Il testo di Coraline: dalle parole dei Måneskin al racconto di una sofferenza non riconosciuta

La canzone “Coraline” affronta temi come la dipendenza emotiva, l’ossessione e la struggente ricerca di amore e accettazione.

Nel corso dei decenni la canzone italiana ci ha abituati a testi particolarmente intensi e profondi, che vogliono trasmettere un significato preciso a chi li ascolta, non solo regalare della bella musica e delle canzoni orecchiabili. Da alcuni anni, inoltre, i temi di rilevanza psicologica si stanno affacciando su questo panorama, con alcuni interpreti che cercano di toccare i sentimenti più profondi del pubblico allo scopo di sensibilizzarli su aspetti anche drammatici che potrebbero far parte della vita di chiunque, ma spesso vengono nascosti per paura, per vergogna o per non dover affrontare a muso duro la troppa sofferenza che causano.

La musica è importante per il nostro benessere mentale, per sentirci compresi e meno soli.

Questo è lo spirito che ha portato alla composizione di Coraline, una canzone del popolarissimo gruppo dei Måneskin, densa di significato ma quasi ermetica. Ecco la nostra interpretazione di Coraline e del suo testo.

Di che cosa parla il testo di Coraline?

Il testo di Coraline è legato a filo doppio con il ritmo della canzone, che da una melodia delicata e malinconica passa, d’un tratto, nella seconda parte, a un ritmo più sostenuto, duro e con forti richiami al rock puro: un cambiamento talmente improvviso che il brano sembra spezzato e, a tratti, una composizione di due opere distinte. La chiave di questa scelta, risiede nelle parole, che compongono la parte essenziale di questa canzone che certamente non può essere ascoltata con leggerezza, o perde completamente di significato.

Nella prima parte, infatti, quella caratterizzata da un ritmo melodico, viene introdotta la figura della protagonista, Coraline, descritta in termini positivi sia a livello di bellezza che di forza d’animo, determinazione e generosità. Ma la forte capacità empatica, la freschezza e il coraggio sono solo una facciata che il personaggio usa per celare ciò che veramente porta dentro di sé e che non racconta (da qui il senso delle parole che vengono ripetute in circolo: “Dimmi le tue verità”).

Il testo dice che il cuore di Coraline è spezzato a metà, proprio perché la realtà è diversa da quella che lei vuole mostrare. Mentre iniziamo a capirlo, i versi della canzone ci portano nella seconda parte, dove il cambio di ritmo suona come un grido, una richiesta di aiuto. Questo perché ciò che Coraline sta cercando di nascondere è un dolore psicologico, che le impedisce di uscire da una “misera porta” e la espone al giudizio degli altri, che fraintendono le sue fragilità privandola di ogni valore individuale.

Il malessere psicologico nel testo di Coraline

La sofferenza di Coraline viene descritta inizialmente come un peso che la ragazza si deve portare ovunque vada, che preme contro il suo cuore e che rischia in ogni momento di spezzarla definitivamente. Procedendo con il testo, questo malessere prende sempre più forma in quelli che sembrano essere i sintomi di una depressione ansiosa. Coraline viene sopraffatta dalla tristezza e dal bisogno di piangere, e al contempo cerca di negare la sua condizione, rifiutandosi di mangiare e desiderando di sparire (un’affermazione che potrebbe sottendere sia la speranza di morire che una sofferenza legata a un disturbo alimentare).

Ma la realtà esterna la mette di fronte a persone spietate, pronte a elargire un giudizio senza essere in grado di capire questo dolore e senza nemmeno provarci. Sono questi commenti crudeli (o almeno che come tali vengono percepiti da una personalità fragile come quella di Coraline) a distruggere la ragazza e la sua autostima.

Ma non tutti sono insensibili e incapaci di vedere che quello di Coraline è un problema che non ha a che fare con una sua mancanza di valore: ci sono anche persone compassionevoli che la esortano a cambiare vita, a prendere in mano la situazione con un atto di coraggio per uscire finalmente dalla sua depressione e trovare la pace, liberandosi dal mostro che la trattiene prigioniera in una gabbia fatta di dolore.

