Autolesionismo in adolescenza: comprenderlo per superarlo

Affrontare l’autolesionismo tra gli adolescenti: un’indagine approfondita sulle sfide emotive e le strategie di sostegno. Esplora le complesse dinamiche dietro questo comportamento, comprendi i segnali di avvertimento e scopri come genitori, educatori e professionisti della salute mentale possono intervenire in modo efficace per offrire sostegno e promuovere il benessere giovanile.
autolesionismo adolescenza

L’autolesionismo negli adolescenti è un fenomeno sociale che sta assumendo proporzioni davvero preoccupanti. Tagliarsi con oggetti appuntiti come rasoi, coltelli o forbici, bruciarsi, grattarsi la pelle fino a farla sanguinare o tirarsi i capelli sono tra le manifestazioni più frequenti: dietro ognuno di questi gesti è nascosto un adolescente che cerca di regolare e comprendere tutte quelle emozioni che non riesce a gestire in nessun modo.

Scoprire che un figlio si fa del male volontariamente è un trauma per qualsiasi genitore. Superato lo choc però è necessario comprendere la gravità della situazione e agire tempestivamente su due fronti: la famiglia e il supporto terapeutico.

Qual è il significato di autolesionismo?

Cos’è l’autolesionismo?

L’autolesionismo consiste nel ferirsi di proposito, senza l’intenzione di suicidarsi: questo aspetto è così importante che si parla, in termini tecnici, di autolesionismo non suicidario.

L’autolesionismo quindi non ha come traguardo o fine la morte ma è vero che, se non curato, può causare dipendenza e soprattutto mettere in serio pericolo la vita di chi lo pratica.

Le ferite e le offese alla propria persona vengono inferte da soli, senza l’aiuto di terzi: è un comportamento che viene tenuto nascosto per vergogna e timore, anche se, come vedremo più avanti, questa percezione sta subendo una radicale trasformazione. 

L’autolesionismo è una malattia mentale?

L’autolesionismo in sé non è considerato una malattia mentale, ma piuttosto un comportamento che può essere associato a diverse condizioni di salute mentale.

Il comportamento autolesionista è classificato nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come un disturbo che necessita di ulteriori studi ma anche come sintomo del disturbo borderline di personalità; talvolta è associato ad altri problemi che riguardano la salute mentale, come la depressione o i disturbi alimentari nell’adolescenza

Alcune statistiche sull’autolesionismo in adolescenza

Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, il 27,6% degli adolescenti mette in atto condotte autolesive; nel nostro Paese il fenomeno riguarda il 20% dei ragazzi. 

A prima vista sembra che l’autolesionismo sia un comportamento lesivo utilizzato soprattutto dalle ragazze: la psicologia dell’adolescenza femminile è un terreno difficile e ricco di sfumature.

L’inizio della pandemia però ha visto un progressivo deterioramento della salute mentale tra gli adolescenti di entrambi i sessi con una netta crescita delle ospedalizzazioni e degli accessi al pronto soccorso per atti di autolesionismo.

Questi dati confermano ulteriormente che il comportamento autolesionista deve essere diagnosticato e curato il prima possibile e che anche la psicologia maschile adolescenziale deve essere esplorata e monitorata con attenzione.

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Autolesionismo e disregolazione emotiva

I problemi in adolescenza sono svariati. Parlare di autolesionismo in adolescenza vuol dire addentrarsi nell’universo ricco e complesso delle emozioni umane. Cosa succede quando i meccanismi tipici della regolazione emotiva non funzionano? Le risposte emotive diventano poco flessibili, incontrollate, dirompenti. 

Siamo nel campo della disregolazione emotiva: non siamo più capaci di regolare l’intensità di ciò che proviamo, la difficoltà nel modulare la risposta alle richieste del contesto è ardua, se non impossibile.

L’autolesionismo in adolescenza si colloca proprio qui, in questa zona d’ombra, perché si manifesta in un contesto di emozioni intense e difficili da controllare e dalle quali non riusciamo a prendere le distanze. 

Per quanto paradossale possa sembrare, l’autolesionismo è un’azione che interrompe e regola (apparentemente) il flusso delle emozioni. L’adolescente non ha appreso nessun altro metodo per farlo e avverte forte l’impulso di doversi difendere da un mondo che viaggia a un velocità incomprensibile.

Tagliarsi ha una funzione adattiva nei primi istanti ma tale funzione scompare nel giro di pochissimi minuti: basta poco infatti per tornare di nuovo in quell’inferno personale fatto di sensi di colpa, rabbia, tristezza, vergogna, scarsa autostima e desiderio di isolarsi. L’autolesionismo non è una patologia ma un meccanismo malsano di coping.

