Sentimenti negativi: come superarli?
I sentimenti negativi, come rabbia e tristezza, possono diventare strumenti di crescita. Scopri come si formano, il loro impatto e le strategie per affrontarli in modo costruttivo.

Rabbia, tristezza, paura e altre emozioni negative sono parte integrante dell’esperienza umana. Spesso evitati o repressi, questi sentimenti negativi possono invece offrire preziose opportunità di introspezione e cambiamento.
Questo articolo approfondisce l’origine dei sentimenti negativi, il loro impatto sulla vita quotidiana e le strategie per affrontarli in modo costruttivo, trasformandoli in strumenti per il benessere personale e relazionale.
Cosa sono i sentimenti negativi?
I sociobiologi spiegano l’importanza evolutiva delle emozioni e dei sentimenti nella psiche umana sostenendo che il loro scopo è quello di guidarci nell’affrontare situazioni che non possono essere affidate alla sola razionalità.
Nei momenti di pericolo, quando dobbiamo superare esperienze dolorose o nel perseguire obiettivi nonostante i numerosi ostacoli che ce lo impediscono le emozioni ci permettono di orientarci verso l’azione. In questa ottica dunque non esistono emozioni negative ma tutte le emozioni sono utili per garantirci la sopravvivenza e l'adattamento all'ambiente.
Nel linguaggio comune si parla di sentimenti negativi per indicare quegli stati d’animo che ci bloccano e ci impediscono di andare avanti nella vita. I sentimenti negativi giocano un ruolo importante nella nostra esistenza inviando segnali attraverso il corpo e la mente che hanno lo scopo di farci riflettere su ciò che ci sta accadendo. Si tratta di una parte inevitabile dell'esperienza umana e il modo in cui impariamo ad affrontarli e gestirli può essere fondamentale per il nostro benessere psicologico. Tendiamo a considerare sentimenti negativi tutte quelle condizioni mentali che ci provocano disagio, dolore o sofferenza. Queste emozioni possono manifestarsi in risposta a situazioni difficili o eventi stressanti e possono condizionare profondamente i nostri pensieri e la nostra vita quotidiana.
Conflitti, perdite, eventi frustranti e stress possono dare luogo a sentimenti negativi che a loro volta innescano un circolo vizioso che ne aumenta l’intensità. Ignorarli o reprimerli non è mai la soluzione giusta perché non fa altro che generare conseguenze sempre più invalidanti. Infatti se non vengono esplorati ed espressi questi sentimenti potrebbero causare problemi non solo a livello psicologico ma anche fisico. La soluzione non è neppure l'appiattimento affettivo che consiste nel non provare più alcuna emozione.
Un sinonimo dei sentimenti negativi è l'emozione considerata difficile, spiacevole o disturbante che richiede attenzione e comprensione come angoscia, tristezza, frustrazione, rabbia, paura e ansia.
Un elenco dei sentimenti negativi che sperimentiamo più di frequente nella vita quotidiana include emozioni come
- tristezza,
- rabbia,
- paura,
- ansia,
- gelosia,
- invidia,
- senso di colpa,
- vergogna,
- frustrazione,
- imbarazzo.
Queste sono le cosiddette 10 emozioni negative più comuni che possono avere un impatto significativo sul nostro benessere mentale ed emotivo. In questo articolo esploreremo cosa sono i sentimenti negativi, come influenzano la nostra salute fisica e mentale, perché tendiamo a reprimerli e quali sono le conseguenze di questa repressione. Infine vedremo come la psicoterapia può offrire supporto nel gestire queste emozioni difficili.
La psicoterapia può offrire un grande supporto nel processo di comprensione, riconoscimento e gestione dei sentimenti negativi. Attraverso il percorso terapeutico si possono identificare le emozioni represse permettendoci di costruire un rapporto più sano con noi stessi e di vivere una vita più serena e appagante. Serenis mette a disposizione psicologhe e psicologi qualificati per aiutare le persone a superare i loro problemi emotivi e fornisce un valido aiuto professionale per raggiungere un maggiore benessere mentale.
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Come le emozioni negative influenzano la nostra salute
Sentimenti positivi e negativi si mescolano fra loro e influenzano il nostro benessere psicofisico. In particolare quando proviamo sentimenti come rabbia, stress o tristezza per un periodo prolungato il nostro corpo entra in uno stato di tensione costante rilasciando ormoni dello stress come il cortisolo, producendo maggiore adrenalina e attivando numerosi cambiamenti fisiologici. Questa condizione mentale può provocare una serie di problemi fisici tra cui:
- aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca;
- problemi all'apparato digerente;
- indebolimento del sistema immunitario;
- disturbi del ritmo sonno-veglia;
- dolori muscolari e tensioni addominali.
Le emozioni negative possono anche influenzare il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. La rabbia ad esempio può esplodere in litigi improvvisi o in comportamenti passivo-aggressivi. Allo stesso modo l'ansia cronica può portarci a forme di isolamento sociale e difficoltà sul lavoro. Il tradizionale modello psicologico che esplora il rapporto tra stress e malattie cardiovascolari valuta la misura in cui le condizioni nel nostro l’ambiente di vita sono in qualche modo minacciose e cerca di esplorare quanto il modo in cui reagiamo a queste minacce con emozioni negative determini l’insorgenza o la progressione della malattia. Per studiare questi processi si utilizzano condizioni di stress acuto in laboratorio in cui i soggetti sono esposti a difficoltà cognitive, sociali o compiti psicomotori come parlare in pubblico.
