contrario, secondo alcuni studi i QI dei bambini affetti da DSA sarebbero generalmente più alti della media. Secondo altri ricercatori, sarebbero invece perfettamente nella media.

Se il test del QI effettuato dall’esperto è nella media o più alto del normale, si avvalora l’ipotesi di DSA. Questo perché vengono escluse tutte le altre cause di natura intellettiva che possono comportare problematiche nella lettura, nella scrittura o nel calcolo.

Fondamentale distinguere la disortografia dalla disgrafia:

  • la prima riguarda la componente linguistico-cognitiva del bambino, che non sa trasformare correttamente fonemi in grafemi (o suoni in lettere).

Così, per esempio, potrebbe avere grandi problematiche durante i dettati o tutti quei compiti che richiedono un passaggio dal parlato allo scritto.

  • La seconda, invece, riguarda la componente motoria e spaziale-percettiva.

Il bambino disgrafico ha problemi ad impugnare la penna, a muoverla sul foglio, in generale a coordinare cervello e mano durante il processo di scrittura.

Sintomi della disortografia

Per un bambino, può essere angosciante non essere in grado di svolgere quelle comuni azioni che gli altri bambini invece compiono. Anche per un genitore, che si trova per la prima volta ad affrontare un DSA, la questione è tanto complessa quanto preoccupante.

Le difficoltà del bambino disgrafico e dislessico derivano da deficit di natura cognitiva legati al processo di scrittura. Per esempio, quando scriviamo utilizziamo:

  • la memoria;
  • la nostra naturale capacità di mettere in sequenza complessa unità semplici (le lettere);
  • codificare i fonemi e trasferirli in segni grafici;
  • consapevolezza del modo in cui un suono deve essere scritto.

Al bambino con disgrafia mancano tutte o alcune di queste capacità: ecco che può trovare molto difficile sentire la parola “casa” e trascriverla sul foglio in maniera corretta.

Il primo passo è conoscere i sintomi della disortografia e saperla riconoscere:

  • per il bambino è difficile non commettere errori di scrittura: per esempio può mettere la lettera H dove non è necessaria e non metterla dove invece è necessaria;
  • può mancare di scrivere alcune lettere all’interno delle parole (es. di sovente cane diventa cne e gatto diventa gato);
  • può fare confusione tra le lettere iniziali delle parole;
  • può porre in unità parole disgiunte o disgiungere parole che dovrebbero essere unite (il cane = ilcane; lavoro = la voro).

E altro ancora.

Come detto, questi problemi sono tanto più invadenti quando si tratta di trasporre suoni in lettere: cioè durante i dettati, i compiti alla lavagna e tutte le attività che richiedono questa specifica abilità cognitiva.

Cause e soluzioni della disortografia

Le cause di DSA sembrano essere di natura genetica. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento vengono quindi trasmessi a livello familiare. Possono esistere anche altre cause, legate per esempio a comportamenti scorretti tenuti durante la gravidanza (abuso di alcolici e stupefacenti).

Lì dove la disortografia è causata da fattori di natura ambientale, non è corretto parlare di DSA ma di disturbo d’ansia o di altre psicopatologie legate alle difficoltà relazionali.

Possibili soluzioni

Ogni genitore desidera solo il meglio per il proprio bambino. Così, quando si accorge delle difficoltà che il figlio riscontra in ambito scolastico, cerca subito di mettere in pratica soluzioni poco utili e addirittura dannose. Le più comuni sono:

  • forzare il bambino allo studio continuo, affinché vada in pari con gli altri bambini;
  • cercare di fargli fare molti dettati, per correggere gli errori che spesso fa in classe.

E via dicendo.

Queste soluzioni sono dannose perché il bambino non sbaglia a causa di pigrizia o poca volontà, ma a causa di problematiche neurologiche contro cui non può combattere.

Ecco perché, in caso di disortografia o DSA, è necessario rivolgersi il prima possibile ad uno specialista, che fornisca in primo luogo una corretta diagnosi somministrando test specifici al bambino.

Solo dopo la diagnosi, sarà possibile agire attivamente per andare a risolvere il problema e offrire supporto al bambino con l’aiuto di uno psicologo infantile e spesso di un logopedista.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.