Tipi di autolesionismo

Esistono diversi tipi di autolesionismo anche se la più diffusa è il taglio. Spesso gli adolescenti si tagliano con un coltello o oggetto appuntito, come una sorta di rituale.

Tra le tipologie di autolesionismo ricordiamo:

  • graffiare, mordere, forare o bruciare la propria pelle
  • colpire o prendere a pugni se stessi 
  • strapparsi i capelli (tricotillomania)
  • riaprire ferite o rimuovere croste e punti di sutura (dermatillomania)
  • abuso di sostanze
  • allenarsi fino a stare male
  • tagli sulle braccia
  • tagli sulle gambe
  • sbattere la testa o il corpo contro pareti e oggetti duri

Tagli e autolesionismo adolescenza

Il taglio è spesso considerato la forma più comune di autolesionismo. Questo comportamento può manifestarsi attraverso l’uso di oggetti affilati per creare lesioni superficiali sulla pelle. Sebbene le ragioni dietro tale comportamento possano variare, spesso è associato a una ricerca di sollievo dal dolore emotivo o da sentimenti intensi che possono essere difficili da gestire.

Ricorda: il taglio non risolve i problemi sottostanti e può comportare rischi per la salute fisica e mentale.

Tagli e autolesionismo adolescenza

Autolesionismo in adolescenza: cosa dice la psicologia

Autolesionismo in adolescenza: la psicologia svolge un ruolo fondamentale perché ci aiuta a capire le dinamiche che invadono la mente dei ragazzi. 

L’età adolescenziale è una fase caratterizzata da numerosi cambiamenti a livello ormonale, educativo, sociale, fisico. In questo passaggio cruciale della vita di un essere umano a dettare il passo di ogni cambiamento è la ricerca della propria identità: inizia la separazione dai propri genitori, si ridefiniscono i limiti e i confini di idee considerate valide fino al giorno prima, si sviluppano gusti, opinioni, tendenze. 

Gli amici diventano il centro della propria vita ma, al tempo stesso, l’amicizia durante l’adolescenza a volte semplifica la vita di un ragazzo ma spesso si trasforma in una fonte importante di disagio. 

In questo periodo emozioni come frustrazione, angoscia, rabbia o senso di vuoto non solo sono frequenti ma anche intense e spesso difficili da gestire. 

Come si fa a reagire a questa tempesta emotiva, soprattutto in presenza di fattori di rischio come l’insicurezza, la scarsa autostima, l’impulsività o un attaccamento negativo alle figure di accudimento?

L’autolesionismo in adolescenza è un comportamento legato alla capacità d’adattamento del singolo e al suo processo di maturazione. È una strategia di coping con la quale chi ha pensieri autolesionistici cerca di gestire le emozioni negative; è uno strumento necessario per alleviare lo stress psicologico generato da eventi troppo grandi da controllare. Non è una patologia ma una risposta e un urlo di dolore che deve essere ascoltato il prima possibile.

ll dolore fisico sembra più tollerabile di quello emotivo ed è proprio questa la molla che fa scattare l’impulso della condotta autolesiva. L’adolescente sperimenta una sensazione di sollievo temporaneo e benessere che lo porta a reiterare il comportamento dannoso e a diventarne dipendente nel tempo. 

I problemi comportamentali durante l’adolescenza sono numerosi ma l’autolesionismo assume un ruolo particolare, soprattutto in presenza di giovani che non sanno o non possono reagire in maniera equilibrata alle sollecitazioni del mondo esterno.

Autolesionismo in adolescenza: come se ne esce?

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Film sull’autolesionismo in adolescenza

La visione di una pellicola dedicata all’autolesionismo durante l’adolescenza può davvero aiutarci a comprendere fino in fondo questo comportamento? 

I film, così come i libri, ci aiutano a capire in modo più profondo i ragazzi, le loro storie e le difficoltà che incontrano durante la ricerca della loro identità; stimolano l’empatia, stimolano il dialogo in famiglia e sensibilizzano.

Tra i film e serie tv più consigliati troviamo:

  • il giardino delle vergini suicide
  • il cigno nero
  • tredici
  • creature del cielo

Quali sono le cause dell’autolesionismo in adolescenza?

Possiamo dividere le cause dell’autolesionismo in adolescenza in 3 macro gruppi. 

