Come si cura il burnout: cosa fare e a chi rivolgersi

Qual è il tuo primo pensiero al mattino?

Se la risposta è “non voglio andare a lavoro”, forse ti conviene leggere questo articolo.

Premettendo che ciascuna persona possa decidere quali sono le priorità della propria vita, avere il pensiero fisso del lavoro e, soprattutto, non aver mai voglia di andarci, potrebbe essere un segno del “burnout”.

In questo articolo ci focalizzeremo in particolare sulla cura di questa sindrome: come affrontare e come uscire dal burnout.

Se ti va, leggiamolo insieme.

Cos’è il burnout?

Prima di parlare della cura del burnout, è importante capire cosa sia.

Il burnout è una sindrome che nasce dallo stress cronico legato al lavoro. Non un disturbo mentale, o una condizione medica, ma può avere comunque conseguenze negative sulla salute.

Il termine deriva dall’inglese e letteralmente burnout significa “esaurimento” o “bruciato”, per rendere l’idea di una persona che non ce la fa più, sfinita.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) da come definizione di burnout la seguente:

Il burnout è una sindrome che è il risultato dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo.

In genere, la sindrome di burnout è causata da una situazione stressante che si protrae a lungo nel tempo e non si ferma solo alla sfera lavorativa. Una persona in burnout avrà inevitabilmente delle ricadute anche sul resto delle attività: questo perché ciò che viviamo sul lavoro influisce anche nella vita personale, e viceversa.

Quanto dura il burnout?

Come per tutti i disturbi e le sindromi, non esistono delle tempistiche predefinite, ma dipende da persona a persona.

In media, il burnout può durare per periodi brevi, ma può anche arrivare a durare per mesi. Questo perché i fattori che influenzano l’insorgenza del burnout sono molteplici:

  • Caratteristiche soggettive della persona: i tratti caratteriali possono giocare un ruolo importante. Infatti, chi tende a soffrire di burnout sono persone che tendono ad Idealizzare il luogo di lavoro: ovvero tendono a crearsi delle “aspettative irreali” su di esso, per arrivare poi a scontrarsi col “dato di realtà”. La percezione che ne consegue, di estrema discrepanza tra questi due elementi, è uno dei fattori che può portare all’emergere del burnout;
  • Ambiente di lavoro: se si avverte il luogo di lavoro come ostile, difficilmente ci si rivolge a un/una superiore per parlare serenamente dei problemi che si ravvisano;
  • Tipologia del lavoro: alcune professioni, generalmente quelle in cui si è a contatto con altre persone o con situazioni stressanti, ad esempio chi lavora in polizia, hanno un rischio maggiore di far nascere il burnout.

Le fasi del burnout

Dall’inizio dei primi sintomi, al superamento del burnout, abbiamo visto che possono trascorrere diversi mesi. In questo periodo, generalmente sono 4 le fasi che si attraversano.

  • Idealizzazione irrealistica: di solito, quando cominciamo una nuova attività, non vediamo l’ora di iniziarla, spinti dalla curiosità o semplicemente dalla voglia di scoprire qualcosa di nuovo. È naturale quindi provare felicità e farsi delle grandi aspettative: è proprio qui che può nascere un’idea sproporzionata rispetto alla realtà, un’idea irrealistica. Ci facciamo trascinare così tanto dalle emozioni felici che stiamo provando, che ci dimentichiamo di rimanere con i piedi per terra. Tutte le aspettative che ci facciamo però, spesso sono solo speranze, ma non è detto che si realizzino, neanche a lungo termine.
  • Contatto col dato di realtà: dopo le prime settimane in preda all’entusiasmo e all’euforia per il nuovo lavoro, iniziamo a prendere nuovamente coscienza della realtà. Iniziamo dunque ad accorgerci che quell’ambiente, che tanto avevamo idealizzato, forse è un po’ diverso rispetto a come lo avevamo immaginato, e iniziamo a percepirlo come distante da noi.
  • Disillusione: avevamo proiettato un sacco di aspettative su questo nuovo lavoro, ma abbiamo capito che la realtà è ben diversa esse, iniziamo quindi a provare dei sentimenti di frustrazione, perché ci rendiamo conto che quello non era il lavoro che ci aspettavamo che fosse. Questa presa di coscienza forzata ci disillude e fa crollare quell’immagine che ci eravamo creati della nostra attività lavorativa.
  • Voglia di far nulla: iniziamo a rapportarci col lavoro in maniera poco sana: non abbiamo più voglia di svolgere le mansioni assegnateci, di interagire con i colleghi e le colleghe. La realtà lavorativa diventa un luogo che ci riempie di tristezza e apatia. Il burnout ormai è arrivato, e inizia a irrompere nella nostra quotidianità, con tutte le ripercussioni del caso.

