Amidgala: il centralino delle emozioni e della paura

Nel vasto palcoscenico del cervello, esiste un protagonista che, seppur di dimensioni modeste, detiene un potere straordinario. 

Questo attore nascosto è l’amigdala, un piccolo ma cruciale nucleo cerebrale che agisce come un centralino delle emozioni, regolando la sinfonia delle nostre passioni e delle nostre paure. 

L’amigdala, con la sua forma simile a una mandorla, è una struttura chiave coinvolta nella percezione delle minacce, nella regolazione delle risposte emotive e nella formazione dei ricordi legati alle esperienze più intense della nostra vita. 

In questo articolo, spiegheremo cos’è l’amigdala, il ruolo che svolge nelle emozioni e la sua stretta connessione con l’ippocampo, la sede dei ricordi.

Cos’è l’amigdala

L’amigdala, che deve il suo nome alla sua forma simile a una mandorla, svolge un ruolo cruciale nella regolazione delle emozioni e nella percezione delle minacce e della paura

L’amigdala è infatti coinvolta in una vasta gamma di funzioni cognitive ed emotive ed è spesso descritta come il centro delle emozioni nel cervello umano.

Dove si trova l’amigdala nel cervello

L’amigdala è situata in una posizione strategica all’interno del cervello umano. 

Questa struttura cruciale è localizzata bilateralmente, ossia in entrambi gli emisferi cerebrali, nella regione profonda del lobo temporale mediale.

La sua collocazione nell’area del lobo temporale la rende parte integrante del sistema limbico, una rete di strutture cerebrali coinvolte nelle emozioni e nella memoria. 

Questa posizione permette all’amigdala di interagire e comunicare con altre parti del cervello, tra cui la corteccia cerebrale, che è coinvolta nell’elaborazione cognitiva e razionale, contribuendo così a determinare come interpretiamo e rispondiamo alle situazioni emotive.

Emozione significato

Le emozioni costituiscono un elemento fondamentale nella vita di tutti noi. 

Imparare a comprenderle in modo più profondo è una chiave per raggiungere un equilibrio psicologico migliore, migliorando il nostro rapporto con noi stessi e gli altri.

Le emozioni rappresentano meccanismi adattivi essenziali per la sopravvivenza e il benessere, sia negli esseri umani che negli animali. Sono la base su cui poggia la nostra capacità di riconoscere ciò che è sicuro da ciò che è pericoloso, di distinguere gli amici dai nemici, e di evitare situazioni che potrebbero mettere a rischio la nostra incolumità.

Ma cosa sono esattamente le emozioni? Secondo la ricerca psicologica, le emozioni sono pattern complessi e organizzati di risposte

Queste risposte includono:

  • reazioni fisiologiche, atte a preparare il nostro corpo per una risposta comportamentale rapida; 
  • espressività facciale che ci permette di comunicare le nostre emozioni agli altri;
  • processo di elaborazione cognitiva che coinvolge l’analisi razionale della situazione e del contesto, e un vissuto soggettivo emotivo.

La sofisticata organizzazione delle emozioni coinvolge un network esteso nel cervello, noto come sistema limbico, composto da strutture come l’amigdala, l’ippocampo, il talamo, e altre. 

Queste strutture lavorano insieme, interconnettendosi con vaste porzioni della corteccia cerebrale. 

Da un lato, la corteccia sensoriale elabora gli stimoli emotivamente significativi provenienti dal mondo esterno e ci permette di sperimentare le variazioni fisiologiche che si verificano nel nostro corpo quando proviamo un’emozione, grazie all’attività del sistema nervoso autonomo. 

Dall’altro lato, ampie regioni della corteccia prefrontale interpretano razionalmente gli stimoli e le informazioni contestuali, guidando e coordinando le nostre azioni.

Funzioni dell’amigdala

L’amigdala è una piccola, ma potente, struttura nel cervello umano che svolge una serie di funzioni complesse e vitali, molte delle quali sono strettamente legate alle emozioni e alla gestione delle stesse. 

