Essere mancini: tra luoghi comuni e scienza

Essere mancini è una caratteristica che comporta alcune differenze, sia funzionali che fisiologiche. Anche se per molto tempo questa lateralizzazione, differente rispetto alla maggioranza delle persone, è stata vista non proprio di buon occhio, oggi disponiamo di evidenze scientifiche che, anche se non sono ancora riuscite a individuare un preciso fattore che renda una persona mancina piuttosto che destrorsa, dimostrano come il mancinismo non sia una difettualità, ma una diversità dalla quale derivano alcune proprietà e abilità.

Ma in che cosa esattamente sono diversi i mancini dai destrimani? Quando viene determinata la lateralizzazione in un bambino? Essere mancini può essere considerato un vantaggio?

Se questo argomento ti incuriosisce e vorresti saperne di più, non devi fare altro che continuare a leggere: troverai tutti questi punti approfonditi per rispondere alle tue domande.

I pregiudizi sull’essere mancini in passato

Un tempo essere mancini veniva considerato alla stregua di una vera e propria malattia. Infatti, l’utilizzo della mano sinistra era visto come un tratto caratteristico delle persone che non potevano “fare le cose dritte” o ancora i mancini erano additati come “fatti al contrario”.

Anche per questo motivo, l’etimologia della parola mancino deriva dal latino mancus, ovvero “storpio” o “mutilato”.

A sentire adesso frasi di questo tipo viene da sorridere, ma potrebbe sorprenderti come al giorno d’oggi siano ancora molti i modi di dire che si legano all’utilizzo della mano sinistra e tra questi troviamo: fare un tiro mancino, alzarsi con il piede sinistro o avere uno sguardo sinistro.

In più, l’arto sinistro era etichettato come la mano del diavolo e, per questo motivo, questa caratteristica, allora considerata un difetto, doveva essere assolutamente corretta già nella prima infanzia, facendo ricorso a metodi rieducazionali oggi molto discutibili.

Essere mancini: che cos’è il mancinismo esattamente

Il mancinismo non è altro che la naturale predisposizione all’utilizzo prevalente della mano sinistra, anche in tutti quei compiti che solitamente richiedono l’impiego di una mano sola.

Questo a un livello molto semplice e osservabile da tutti, ma ciò che molti non sanno è che il cervello dei mancini, rispetto a quello dei destrimani, è caratterizzato da una distribuzione diversa delle funzioni svolte dai due emisferi.

Generalmente, infatti, la neurofisiologia e la neuropsicologia indicano l’emisfero sinistro come quello responsabile del linguaggio, della scrittura, del pensiero lineare e di tutte le funzioni logico-linguistiche, mentre il destro come quello che governa l’immaginazione, il pensiero intuitivo-sintetico, la creatività e tutte le altre funzioni visuo-spaziali.

Questo nella maggior parte dei casi, ovvero nella popolazione destrimana. Invece, nei mancini, il linguaggio è prevalentemente controllato dall’emisfero opposto, cioè dal destro.

Approfondiremo in seguito quali sono le principali differenze tra la fisiologia del cervello dei mancini e dei destrimani.

Mancini si nasce o si diventa?

La ricerca scientifica non ha ancora individuato una spiegazione plausibile per la specializzazione nell’utilizzo di un arto piuttosto che dell’altro, ma fino a pochi anni fa si credeva che fosse un solo gene quello responsabile del mancinismo. Tuttavia, questa teoria non è mai stata né provata né confermata.

Esiste anche uno studio condotto dall’università della Ruhr, in Germania, che lega al periodo di gestazione una prima asimmetria tra i due lati del nostro corpo.

Secondo questa ricerca, già dalla decima settimana di gravidanza, circa il 90% dei feti tenderebbe a muovere maggiormente l’arto superiore destro e soltanto il 10% prediligerebbe il movimento di quello sinistro.

Negli adulti, i movimenti delle braccia e delle mani sono controllati dalla corteccia motoria che si occupa di inviare al midollo spinale gli impulsi nervosi ai quali consegue il movimento.

Considerando però che un feto di 10 settimane non presenta ancora il collegamento tra cervello e midollo spinale, i ricercatori ipotizzano che l’origine del mancinismo non sia tanto legata al cervello quanto al midollo spinale stesso.

In parole povere, sembrerebbe che il bambino inizi a preferire una mano piuttosto che l’altra ancora prima che il cervello governi interamente il resto del corpo.