Sintomi e cause del burnout

I sintomi del burnout possono essere molteplici e investono l’area emotiva, cognitiva, comportamentale e fisiologica. Bisogna sottolineare che nel burnout essi si manifestano in maniera differente da persona a persona.

Non tutti i sintomi devono essere necessariamente presenti, sarà uno psicologo o uno psicoterapeuta a determinare la diagnosi corretta di caso in caso. La sintomatologia è molteplice, per questo ti abbiamo riportato una lista qui sotto.

  • Stanchezza fisica e spossatezza: nel burnout l’affaticamento è cronico, spesso non motivato e le persone riportano una sensazione di sfinimento vero e proprio.
  • Stanchezza mentale: sintomi come stanchezza psicologica e svogliatezza sono la traduzione di espressioni tipiche delle persone in burnout, come: “non ho voglia di fare niente, solo dormire” o “non ho più voglia di lavorare”.
  • Insonnia e disturbi del sonno: dormire male è un sintomo frequente, e spesso conduce all’abuso di farmaci e sostanze.
  • Cefalea o emicrania: compare spesso in persone che non ne hanno mai sofferto prima.
  • Difficoltà di concentrazione: può essere conseguenza dell’insonnia, legata alla stanchezza e al mal di testa, ma può anche comparire come sintomo primario.
  • Raffreddore e influenza: se frequenti e fuori stagione possono dipendere dallo stress.
  • Ansia e depressione: sono le patologie più frequentemente associate al burnout. Stanchezza e tachicardia si presentano spesso assieme come preamboli dell’ansia sul lavoro, mentre stanchezza e deflessione dell’umore sono spesso avvisaglie di una depressione maggiore.
  • Angoscia: è una sensazione di sottofondo che le persone riportano durante le ore di lavoro, ma anche prima e dopo di esse. Chi è in burnout arriva a pensare ogni giorno: “non riesco a lavorare per l’ansia”.
  • Diffidenza e cinismo: sono tra le prime sensazioni “nuove” che si affacciano alla coscienza quando ci si trova all’interno del contesto lavorativo.
  • Depersonalizzazione: sintomi che afferiscono al senso di vuoto alla testa, al distacco dalla realtà, insorgono quando si perde il senso della vita e la sensazione di non essere più se stessi diventa depersonalizzazione.
  • “Esaurimento”: nervoso, fisico ed emotivo: spesso le persone riportano questo sintomo per primo e iniziano parlando della loro insoddisfazione costante o di una depressione cronica legata al lavoro. “L’esaurimento” è quella sensazione di impotenza, quando il pensiero costante è di non farcela più e di non ravvisare più alcuna soluzione ai problemi.
  • Distacco emotivo: strettamente collegato al precedente, innesca un calo di motivazione.
  • Rabbia: in questo caso si presenta in maniera scollegata da fatti particolari, è un astio generalizzato.
  • Irritabilità e litigiosità: proprio come la rabbia e l’angoscia, la persona è molto suscettibile, permalosa e con i nervi a fior di pelle.
  • Abuso di alcol, fumo o sostanze: è un sintomo secondario, ovvero un comportamento che compare in seguito e a causa di altri sintomi spiacevoli come il disagio psichico, la tensione emotiva, e l’ansia legata al lavoro.

Come capire se si è in burnout

Se hai il dubbio di essere in burnout, puoi fare alcune cose utili, ad esempio:

  • Cercare delle informazioni su Internet (come stai facendo in questo momento). Quando non conosciamo qualcosa, molto spesso, la prima cosa che facciamo è quella di cercarla sui vari motori di ricerca. Va bene così, ma è importante sapere che nonostante possano darci tantissime risposte, potrebbero non essere quelle giuste per la propria situazione.
  • Parlarne con una persona esperta. Solitamente è la cosa migliore, perché potrebbe darci delle risposte adatte a ciò che stiamo vivendo. Potrebbe essere un amico, o una vecchia conoscenza, basta che sia realmente competente in quel campo. Ma nel caso non si conosca nessuno, potrebbe essere utile cercare uno/una psicoterapeuta anche qui, su Serenis.

In ogni caso, cerca di ascoltare attentamente il tuo vissuto, e mantenere viva la consapevolezza che anche se dovessi realmente essere in burnout, puoi trovare gli strumenti giusti per superarlo.

