Frustrazione: significato e come educare i bambini ad affrontarla

La frustrazione è un’emozione negativa che si verifica quando una persona si sente ostacolata nel raggiungere un obiettivo desiderato o soddisfare un bisogno. Può derivare da una varietà di situazioni, tra cui fallimenti personali, mancanza di controllo su una situazione, delusioni o impedimenti esterni.

In diverse circostanze della vita ci troviamo di fronte ad obiettivi che risultano difficili o impossibili da raggiungere. In tutte queste occasioni sperimentiamo una forma di sentimento chiamato frustrazione. Il significato che assume questo stato d’animo dipende dalla presenza di ostacoli che impediscono la soddisfazione dei nostri desideri. Quando gli ostacoli sono esterni facciamo riferimento a contesti, persone o situazioni che rappresentano per noi una vera e propria barriera da superare per ottenere ciò che vogliamo. Ma non sempre gli ostacoli si trovano all’esterno, molte volte quelli più impegnativi da oltrepassare sono gli ostacoli interni, che riguardano il modo di percepire noi stessi e la fiducia che riponiamo nelle nostre capacità di affrontare le difficoltà. In questo caso possiamo sentirci inadeguati, incapaci o inadatti a gestire un problema, convinti di non poter in alcun modo risolverlo. Da uno studio condotto nel 1939 dagli psicologi Dollard e Miller la frustrazione conduce sempre l’individuo a mettere in atto comportamenti aggressivi. Quando le cose non vanno per il verso giusto possiamo quindi provare una condizione di frustrazione che può indurci a prendercela con il mondo intero oppure a riversare la rabbia contro noi stessi a seconda se riconosciamo all’esterno o all’interno la causa del fallimento. La frustrazione è un modello di risposta emotiva molto importante da imparare a gestire perchè da questo può dipendere il livello di autostima o il grado di ottimismo nei confronti della vita. Per questo è importante educare i bambini il più precocemente possibile ad affrontare e gestire il sentimento della frustrazione.

I bambini e la frustrazione


Quando si è piccoli è molto difficile aspettare la soddisfazione di un desiderio. Questa incapacità di attendere è nota ai genitori che devono gestire pianti inconsolabili quando non è possibile esaudire le richieste dei loro figli. Quanto più un bimbo è piccolo quanto più è difficile tollerare il tempo di attesa tra un desiderio e la sua soddisfazione. Come direbbe Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, i bambini alla nascita possiedono una sola componente psichica chiamata Es. Questo processo inconscio riguarda tutte le pulsioni individuali che hanno come obiettivo la sopravvivenza e agisce secondo il principio del piacere. Il principio del piacere funziona attraverso il meccanismo della gratificazione immediata di un desiderio ed è per questo che i bambini vogliono tutto e subito. Soltanto più avanti emerge un’altra istanza psicologica chiamata Io, che ha il compito di mediare tra le richieste pulsionali e le caratteristiche della realtà esterna. In altri termini, l’Io rappresenta la nostra parte cosciente che ci fa comportare in modo più razionale a partire dalla consapevolezza che il mondo non potrà sempre essere pronto a soddisfare ogni nostro desiderio. Anche la psicologia sperimentale dimostra quanto sia difficile per i soggetti più piccoli affrontare la frustrazione. In un famoso esperimento chiamato “marshmallow test” ad un gruppo di bambini di diverse età viene sottoposto un semplice compito: devono riuscire a resistere per circa 15 minuti alla tentazione di mangiare un marshmallow. Chi riesce nell’impresa avrà in premio un secondo dolcetto. Le conclusioni dell’esperimento chiariscono che la capacità di tollerare la frustrazione di una mancata gratificazione nel momento immediato dipende principalmente dalla maturazione dell’Io. Crescendo infatti si impara a comprendere che non si può sempre avere tutto ciò che si desidera e che gli obiettivi si possono raggiungere a fronte di un maggiore impegno personale.