  1. Elaborazione delle emozioni

L’amigdala è spesso descritta come il centro delle emozioni nel cervello. Questa struttura è coinvolta nell’elaborazione di una vasta gamma di emozioni, tra cui la paura, la rabbia, la felicità e la tristezza. Aiuta a identificare e dare un significato alle emozioni che sperimentiamo.

  1. Regolazione delle risposte emotive

L’amigdala svolge un ruolo chiave nella regolazione delle risposte emotive. Quando percepisce uno stimolo emotivamente rilevante, come una minaccia, l’amigdala attiva una serie di reazioni fisiche e cognitive, tra cui l’aumento della frequenza cardiaca, la sudorazione e la preparazione del corpo alla lotta/fuga.

  1. Apprendimento emotivo

L’amigdala è coinvolta nell’apprendimento emotivo, contribuendo a formare ricordi legati a esperienze emotive significative. Questi ricordi possono influenzare la nostra percezione del mondo e la nostra risposta alle situazioni simili in futuro.

  1. Selezione e valutazione del comportamento

L’amigdala contribuisce a determinare le nostre azioni in risposta a stimoli emotivi. Aiuta a valutare quale risposta comportamentale sia più adatta in una data situazione.

Inoltre, l’amigdala è coinvolta in una vasta gamma di disturbi psicologici e neuropsichiatrici, tra cui ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD), e disturbi dell’umore. Comprendere il funzionamento dell’amigdala è cruciale per affrontare tali condizioni in ambito clinico.

Amigdala e paura

Come abbiamo visto, l’amigdala svolge un ruolo fondamentale nella valutazione dei pericoli e nella risposta a stimoli condizionati e non condizionati, nonché in altre forme associative di apprendimento legate a stimoli potenzialmente pericolosi. 

In particolare, l’amigdala è coinvolta nell’apprendimento e nell’estinzione della paura

Questa struttura è infatti centralmente implicata nella fisiopatologia delle fobie e dei disturbi d’ansia.

La risposta dell’amigdala agli stimoli minacciosi è modulata principalmente da 2 regioni cerebrali:

  • la corteccia infralimbica e prefrontale: esercitano un’inibizione dall’alto verso il basso (top-down inhibition), agiscono per controllare l’attivazione dell’amigdala, regolando così la risposta emotiva alle situazioni pericolose;
  • l’ippocampo: responsabile dell’apprendimento degli stimoli.

L’attività dell’amigdala è influenzata da vari fattori, tra cui:

  • il tipo di stimolo;
  • la sua origine;
  • l’entità dell’emotività suscitata dalla percezione;
  • il livello di attenzione.

Inoltre, il network neuronale tra l’amigdala e la corteccia frontale è coinvolto non solo nella top-down inhibition, ma anche nel riconoscimento delle espressioni facciali. Un altro attore chiave in questa rete è il pulvinar del talamo, grazie alle sue numerose connessioni dirette e indirette con l’amigdala, che è attivo nel riconoscimento delle espressioni facciali di paura.

È importante notare che i meccanismi di top-down inhibition e il riconoscimento delle espressioni facciali possono essere alterati nei disturbi d’ansia, in particolare nelle fobie specifiche e nella fobia sociale. Ciò può comportare una ridotta capacità di inibire l’attività dell’amigdala dopo la percezione di uno stimolo ansiogeno o spaventoso.

Comprendere meglio questi meccanismi potrebbe aprire nuove strade per il trattamento e la gestione dei disturbi legati all’ansia.

Amigdala iperattiva

Un’amigdala iperattiva è una condizione in cui l’amigdala diventa eccessivamente attiva o reattiva rispetto alla norma. 

Questo significa che risponde in modo più intenso o frequente a stimoli emotivi o percepiti come minacciosi rispetto a quanto considerato fisiologicamente normale.

Durante l’iperattivazione dell’amigdala, il nostro corpo si prepara per affrontare una minaccia imminente, e questa risposta è nota come “risposta di lotta o fuga”. In questo stato, gran parte del sangue viene deviato verso i muscoli e gli organi vitali, mentre la frequenza cardiaca aumenta notevolmente. 