Ma è la stessa depressione a bloccare la strada a Coraline, piazzando ostacoli lungo tutto il suo cammino, ostacoli che sembrano insormontabili e che tolgono ogni speranza di miglioramento. Coraline vorrebbe riuscire a stare meglio, ma le sembra impossibile riuscirci perché non sa vedere che ha a disposizione delle risorse interne che la possono aiutare a trovare una via di fuga. Ci sono anche persone che si rivolgono a lei direttamente, proponendosi in prima persona di aiutarla a rimettere in sesto la sua vita e ritrovare se stessa, difendendola da un mondo ostile che è sempre pronto a puntare il dito ma mai a capire ed è in grado di ferire in profondità.

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Le verità di Coraline nel testo

Nell’ultima strofa, il quadro si chiarisce quando sembra esserci un’apertura da parte di Coraline, alla quale ancora una volta viene chiesto di raccontare la sua storia. Scopriamo allora che Coraline ha subito abusi da parte del padre, e questo elemento attribuisce un nuovo significato a tutta la canzone: la porta che Coraline non riesce a varcare è quella della sua stessa casa, che racchiude la sua sofferenza psicologica dandole un luogo dal quale non può scappare, che la tiene prigioniera come una gabbia, come la gabbia che i sintomi hanno eretto intorno a lei, ponendola in un circolo di dolore che sembra destinato a non finire.

Anche la stessa depressione ansiosa che tormenta il cuore e i pensieri della ragazza potrebbe essere letta sotto una luce diversa, ovvero quella del disturbo post-traumatico da stress, caratterizzato da una dissociazione della persona, che desidera uscire dalla sua condizione e liberarsi dal tormento di un incubo sempre presente.

Coraline ha una psiche completamente sgretolata a furia di convivere con il suo dolore, che le rende difficile essere la persona che vorrebbe e che sente di essere in realtà: vorrebbe mostrare al mondo la sua gentilezza e la bellezza che ha dentro, ma il mondo è fonte di sofferenza, e lei non è in grado di concedergli gentilezza che non viene ricambiata. Ogni giorno Coraline lotta per tenere a bada la sua sofferenza e contro il pericolo che tutto si ripeta. Non può affidarsi nemmeno alla famiglia, e questa consapevolezza semina ulteriore insicurezza perché casa è pericolosa esattamente quanto immagina che lo sia il mondo esterno.

Ciò che Coraline vorrebbe davvero è riuscire a non lasciarsi intaccare da nessuno, né dalla violenza fisica né da quella dei commenti che feriscono come un’ascia. Ma ciò che ottiene è solo la dissimulazione, il tentativo di nascondere ciò che la fa star male per mostrare solo il meglio di sé dietro una maschera.

Conclusioni: cosa ci dice il testo di Coraline?

L’unico modo che Coraline ha di migliorare la sua condizione è lasciarsi finalmente casa alle spalle, riuscendo a varcare quella fatidica porta, che in parte rappresenta il confine tra un mondo di abusi e la salvezza, in parte l’ostacolo da superare per sganciarsi dai sintomi e dalla depressione. Il solo modo di fare è chiedere aiuto, cominciando con il rivolgersi a un professionista che sappia guidare una persona sofferente lungo un percorso di riconoscimento delle sue risorse interne, che possono essere canalizzate in uno sforzo destinato al recupero del benessere.

Ciò che Coraline deve ricostruire è qualcosa di più profondo dell’autostima, e la ricerca che deve intraprendere non è semplicemente quella della libertà: Coraline deve ricomporre se stessa, rimettendo insieme i frantumi della sua identità spezzata per poter tornare a essere serena e, un giorno, a sorridere.

Ma il testo della canzone non si limita a questo e cerca anche di sensibilizzare rispetto all’importanza di astenersi da elargire giudizi a cuor leggero senza essere riusciti a entrare nel mondo di una persona che convive con un dolore, perché non possiamo sapere quanto sia grande finché non conosciamo la sua storia. Il testo di Coraline è un invito alla stessa società, un’esortazione a cambiare prospettiva, a sospendere il commento facile e impegnarsi nel formare una rete che possa essere un supporto per le persone che vivono un malessere psicologico e hanno bisogno di aiuto, non un’arma contro di loro.

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.