Emetofobia: che cos’è, quali sono i sintomi e le soluzioni

Scopri cosa è l’emetofobia, quali sono i sintomi e le possibili soluzioni per affrontarla in modo efficace.

L’emetofobia è un disturbo d’ansia in cui la persona ha un timore incontrollato e irrazionale di vomitare. L’emotofobico ha paura non solo di poter vomitare, ma anche di veder vomitare e in genere di assistere a scene legate al vomito.

Sebbene si tratti di un disturbo abbastanza raro, si pensa che quasi il 7% della popolazione femminile e il 2% della popolazione maschile ne soffra.  

I sintomi dell’emetofobia possono riguardare sia la sfera fisica, che quella psicologica ed emotiva.

Le ipotesi di cura possono comprendere: terapia cognitivo-comportamentale, terapia breve strategia e EDMR.

In questo articolo, esamineremo tutti questi punti nel dettaglio.

Una volta letto, speriamo che tutti i tuoi dubbi su questa condizione siano chiariti e che possa esserti utile nel comprendere e affrontare l’emetofobia, se la stai vivendo o se conosci qualcuno che ne è affetto.

Emetofobia: per una definizione

L’emetofobia è difficile da individuare. Questo perché, non di rado, si accompagna ad altre situazioni psicopatologiche come il disturbo ossessivo-compulsivo, l’ipocondria e altro ancora.

L’emetofobia è inoltre causa di vergogna per chi ne soffre: ecco che diviene spesso difficile fornire una diagnosi e intervenire tempestivamente sul problema. 

Molto in generale, possiamo definire l’emetofobia come la paura incontrollata e irrazionale di vomitare, assistere a scene di vomito o prospettarsi scenari simili.

Come in altri disturbi d’ansia, anche l’emotofobico va incontro ad una precisa sintomatologia che adesso analizzeremo nel dettaglio. 

Quali sono i sintomi dell’emetofobia?

I disturbi fobici tendono a svilupparsi secondo una sintomatologia precisa. Essa può comportare: 

In presenza del vomito

  • ansia; 
  • panico;
  • sudorazione eccessiva;
  • secchezza delle fauci;
  • confusione;
  • cefalee.

E in generale sintomi collegati alle crisi d’ansia e agli attacchi di panico.

Davanti al possibile scenario di vomito

Anche dinanzi al possibile scenario di vomito, il fobico può sperimentare sintomi simili a quelle sopradescritti. Questo perché, a livello neurologico, una prospettiva immaginativa può avere le stesse conseguenze emotive di un oggetto reale.

Ecco che il fobico non si limita ad evitare situazioni concretamente legate al vomito, ma ad allontanarsi da tutte quelle circostanze in cui si prospetta la possibilità di incontrare l’oggetto della fobia.

A lungo termine

Per rimandare l’incontro con l’oggetto stressante, il paziente può mettere in atto strategie di evitamento. Si tratta di una soluzione disfunzionale che consiste nell’evitare determinate situazioni percepite come pericolose.

Per esempio, il paziente potrebbe: 

  • evitare circostanze in cui il vomito potrebbe presentarsi come evenienza (feste di bambini, cene, viaggi, locali, ristoranti e altro ancora): andando quindi a limitare fortemente la propria libertà personale;
  • evitare l’assunzione di alcuni alimenti potenzialmente pericolosi (come crostacei, dolci, etc.). 

Strategie di controllo

Oltre all’evitamento, il soggetto fobico può mettere in atto strategie di controllo. Si tratta di soluzioni che mirano alla gestione della paura irrazionale e che rientrano a pieno titolo nei comportamenti compulsivi. 

Per esempio, se l’emetofobico ha il timore di vomitare a causa dell’alimentazione, potrebbe:

  • Controllare compulsivamente le scadenze.
  • Cuocere per tempi prolungati gli alimenti.
  • Sviluppare un’ossessione per la pulizia

Ecco perché, da un altro punto di vista, questo disturbo fobico può spesso essere correlato al disturbo ossessivo-compulsivo di personalità. 

Perché si ha paura di vomitare?

Le cause dell’emetofobia sono complesse da individuare. Sappiamo però che possono dividersi in cause caratteriali

  • Il paziente potrebbe per esempio avere un’alta sensibilità alle sensazioni di disgusto (e soffrire anche di emofobia e consimili).

In cause ambientali

  • Il soggetto fobico ha forse esperito situazioni traumatiche e/o stressanti relative al vomito.

Per sviluppare la fobia, non è necessario aver vissuto un’esperienza del genere in prima persona. Molti emetofobici testimoniano di aver visto vomitare un genitore, un amico o una persona a loro vicina. 

L’esperienza traumatica, anche in virtù di un disturbo d’ansia, ha poi assunto la forma psicopatologica della fobia. 

Come si cura l’emetofobia?

A lungo termine, l’emetofobia può divenire invalidante e impedire lo svolgimento dei più semplici compiti quotidiani. Lo abbiamo visto: le due soluzioni disfunzionali dell’evitamento e del controllo possono portare il paziente ad isolarsi dalla vita sociale e relazionale.

Ecco perché diviene necessario intervenire il prima possibile per individuare la causa del disturbo e agire su di essa. Ad oggi, per la cura dei disturbi fobici sono in genere raccomandate: 

L’EDMR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una terapia basata sull’esposizione a stimoli visivi e uditivi. Funziona grossomodo così: le sessioni hanno durata media di un’ora o un’ora e mezza. Durante i primi momenti, i pazienti devono concentrarsi sui vissuti traumatici che hanno generato la fobia.

In seguito, il medico utilizza strumenti di stimolazione oculare o sonora. Indirizza al contempo il pensiero del paziente su particolari positivi pur facendolo rimanere legato al vissuto traumatico. Con l’avanzare del tempo, il soggetto fobico comincerà a collegare un ricordo positivo all’evento stressante.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.