Chi ha una personalità autolesionista:

  • trasforma il dolore emotivo in fisico per renderlo più tollerabile: non riuscendo a esprimere il disagio o l’angoscia, il ragazzo si taglia per concentrare il dolore in un punto e renderlo tangibile;
  • cancella le emozioni indesiderate: il taglio distrae dai pensieri scomodi e angoscianti;
  • anestetizza il dolore e le emozioni spiacevoli: durante il taglio, sopraggiunge una strana calma e un’inaspettata sensazione di benessere che allevia l’angoscia.

Un adolescente o un giovane adulto può praticare l’autolesionismo perché bullizzato o se vive una situazione familiare di disagio o di abuso. 

A volte invece è un meccanismo che subentra quando un ragazzo cerca di punirsi per qualcosa di ingiusto che crede di aver fatto. Sono gli adolescenti che forniscono una narrazione di sé negativa: secondo quando riportato da uno studio di DeAngelis, più sono forti le convinzioni negative su se stessi, più si è disposti a sopportare il dolore autoinflitto.

Spesso è un’azione compiuta quasi inconsciamente per alleviare lo stress, soprattutto se non è necessario l’utilizzo di un oggetto per mettere in atto la condotta autolesiva.

L’autolesionismo infine può essere il risultato di un disturbo psicologico come, ad esempio, il disturbo borderline di personalità.

Quali sono le cause dell'autolesionismo in adolescenza?

Autolesionismo adolescenza: cosa fare

Come si cura l’autolesionismo in adolescenza?

Come guarire dall’autolesionismo? Ci si chiede spesso quali sono le cure più adatte per l’autolesionismo.

Il primo ambito sul quale lavorare è la famiglia. I genitori sono chiamati a convalidare le emozioni dei propri figli, anche se accettare i comportamenti autolesionistici non è semplice. È normale avere paura e sentirsi smarriti di fronte a un figlio che soffre e che utilizza una condotta autolesiva: non sentiamoci in colpa ma cerchiamo di superare in fretta questo stato d’animo.

La chiave per aiutare un adolescente in difficoltà è mostrare empatia e comprensione senza lasciar trapelare rabbia, incertezza o risentimento. Cerchiamo di assumere un atteggiamento non giudicante, ascoltiamo e affrontiamo il problema che l’autolesionismo tenta di nascondere.

Aiutiamo i ragazzi a cercare strategie di coping alternative ma soprattutto chiediamo il supporto di un professionista della salute mentale.

Autolesionismo in adolescenza: la terapia

Un intervento precoce evita che la condotta autolesiva da impulso temporaneo si trasformi in dipendenza.

La psicoterapia, individuale e familiare, è necessaria per capire la causa alla base del comportamento autolesionista, per insegnare all’adolescente ad affrontare positivamente le situazioni difficili e a trovare altri strumenti per alleviare la tensione emotiva.

La terapia cognitivo comportamentale rappresenta uno degli approcci più efficaci perché migliora le abilità del problem solving aiuta ad affrontare i problemi che si presentano nella vita e a gestire correttamente il disagio che essi possono causare. Riconoscere le proprie risorse e i propri punti di forza per affrontare situazioni poco piacevoli è fondamentale per risolvere i comportamenti autolesionistici.

Chiedere un supporto professionale quindi è il modo migliore per ridurre il rischio di autolesionismo. L’apprendimento di sane capacità di coping, la formazione di connessioni sociali e il dialogo sulle eventuali influenze negative e disfunzionali possono aiutare il recupero dell’adolescente.

Autolesionismo in adolescenza: la terapia

A chi posso rivolgermi?

Se hai ritrovato un po’ di te in quello che hai letto, magari puoi pensare di aiutarti facendo psicoterapia con noi: siamo un centro medico autorizzato.

Il servizio è completamente online, con centinaia di psicoterapeuti e psicoterapeute (cioè hanno la specializzazione) con in media circa 10 anni di esperienza.

Tutto inizia con il desiderio di vivere una vita migliore. Noi possiamo sostenerti; Serenis è a un solo link di distanza.

Il primo colloquio è gratuito, poi 55 € a seduta, o 202 € ogni 4 sessioni.

Fonti

  • DeAngelis, T. (n.d.). A new look at    self-injury. https://www.apa.org. https://www.apa.org/monitor/2015/07-08/self-injury
Redazione

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
In Italia, la recente attenzione mediatica al benessere mentale vede giornali, creator, e centri medici impegnati nella produzione di contenuti informativi. In questo contesto il processo di revisione è fondamentale e lo scopo è garantire informazioni accurate. Il nostro processo di revisione è affidato ai terapeuti e alle terapeute che lavorano in Serenis, con almeno 2.000 ore di esperienza.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.