Come educare i bambini a gestire la frustrazione


La frustrazione è un sentimento universale e del tutto naturale per ognuno di noi. Asha Phillips, psicologa inglese nota per aver scritto il libro “I no che aiutano a crescere” mette in evidenza quanto sia importante che un genitore educhi i figli piccoli a gestire la frustrazione. Secondo l’autrice spetta agli adulti il compito di porre dei freni alle richieste dei bambini perchè questi non possiedono ancora la capacità di autocontrollo. Quando si dice di no ad un bambino gli si sta offrendo la possibilità di costruire dentro di sè un modello di riconoscimento dei limiti, ovvero la capacità di controllare i propri impulsi e desideri tenendo conto dei dati di realtà. Questo meccanismo con il tempo sarà interiorizzato e permetterà nella fase dell’adolescenza di muoversi nel mondo con maggiore autostima e fiducia in se stessi. Imparare ad affrontare le delusioni e le aspettative non soddisfatte è un processo che ha conseguenze importanti sullo sviluppo dell’intera personalità.

Alcune strategie per insegnare a gestire la frustrazione


Come tutte le emozioni, la frustrazione non deve essere soppressa o eliminata. Non è sufficiente dire ad un bambino di smettere di piangere oppure dirgli di non desiderare più qualcosa. La frustrazione prima di tutto va compresa ed accettata, in altre parole è essenziale riconoscerla per poterla regolare. In particolare gli psicologi suggeriscono di lavorare su questo tema negli anni che precedono l’inizio della scuola perchè imparare a tollerare un minimo di frustrazione è un elemento fondamentale per gestire al meglio la sfera sociale.

Sviluppare la pazienza


Un aspetto determinante per insegnare ai bambini come gestire la frustrazione è quello di aiutarli ad essere pazienti. Può essere utile fare in modo che i piccoli sperimentino che gli obiettivi non si raggiungono da soli, ma che bisogna impegnarsi per raggiungerli. Un buon esempio per far comprendere che i desideri si soddisfano attraverso sequenze di azioni può essere quello di andare insieme al proprio figlio a fare la spesa o cucinare prima di mettersi a tavola per la cena. In questo modo il bambino impara che anche gli adulti hanno degli obblighi che non possono essere rimandati.

Insegnare ad accettare i fallimenti


Sappiamo quanto i bambini hanno bisogno dell’approvazione degli adulti, vogliono dimostrare di essere capaci e abili nei compiti che svolgono, in ogni circostanza. Allo stesso tempo per un bambino è difficile accettare di perdere o fallire in un’attività. Alcuni genitori commettono l’errore di proteggere i propri figli da situazioni potenzialmente frustranti. In questo modo però si impedisce al bambino di provare nuove esperienze e soprattutto di sperimentare il sentimento della sconfitta. Secondo gli psicologi invece è molto importante lasciare che il proprio figlio affronti un compito anche se è probabile che fallisca. Imparare che le aspettative non sempre possono essere soddisfatte aumenta la motivazione e migliora l’autostima.

Dare fiducia


La frustrazione spesso deriva dal sentirsi poco capaci nello svolgimento di un compito. Proprio per questo ai bambini dovrebbero essere affidate responsabilità adeguate alla loro età. Un’attività troppo complessa risulta infatti frustrante per il bambino che non possiede ancora le abilità necessarie per svolgerla. Lo psicologo russo Vygotskij ha elaborato a questo proposito un modello educativo chiamato “scaffolding” (che vuol dire impalcatura o sostegno) secondo cui il bambino può aumentare le sue potenzialità solo se supportato da un soggetto più competente in una certa area. Il genitore, dunque, affiancando il bambino, può predisporre attività consone per le sue reali competenze, come ad esempio apparecchiare la tavola o piegare il bucato. Anche se inizialmente non andrà tutto a meraviglia, l’obiettivo è quello di far crescere il bambino attraverso esperienze in cui si mette in gioco senza il timore di sbagliare.

Fungere da modello


Il gruppo primario costituito dai membri della famiglia rappresenta per il bambino piccolo il principale punto di riferimento per la sua crescita morale, sociale e psicologica. Come afferma lo psicologo americano Albert Bandura con la sua teoria dell’apprendimento osservativo, molti dei comportamenti messi in atto dai bambini derivano dall’osservazione delle azioni compiute dagli adulti significativi della sua vita. I bambini tendono a riprodurre ciò che osservano e verificano le conseguenze delle azioni altrui. Per questo è importante offrire un modello positivo di tolleranza alla frustrazione anche nelle più semplici esperienze di vita quotidiana. I genitori per primi dovrebbero quindi affrontare le esperienze con una buona dose di accettazione dei fallimenti e dimostrare concretamente come si può gestire e superare il sentimento di frustrazione.

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.