Durante questo processo, il cervello razionale, seppur solo per un breve periodo, può perdere il controllo: diventa difficile pensare in modo lucido o agire razionalmente. 

L’amigdala assume il comando e il cervello emotivo diventa predominante. Ciò può portare a reazioni eccessive, come esplosioni di rabbia o altre manifestazioni emotive intense. In queste situazioni, le emozioni primitive prendono il sopravvento e guidano le nostre azioni.

Successivamente, quando lo stato di allerta è terminato, potremmo renderci conto che la nostra risposta emotiva è stata sproporzionata rispetto alla situazione reale. Questo può portare a sensazioni di confusione e frustrazione, poiché il nostro cervello razionale riflette sull’irrazionalità delle nostre reazioni.

È importante notare che questa vigilanza continua, guidata dall’amigdala, è fondamentale per la nostra sicurezza e sopravvivenza, poiché ci aiuta a reagire rapidamente a situazioni di pericolo. Tuttavia, le “false allerte” possono minacciare questo equilibrio fragile. 

Il pericolo può sparire, ma ansia e rabbia possono persistere senza una causa evidente, creando un paradosso in cui ci proteggiamo e allo stesso tempo ci tradiamo. 

L’iperattività dell’amigdala può portare a una serie di effetti negativi sulla salute mentale e sul benessere. 

Ad esempio, le persone con un’amigdala iperattiva possono essere più inclini a sviluppare disturbi d’ansia, come il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo da attacchi di panico o il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). 

Inoltre, non essendo solo coinvolta nella regolazione delle emozioni negative, ma anche in quelle positive, come la felicità e la gratificazione, quando l’amigdala è iperattiva o disfunzionale, può influire anche sulla capacità di provare emozioni positive e di godere della vita e nello sviluppare risposte e comportamenti razionali in determinate circostanze.

Come gestire l’amigdala iperattiva

Affrontare un’amigdala iperattiva può richiedere diverse strategie, sia a livello medico che attraverso approcci personali di auto-gestione. 

  1. Trattamenti medici

Molte persone con un’amigdala iperattiva ricorrono a farmaci per aiutare a regolare l’iperattività dell’amigdala. Tra le opzioni, il cannabidiolo (CBD) è uno dei trattamenti più utilizzati, poiché potrebbe ridurre l’iperreattività dell’amigdala, regolando la risposta emotiva. 

Questo potrebbe essere dovuto alle proprietà ansiolitiche e antinfiammatorie del CBD e alla sua capacità di interagire con i recettori della serotonina nel cervello. 

Tuttavia, è importante sottolineare che ulteriori ricerche cliniche sono necessarie per confermare tali benefici.

  1. Auto-osservazione e accettazione

Un approccio costruttivo per affrontare un’amigdala iperattiva è l’auto-osservazione. Questo implica di essere presenti e consapevoli delle reazioni emotive, osservando cosa accade nella nostra mente durante le situazioni stressanti. Questo può aiutare a prevenire il completo controllo della nostra parte emotiva.

  1. Meditazione

La meditazione è un approccio che può aiutare a sviluppare la consapevolezza e il distacco dalle emozioni. La pratica regolare della meditazione può insegnare a osservare con calma tutto ciò che accade nella mente, senza identificarsi con le emozioni. 

Tuttavia, è importante sottolineare che se si sospetta di avere un’amigdala iperattiva o un disturbo correlato, è fondamentale cercare l’aiuto di un professionista della salute mentale

Questi specialisti possono fornire valutazioni precise e sviluppare piani di trattamento personalizzati, che potrebbero includere terapie psicologiche e farmaci, se necessario. 

Un disturbo dell’amigdala richiede attenzione e gestione professionale, poiché può avere conseguenze significative sulla salute mentale e cognitiva se non viene trattato adeguatamente.

Farmaci che agiscono sull’amigdala

I farmaci che agiscono sull’amigdala sono principalmente utilizzati per trattare disturbi legati all’iperattività dell’amigdala, come l’ansia e il disturbo da stress post-traumatico. 