Una meta-analisi condotta su nove studi che utilizzavano tre diversi compiti stressanti ha dimostrato che i fattori di stress aumentano sia l’intensità delle emozioni negative che delle risposte cardiovascolari. Le attività stressanti erano generalmente associate ad aumenti della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e dei livelli di epinefrina e norepinefrina. In questa indagine sono stati combinati i dati di più studi per testare l’ipotesi che lo stress abbia suscitato un aumento delle emozioni negative mediante l’aumento della risposta cardiovascolare.
Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare però l’associazione tra queste due variabili è risultata minore del 12% potendo affermare che il solo contributo delle emozioni negative agli eventi stressanti non può spiegare l’intensità delle risposte fisiologiche (Feldman et al., 1999). Coloro che invece si trovavano nella condizione di dover sopprimere i sentimenti negativi mostravano risposte fisiologiche più pronunciate. La rimozione forzata delle emozioni negative ha dunque conseguenze sia immediate che a lungo termine sulla reattività cardiovascolare indotta dallo stress (Quartana & Burns, 2010).
Perché reprimiamo le emozioni negative?
Reprimere le emozioni negative è un meccanismo di difesa che permette un migliore adattamento sociale a scapito del nostro benessere personale. A seconda del contesto culturale in cui si cresce ci sono alcune emozioni che la società considera inaccettabili o inadeguate spingendoci a nascondere ciò che proviamo. Anche l’educazione familiare può incidere sul tenere nascoste alcune emozioni ed esprimerne delle altre. Ad esempio nel nostro contesto culturale è socialmente accettato esprimere gratitudine mentre si considera inadeguata una risposta di indifferenza o di disgusto di fronte ad un complimento inaspettato.
Ma che fine fanno tutte le emozioni negative che vengono soppresse? I sentimenti negativi non scompaiono semplicemente perché non li esprimiamo o riconosciamo. Al contrario questi stati d'animo trovano spazio nel nostro inconscio accumulandosi e creando un carico emotivo che può manifestarsi sotto forma di sintomi di ansia, depressione o sconfinando in problemi relazionali.
Può anche accadere che il fenomeno della repressione cronica porti con il tempo a non riuscire più ad esprimere le emozioni. In questi casi si parla di anedonia, una condizione che si riferisce alla perdita della capacità di provare piacere. Le persone che vivono in assenza di emozioni non riescono più a godere delle attività che una volta trovavano piacevoli e questa sorta di anestesia emotiva li porta ad allontanarsi dagli altri. Insieme ad altri sintomi l'anedonia può essere il sintomo di disturbi psicologici più profondi come la depressione.
Quali emozioni negative evitiamo di sentire?
Le emozioni negative che evitiamo di sentire sono spesso quelle che consideriamo socialmente inaccettabili, inadeguate o che provocano imbarazzo. Ad esempio spesso evitiamo di esprimere rabbia per non essere percepiti come aggressivi o fuori controllo, nascondiamo l'emozione della paura per non sembrare deboli o vulnerabili e cerchiamo di mascherare parti di noi stessi che potrebbero risultare inaccettabili agli occhi degli altri.
Le tre emozioni più comunemente represse
Le tre emozioni che le persone reprimono più comunemente sono quelle più primitive che si manifestano già a partire dalla prima infanzia e che successivamente vengono condizionate dal processo di socializzazione:
- tristezza: il ruolo della tristezza è quello di permettere il superamento di una condizione di delusione o lutto ma comporta una perdita di entusiasmo che può apparire come inadeguata in alcuni contesti sociali. Per non essere giudicate molte persone cercano di mascherare la loro tristezza adottando comportamenti opposti come ad esempio fingendo di provare gioia e serenità oppure al contrario evitando i contesti sociali e chiudendosi in se stesse;
- rabbia: la rabbia è un'emozione potente che può spaventare sia chi la prova sia chi la riceve. Per questo motivo fin da bambini veniamo educati a reprimerla e spesso non ci viene detto in quali altri modi possa essere incanalata ed utilizzata. Quando viene repressa per troppo tempo la rabbia può manifestarsi in comportamenti passivo-aggressivi e generare difficoltà relazionali altrettanto dannose;
- paura: nei contesti culturali in cui ci si aspetta che le persone siano sempre sicure di sé la paura è considerata un segnale di insicurezza e debolezza. Questo può portare molte persone a mascherarla e nasconderla dietro comportamenti apparentemente coraggiosi.
Le conseguenze della repressione dei sentimenti
Quando non c'è sintonia interiore con i propri turbamenti emotivi si corre il rischio che i sentimenti possano manifestarsi in modi indiretti e meno controllabili. Le persone che tendono a reprimere i propri sentimenti negativi sul lungo termine possono vivere una condizione di malessere sia sul piano fisico che mentale. Le conseguenze della repressione dei sentimenti possono emergere sotto forma di segnali fisici come mal di testa cronici, problemi gastrointestinali e malattie cardiache oppure con segnali psicologici come una profonda sensazione di vuoto, senso di solitudine, disperazione, attacchi di panico o più comunemente conflitti e incomprensioni nei rapporti interpersonali.
Fonti:
- Feldman, P. J., Cohen, S., Lepore, S. J. et al. (1999). Negative emotions and acute physiological responses to stress. Annals of Behavioral Medicine, 21(3), 216–222.