Le fobie sono paure irrazionali, morbose e incontrollabili rivolte verso oggetti specifici. Sono categorizzate dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione) come disturbi dello spettro ansioso. Nello specifico, la talassofobia viene indicata come una psicopatologia in cui il paziente sperimenta ansia e disagio di fronte al pensiero del mare o al mare stesso.
Non è da confondere con l’idrofobia: cioè con la paura dell’acqua e dei liquidi in generale. Chi soffre di talassofobia può sperimentare angoscia, tensione emotiva e psicologica, attacchi di panico quando deve fare il bagno, salire su una barca o su una nave, nuotare in mare aperto. In alternativa, può mettere in atto strategie di evitamento tese ad evitare l’incontro con l’oggetto stressante.
Tra le cause della talassofobia ricordiamo: disturbi d’ansia generalizzata, esperienze traumatiche, altri disturbi fobici pregressi come paura degli squali o terrore degli scogli.
Le ipotesi di cura possono comprendere terapia cognitivo-comportamentale mirata alla gestione dello stimolo ansiogeno; terapia breve strategica finalizzata alla sostituzione di una risposta disfunzionale con una risposta funzionale o non patologica.
Ne parleremo nel corso di tutto l’articolo. Speriamo che, al termine della lettura, tu abbia tutte le informazioni che desideri sulla talassofobia, sulle cause, i sintomi e le ipotesi di cura.
Talassofobia: una definizione
La talassofobia è un disturbo d’ansia: ansia rivolta verso uno specifico oggetto e cioè il mare. Al contrario dell’idrofobia e dell’acquafobia, non riguarda il liquido in generale, ma gli specchi d’acqua profondi che possono nascondere potenziali pericoli.
I soggetti fobici tendono spesso a scambiare un pericolo potenziale o immaginario per un pericolo reale: di qui i sintomi tipici del panico che possono accompagnarsi a queste patologie.
Chi soffre di talassofobia?
Quando ci troviamo di fronte ad un pericolo mortale, il nostro organismo si “mette sulla difensiva” preparandosi a combattere o a fuggire. Si tratta di una reazione fisiologica (che accomuna tutti i mammiferi e gli animali in generale), che implica:
- accelerazione del battito cardiaco;
- cambiamento nel ritmo respiratorio;
- tensione muscolare;
E altro ancora.
La stessa reazione che dovevano sperimentare i nostri avi quando, fuori dalle grotte, si trovavano a combattere con un leone o con una bestia selvatica. Questi cambiamenti fisiologici hanno il preciso compito di preparare il mammifero alla lotta per la sopravvivenza.
Ora, il soggetto fobico ha la tendenza a concepire come pericoloso uno stimolo generalmente concepito come neutro; di conseguenza può sperimentare la sintomatologia del panico anche di fronte a situazioni inoffensive.
I sintomi della talassofobia
Colui che soffre di talassofobia vede nel mare un pericolo sempre in agguato. Non sorprende che la sintomatologia di questo disturbo comprenda (dal punto di vista somatico):
e altro ancora. Il talassofobico può sperimentare questi sintomi mentre si trova in mare o se rimugina sullo scenario potenziale. Dal punto di vista psicologico, la patologia comporta invece:
- ansia;
- attacchi di panico;
- paura di morire;
- confusione mentale o brain fog;
- pensieri apocalittici.
Di cosa ha paura un talassofobico?
Il soggetto talassofobico non ha solamente paura di farsi il bagno. Può anche sperimentare:
- paura di navigare;
- paura di fare il bagno al largo;
- paura dell’oceano;
- paura del mare di notte;
- paura di annegare;
- paura degli squali;
- paura degli scogli appuntiti.
Di conseguenza, mette in atto alcune strategie disfunzionali come l’evitamento per non imbattersi nello stimolo ansiogeno. Può allora rifiutarsi di andare al mare, evitare di fare il bagno, fare il possibile per non ritrovarsi in situazioni di socialità che comprendano l’acqua come elemento fondamentale.
Quali sono le cause della patologia?
Tra le cause di talassofobia ricordiamo:
- esperienze traumatiche avvenute in mare (potenziali annegamenti, vissuti in prima persona o osservati);
- patologie pregresse come disturbo d’ansia generalizzato;
- insicurezza e bassa autostima;
- paura dell’ignoto;
- rapporto disfunzionale con le figure genitoriali;
- cause di natura genetica.
Tutti questi elementi portano il talassofobico a vedere nel mare uno stimolo offensivo. Si tratterà, in studio o online, di cominciare un percorso terapeutico che possa modificare questo schema cognitivo di natura patologica.
Come si cura la talassofobia
Come accennato, le ipotesi di cura possono comprendere percorsi terapeutici atti a modificare la risposta del paziente di fronte allo stimolo. A questo scopo, sono consigliate soprattutto la terapia cognitivo-comportamentale e quella breve strategica: modelli che possono, in tempi brevi e con relativa efficacia, insegnare al fobico come gestire lo stimolo ansiogeno e come modificare la risposta di base.
La terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo la ristrutturazione cognitiva del paziente:
- modificando gli schemi cognitivi del soggetto fobico (es. il mare è pericoloso — il mare non è pericoloso);
- si può arrivare a modificare anche la sua risposta di fronte allo stimolo (ansia, panico — reazione non patologica).
Si consiglia di consultare uno specialista se si soffre di talassofobia o di altre patologie legate a paure incontrollate, irrazionali e morbose.
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