Questi farmaci possono influenzare il funzionamento dell’amigdala e contribuire a ridurre le risposte e le reazioni emotive eccessive. 

Di seguito sono elencate alcune delle classi di farmaci comunemente utilizzate che possono avere un impatto sull’amigdala:

  • ansiolitici e benzodiazepine: agiscono sul sistema nervoso centrale, riducendo l’attività dell’amigdala e portando a una diminuzione delle risposte ansiose; 
  • antidepressivi: gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI), sono utilizzati per trattare i disturbi d’ansia. Questi farmaci possono influenzare i livelli di serotonina nel cervello, che a sua volta può modulare l’attività dell’amigdala; 
  • beta-bloccanti: utilizzati per ridurre la frequenza cardiaca e le reazioni fisiche associate all’ansia, come il tremore e la sudorazione. Anche se non agiscono direttamente sull’amigdala, possono contribuire a mitigare le risposte fisiche legate all’ansia, che sono modulate dall’amigdala;
  • farmaci antipsicotici: in alcuni casi, gli antipsicotici atipici possono essere utilizzati per ridurre l’ipersensibilità dell’amigdala e le risposte eccessive agli stimoli. Questi farmaci sono principalmente prescritti per disturbi come il disturbo da stress post-traumatico;
  • medicinali legati al sonno: alcuni farmaci, come i sonniferi o i sedativi, possono essere prescritti per migliorare il sonno nelle persone che soffrono di ansia e disturbi correlati. Una migliore qualità del sonno può contribuire a regolare l’attività dell’amigdala.

Amidgala e ippocampo: il duo emotivo-mnemonico

L’amigdala e l’ippocampo sono due strutture cerebrali che lavorano in stretta collaborazione, anche se in modi diversi, per influenzare la nostra esperienza emotiva e la formazione dei ricordi. 

Questo duo dinamico svolge un ruolo cruciale nel nostro benessere psicologico e nella gestione delle emozioni.

L’amigdala, come accennato in precedenza, è coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, in particolare nella valutazione delle minacce e nella regolazione delle risposte emotive. Quando percepiamo situazioni o stimoli come pericolosi o minacciosi, l’amigdala entra in azione, scatenando reazioni di paura o ansia. 

Questa risposta istintiva può essere essenziale per la nostra sopravvivenza in situazioni pericolose.

D’altro canto, l‘ippocampo è coinvolto nella formazione della memoria, in particolare nella memoria a lungo termine. Questa struttura ci aiuta a consolidare e immagazzinare le informazioni e le esperienze significative, permettendoci di richiamarle in futuro. 

L’ippocampo è anche coinvolto nella navigazione spaziale e nella mappa cognitiva, aiutandoci a orientarci nell’ambiente circostante.

Ciò che rende questa interazione così interessante è che l’amigdala e l’ippocampo sono strettamente connesse: le emozioni intense, soprattutto quelle legate a esperienze significative o traumatiche, possono influenzare la capacità dell’ippocampo di formare e recuperare ricordi. Al tempo stesso, i ricordi dei momenti emotivi possono amplificare le risposte dell’amigdala.

In sostanza, l’amigdala e l’ippocampo lavorano insieme per dare senso alle nostre esperienze, collegando emozioni e memorie. Questa connessione tra il sistema emotivo e quello mnemonico è essenziale per la nostra comprensione del mondo e per la nostra capacità di apprendere dalle esperienze passate. 

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  • Del Casale, A., Ferracuti, S., Rapinesi, C., Serata, D., Simonetti, A., Caloro, M., … & Girardi, P. (2013). Neuroimaging funzionale dell’amigdala: la risposta a eventi minacciosi o fobigeni. Rivista di psichiatria, 48(1), 35-42.
  • Dinatale, L. (2023). Amigdala: l’azionista di maggioranza delle nostre emozioni; Istruzioni per l’uso. Microbiologia Italia.
Ludovica Feliziani

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.