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Che cos’è la fonofobia: quali sono i sintomi e come trattarla

La fonofobia, o ipersensibilità percettiva, indica un disturbo in cui i suoni e i rumori sono causa di profondo fastidio e forte disagio. 

I soggetti che ne soffrono hanno spesso patologie pregresse come emicrania, cefalea, disturbi d’ansia, e altro ancora. Questi disturbi contribuiscono allo sviluppo della fobia.

Nei casi meno gravi, la fonofobia si presenta come una sensazione di vago disagio di fronte a specifici suoni e rumori. Mentre nei casi più gravi, come vera e propria paura morbosa nei confronti dello stimolo o del possibile scenario.

Solo in questo ultimo caso è possibile parlare di fonofobia. Altrimenti parliamo di iperacusia e misofonia

Ne parleremo più approfonditamente nel corso dell’articolo.

Fonofobia: una definizione

Alcuni soggetti testimoniano disagio di fronte a particolari suoni. Potrebbe trattarsi del ticchettio monotono di un orologio, del rumore della masticazione e via dicendo. Questi soggetti soffrono di misofonia: una condizione da non confondere con la fonofobia. 

In alternativa, si potrebbe soffrire di ipersensibilità a rumori di lieve intensità (cioè nei confronti di stimoli generalmente ritenuti neutri o inoffensivi, come il rumore di una macchina). Parliamo allora di iperacusia.

Chi soffre di fonofobia, non sperimenta solo ipersensibilità e intolleranza nei confronti del rumore, bensì un atteggiamento di disagio morboso mescolato a pensieri invadenti. Anche a causa di patologie pregresse come cefalee ed emicranie, questi soggetti provano vero e proprio dolore in presenza di suoni e rumori.

Ecco che possono tentare di isolarsi dal mondo esterno per evitare il disagio o il dolore, arrivando a sviluppare una precisa psicopatologia.

Rapporto tra condizione fisica e fobia

La fonofobia potrebbe avere cause fisiologiche. Come detto, i soggetti che soffrono di altre patologie sono più propensi a sviluppare questa fobia specifica. Tuttavia, la problematica fisiologica non causa necessariamente la psicopatologia.

Come dire: esistono soggetti che soffrono di ipersensibilità ai suoni e ai rumori, ma che non sviluppano paura morbosa e pensieri invadenti nei confronti di questi stimoli.

La causa fisiologica non indica quindi il necessario sviluppo della problematica.

Quali sono le cause della fonofobia?

Oltre alle cause fisiologiche, possiamo individuare: 

  • Esperienze traumatiche collegate a suoni e rumori;
  • Meccanismi associativi tra un rumore e un’esperienza negativa.

Per esempio, se quando abbiamo ricevuto la notizia di un lutto eravamo circondati dal fragore di un martello pneumatico, potremmo sviluppare fonofobia verso questo stimolo particolare.

Ricordiamo che la fonofobia si accompagna spesso ad altri disturbi, tra cui compaiono:

Ecco perché risulta fondamentale ottenere una corretta diagnosi per far fronte al problema prima del peggioramento del quadro clinico.

Sintomi della fonofobia

Il fonofobico sperimenta un forte timore di fronte a stimoli percepiti o anche solo potenziali o immaginari. Può allora provare, sul piano fisico:

  • ansia;
  • disagio;
  • dolore al petto;
  • sudorazione eccessiva;
  • vampate di calore;
  • secchezza delle fauci.

E altro ancora.

Sul piano emotivo-psicologico, invece:

Per far fronte a tale sintomatologia, il fonofobico può mettere in atto strategie di evitamento o meccanismi di difesa atti ad allontanarlo dallo stimolo stressante.

Meccanismi di difesa

Sembra paradossale, ma i tentativi di fuggire da uno stimolo stressante sono tra le principali cause dell’aggravarsi di una fobia. 

Spieghiamolo con semplicità: 

  • mettiamo caso che un soggetto sviluppi fonofobia a causa di problematiche fisiologiche;
  • tali problematiche non indicano la reale pericolosità dello stimolo, quanto piuttosto una problematica relativa al soggetto in questione;
  • se il fonofobico adotta meccanismi di difesa, come l’isolamento, l’evitamento o il controllo, invia degli specifici input al cervello;
  • tra cui l’informazione per cui “lo stimolo è realmente pericoloso”.

Ecco che, a lungo termine, il cervello comincerà ad interpretare lo stimolo come pericoloso aggravando la fobia e portando il fonofobico a sviluppare altri comportamenti disfunzionali.

A lungo termine, questo meccanismo potrebbe portare auto-limitazioni da non sottovalutare nella vita di tutti i giorni.

Come si cura la fonofobia?

Se la fonofobia è causata da problematiche fisiologiche, si tenterà di arginare il problema lavorando sull’aspetto organico. Qualora questo sia impossibile, si consiglia di praticare meditazione o di apprendere tecniche di respirazione guidata che possano portare sollievo al paziente. 

Se invece il problema è ambientale (cioè relativo a un trauma), un percorso terapeutico può portare alla remissione della psicopatologia. In questo caso, si agirà sulle motivazioni profonde che hanno portato allo sviluppo della fobia specifica, andando ad indagare i vissuti traumatici del paziente sin dalla prima infanzia. Si consiglia di contattare uno specialista della materia non appena si percepiscono i primi sintomi.

Ricordiamo che le fobie specifiche tendono infatti a peggiorare nel tempo, ed è quindi necessario agire subito.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.