Categorizzazione: che cos’è e come funziona

Per categorizzazione, si intende una funzione cognitiva centrale nei procedimenti logici e di pensiero. Più nel dettaglio, quella funzione che ci permette di raggruppare elementi diversi fra loro in categorie al fine comprenderne le proprietà essenziali e di comportarci di conseguenza.

La categorizzazione ha origini antiche: già Aristotele, nei suoi testi di logica, parlava della cosiddetta differenza specifica. A parere di Aristotele, era cioè possibile suddividere gli elementi in genere (o categoria) e specie (sottoelementi di ogni categoria).

Così, per esempio, si possono individuare tutti gli elementi del mondo naturale che appartengono al genere pianta. Sarà poi necessario individuare la differenza specifica che consente di operare una seconda categorizzazione, una terza e così via.

La categorizzazione è alla base della possibilità di definire gli oggetti e dunque di classificarli. Tutte le scienze naturali si servono di questo procedimento, così come, inconsapevolmente, ce ne serviamo noi stessi durante la semplice vita quotidiana.

Ne parleremo durante tutto l’articolo, andando a parlare dei vari modelli di categorizzazione e delle loro funzioni fondamentali.

Categorizzazione e vita quotidiana

Non di rado, sentiamo parlare della necessità di pensare fuori dagli schemi e dalle categorie a cui siamo abituati. Dal punto di vista cognitivo, ciò è impossibile: ogni nostro pensiero è un giudizio, nel senso che tende a mettere in fila un sostantivo e un predicato.

Spieghiamoci meglio: quando mi siedo ad un tavolo, dal punto di vista cognitivo ho effettuato svariati processi di pensiero e cioè di categorizzazione.

Ho ad esempio pensato:

  • questa è una sedia;
  • le sedie servono per sedersi.

Ho categorizzato un elemento all’interno di un gruppo e ne ho compreso le proprietà essenziali. Al contrario, se mi trovo in un museo e vedo esposta la sedia di Joseph Kosut (Una sedia e tre sedie), comprendo che non si tratta di un elemento “sedia”, bensì di un elemento “opera d’arte”. Evito allora di sedermi e osservo incuriosito l’opera dell’artista.

Non a caso, l’arte concettuale da Duchamp fino a Cattelan gioca sulla categorizzazione e sullo spostamento di senso.
Si tratta solo di un esempio, che rende l’idea della centralità della categorizzazione come processo cognitivo nella vita di ogni giorno.

A cosa serve la categorizzazione?

La categorizzazione è un processo fondamentale per la salvaguardia della specie. Anche nel mondo animale ha un ruolo e una funzione ben precisa: quella di distinguere l’amico dal nemico, il beneficio dal pericolo.

Secondo Anderson (1991), la categorizzazione avviene in maniere differenti:

  • per funzione (categorizzo gli oggetti sulla base di una funzione comune);
  • per caratteristiche (due sedie, due tavoli, due ombrelli).

Queste categorie mi forniscono dei vantaggi cognitivi sull’ambiente circostante. Per esempio, mi permettono di massimizzare il livello di informazioni con il minimo sforzo cognitivo (principio del rasoio di Ockham); di percepire il mondo come un insieme coerente e interpretabile alla luce di alcune categorie.

In assenza di questa funzione cognitiva, saremmo costretti a muoverci in un mondo caotico e totalmente privo di coordinate.

Modelli di categorizzazione

Esistono svariate teorie sul funzionamento della categorizzazione.

Le principali comprendono:

  1. Teoria classica

Secondo cui una categoria è un concetto definito da alcuni attributi necessari. Quando incontro uno stimolo, verifico la presenza di tali attributi e comprendo se l’elemento partecipa della determinata categoria (attuo una categorizzazione).

La teoria classica, dai tempi di Kant, ha subito svariate obiezioni: come può la teoria classica spiegare i casi di ambiguità o i concetti disgiuntivi? Classico l’esempio dell’ornitorinco, che sembra appartenere a diverse categorie.

  1. Teoria dei prototipi

Questa teoria, di origine platonica, sostiene che la categorizzazione avvenga mediante il confronto con prototipi ideali che indicano le caratteristiche salienti di una certa categoria.

I casi di ambiguità sono così spiegati con il concetto di elemento non prototipico: elemento che appartiene ad una categoria pur non soddisfando tutti i requisiti.

Non tutti i requisiti sono infatti sostanziali: solo quelli salienti sono necessari alla categorizzazione.

  1. Teoria degli esemplari

Funziona come la teoria dei prototipi, ma sostiene che le caratteristiche salienti siano individuate attaverso l’incontro con diversi stimoli di simile natura.

  1. Teoria delle teorie implicite

Sostiene che ogni processo di categorizzazione si fonda sull’esistenza di categorie implicite.

Per esempio, due banconote da cento euro sono identiche dal punto di vista rappresentativo, anche se una è vera e l’altra è falsa. Per la teoria dei prototipi e degli esemplari, le banconote appartengono dunque alla medesima categoria.

Eppure, nel processo di categorizzazione, assumo che il binomio vero-falso sia una caratteristica essenziale della categoria. La mia teoria si fonda su un’altra teoria implicita.

Esistono altri modelli teorici con cui è possibile interpretare il processo di categorizzazione, ad esempio modelli basati sullo scopo dell’azione cognitiva e degli effetti che desidero di volta in volta ottenere.

Conclusione

La mente è un organo complesso, su cui è possibile avanzare ipotesi e ottenere ben poche certezze. Ricordiamo che la categorizzazione è centrale anche nei processi di discriminazione e nell’analisi del pregiudizio sociale.

Il pregiudizio, per esempio, si fonda su credenze stereotipate o bias cognitivi che possono influenzare i processi simbolici associati alla categorizzazione. Così, il concetto di categorizzazione si lega a filo stresso con quello di influenza sociale, di cui abbiamo parlato in un altro articolo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.