La cura del burnout: le soluzioni per uscirne

La sindrome di burnout può essere affrontata e superata. Può capitare che vada via da sola perché le fonti di stress lavorativo vengono eliminate, oppure si può anche decidere di licenziarsi dal proprio lavoro (se c’è la possibilità di farlo).

Se invece il burnout persiste, è il caso di approfondire e di intraprendere delle azioni concrete.

Comunicare col datore di lavoro per uscire dal burnout

La primissima cosa da fare quando si hanno dei problemi a lavoro – teoricamente – è quella di parlarne con chi di dovere. Può trattarsi di un datore o di una datrice di lavoro, oppure del dipartimento delle Risorse Umane: una buona comunicazione con le persone con cui ci si relaziona per evitare il burnout è fondamentale. 

Sarebbe ottimo agire preventivamente parlando di ciò che non va e ciò che per noi è fonte di stress, ma nel momento in cui il problema diventa troppo grande, è fondamentale rivolgersi a qualcuno.

Non sempre però è possibile farlo. Alcuni luoghi di lavoro purtroppo possono essere ostili, e quindi diventa difficile avere voglia di parlarne.

I rimedi naturali per superare il burnout

Abbiamo una brutta notizia: non esistono dei rimedi naturali per superare il burnout: si tratta di una vera e propria sindrome riconosciuta ufficialmente anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi è importante dargli il giusto e sapere che non è possibile fare ricorso a delle delle scorciatoie o a delle soluzioni casalinghe per il burnout.

La cura farmacologica del burnout

Dopo aver valutato la sintomatologia, solo se necessaria, potrebbe essere prescritta una terapia farmacologica in base alla situazione del/della paziente. Generalmente, i farmaci più prescritti in queste situazioni sono quelli che rientrano nelle categorie degli ansiolitici e degli stabilizzanti dell’umore.

È importante sottolineare che l’utilizzo di farmaci non è obbligatorio e, soprattutto, possono essere prescritti solo ed esclusivamente da medici, che siano psichiatri o meno, che valuteranno di caso in caso se è opportuna una terapia farmacologica o se non sia necessaria.

Burnout: come uscirne grazie alla psicoterapia

Se dopo averne parlato con chi di dovere sul luogo di lavoro, o se l’ambiente è decisamente troppo ostile per farlo, allora il percorso che risulta essere più efficace per superare il burnout è quello della psicoterapia.

Non esiste un unico tipo, ma esistono i cosiddetti “orientamenti terapeutici”: in base a quello usato dal/dalla terapeuta, le sedute si svolgeranno in maniera differente (anche se i percorsi non sono mai tutti uguali).

Esistono diversi orientamenti tra cui scegliere, te ne elenchiamo alcuni tra i più comuni utilizzati in ambito psicoterapeutico.

  • Cognitivo-comportamentale: si concentra (appunto) sui comportamenti. Prevede protocolli ed esercizi pratici, anche da svolgere a casa, grazie ai quali è possibile iniziare a fare le cose in maniera diversa.
  • Psicodinamico: durante le sedute ci si focalizza sull’inconscio, sui sogni e sul passato, attraverso conversazioni molto introspettive, quasi dei “pensieri ad alta voce”, per individuare le forze che influenzano il nostro stato d’animo.
  • Sistemico-relazionale: tiene conto di come ci si relaziona, utilizzando diversi strumenti, come il genogramma e le domande circolari, che servono a risolvere i legami disfunzionali e a farci stare meglio come individui.
  • Cognitivo-interpersonale: si tratta di un modello integrato, che associa all’approccio cognitivista, centrato sulla persona, la teoria delle relazioni interpersonali. Le relazioni, specie quelle avvenute nei primi anni di vita con le figure significative, rappresentano per questo modello, il fondamento dell’identità e dello sviluppo individuale.

Come aiutare una persona a superare il burnout?

La sindrome di burnout non è facile da gestire, per questo se la stai vivendo in prima persona o conosci un tuo caro in burnout, ti diciamo due cose. La prima è che ti abbracciamo; la seconda invece, è che se vuoi aiutare una persona in burnout, puoi seguire questi consigli:

  • Evita di fare domande inopportune del tipo “hai fatto qualcosa oggi a lavoro?”, perché potrebbe essere molto sgradita. Se hai a cuore la sua situazione, prova a chiedere qualcosa di più neutro come: “com’è andata oggi?”.
  • Ricordale che non c’è nulla di male nel chiedere una mano quando se ne sente il bisogno. A volte può essere difficile, ma non c’è davvero nulla di male nel chiedere supporto quando la sofferenza si fa troppo acuta. Ogni tanto fa bene ribadirlo!

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.