Come scoprire il mancinismo nei bambini

Il processo di laterizzazione che porta a sviluppare più forza in uno dei due lati del corpo inizia intorno ai 3-4 anni di età, per terminare già intorno agli 8 anni, quando la consapevolezza della propria lateralità è ormai completa.

Tuttavia, per individuare la lateralizzazione di un bambino è possibile osservare alcuni semplici comportamenti quotidiani, tra i quali:

  • il piede con cui inizia a salire le scale o con il quale colpisce un pallone;
  • con quale mano conta fino a cinque;
  • qual è l’arto più forte;
  • con quale mano afferra la maggior parte degli oggetti.

Infine, è possibile fare ricorso al test dell’applauso poiché, di solito, quando si battono le mani, quella dominante sta spesso al di sopra dell’altra.

Il cervello dei mancini: le caratteristiche neuropsicologiche

Alcune ricerche scientifiche hanno fatto ricorso alle tecniche di neuroimmagine per scoprire l’esistenza di eventuali differenze anatomiche e hanno osservato che, nei mancini, il corpo calloso ha dimensioni maggiori.

Questa struttura è un fascio di fibre neuronali che si occupa di mettere in comunicazione emisfero destro e sinistro, un compito fondamentale nelle attività che richiedono la comunicazione e integrazione tra diverse strutture cerebrali.

Questo significa che il cervello di un mancino è caratterizzato da maggiori connessioni tra un emisfero e l’altro. Da qui deriva il luogo comune che forse avrai sentito anche tu, secondo il quale i mancini sarebbero più coordinati e più efficienti nello svolgimento di determinate attività che richiedono coordinazione.

Inoltre, è stato possibile osservare alcune differenze anche relativamente al senso di rotazione e di direzionalità: quando viene richiesto di ruotare un determinato oggetto, un mancino lo farà principalmente in senso orario.

In più, i mancini elaborano le informazioni grafiche da destra a sinistra e riescono ad astrarre con maggior semplicità gli oggetti tridimensionali e a sviluppare abilità visuo-spaziali più precise.

Ma questo non significa necessariamente che essere mancini sia soltanto un vantaggio: i mancini sono spesso sottoposti a una maggiore pressione poiché devono continuamente adattarsi a un mondo su misura per i destrorsi. Ma è anche vero che, come effetto secondario, tali adattamenti producono maggiori abilità psicomotorie, migliorando ulteriormente le connessioni tra emisfero destro e sinistro e facilitando l’apprendimento di informazioni nuove.

Ecco spiegato un altro luogo comune secondo il quale i mancini sarebbero migliori nello sport.

Tutta questa adattabilità incrementa anche la flessibilità cognitiva e rende le persone mancine più abili in quei compiti che richiedono abilità multitasking.

Il mancinismo nella vita quotidiana

Nonostante gli stereotipi sull’utilizzo della mano sinistra siano ormai un lontano ricordo, i mancini non hanno ancora una vita facile in alcune azioni quotidiane. Basti pensare all’utilizzo di un paio di forbici, o a quello di un mouse per pc, oggetti progettati principalmente per le persone destrorse.

Senza considerare attività come la scrittura che, a causa della convenzione di scrivere da sinistra verso destra, impedisce alle persone mancine di vedere correttamente che cosa stanno scrivendo.

Senza contare le sbavature che la mano crea sul foglio e i segni d’inchiostro sulla pelle. Anche a tavola, le posate vengono sistemate a sinistra del piatto, nonostante poi ciascuna persona trovi il suo personale modo per utilizzarle in maniera funzionale.

Infine, molti abiti presentano i bottoni sul lato destro e le asole sul sinistro, dunque anche il semplice atto di vestirsi per un mancino può apparire un po’ più complicato. Per fortuna, oggi esistono molti articoli studiati per essere utilizzati in modo agevole anche dai mancini.

‍Essere mancini: un valore aggiunto?

A dispetto dei pregiudizi caratteristici del nostro passato, molte ricerche sottolineano come il mancinismo possa addirittura essere un vantaggio in molte attività specifiche.

Ad esempio, secondo uno studio condotto dall’Università di Toledo, le persone mancine sembrerebbero avvantaggiate nella memoria episodica, ovvero quella che si occupa di immagazzinare a lungo termine gli avvenimenti della vita di tutti i giorni.

Anche l’abilità oratoria è un’altra particolarità nei mancini, che pare siano più abili nei discorsi articolati e fluidi. Infine, i mancini sembrano più bravi anche in tutte le attività artistiche e sportive, specialmente in quelle in cui è richiesto l’utilizzo di una mano sola come il tennis, la scherma o lo squash.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.