Spazi liminali: confini e transizioni della vita

Gli spazi liminali sono aree o momenti di transizione, soglia o limine tra due stati o condizioni. Questi spazi sono caratterizzati da un senso di incertezza, ambiguità e possibilità di trasformazione

Esiste sempre un confine tra due punti nel tempo o tra due luoghi nello spazio. Questo confine segna un passaggio, una via di mezzo tra due terreni, una struttura intermedia tra due ambienti o momenti. Questo luogo di transizione è ciò che viene chiamato spazio liminale. La parola “limen” viene dal latino e significa “soglia”. Esso indica un passaggio fisico, tra un dentro e un fuori e temporale, tra un prima e un dopo. Quando ti trovi in uno spazio liminale, non sei più dov’eri prima ma non sei ancora dove dovresti o vorresti arrivare. Lo spazio liminale è quello spazio di mezzo in cui si prova disorientamento, talvolta confusione, proprio per la sua caratteristica di essere instabile. Gli esempi più comuni di spazio liminale riguardano le fasi della vita, ad esempio il passaggio dall’età infantile all’età adulta, oppure la condizione di transizione tra uno status ed un altro dal punto di vista sociale, come accade quando si diventa genitori. Per questo motivo capita a tutti di sostare per un periodo più o meno lungo su questa soglia.

Origine del concetto di spazio liminale


Il concetto di spazio liminale applicato alle scienze umane nasce per la prima volta in campo antropologico grazie agli studi condotti da Van Gennep presso i popoli primitivi. Egli si accorse che in tutte le culture primitive esistono diversi riti di passaggio che servono a rendere socialmente evidenti i passaggi da una fase della vita ad un’altra. In queste culture si considera importante celebrare con complesse cerimonie pubbliche la transizione verso una diversa condizione sociale, ad esempio quando si è pronti per diventare adulti oppure quando si stabilisce la formazione di una nuova famiglia. Ma perché in queste culture primitive gli spazi liminali sono così importanti? Certamente i popoli che vivono nelle comunità tradizionali hanno compreso la necessità di accompagnare l’individuo attraverso questi difficili passaggi della vita. I membri della comunità non sono lasciati da soli nel momento in cui devono affrontare le incertezze dell’esistenza e trovano sostegno e conforto nell’intera struttura sociale di appartenenza. Le società tribali attraverso i riti di passaggio rendono visibile l’invisibilità degli spazi liminali. Poiché gli spazi liminali sono incerti e inducono preoccupazione, renderli visibili riduce l’ansia.

Spazi liminali nella società


Anche nella nostra società occidentale gli spazi liminali sono importanti. Per questo esistono moderni riti di passaggio che svolgono la stessa funzione delle cerimonie tribali studiate dall’antropologia. Celebrare in società anniversari, compleanni, matrimoni serve a segnare in modo formale il nostro passaggio da una fase all’altra della vita. Come per le culture primitive anche nel nostro caso si tratta di modalità condivise socialmente che rendono manifesti, visibili e reali gli spazi liminali. Molti riti di passaggio moderni includono sia cerimonie religiose che laiche. In queste occasioni di festa amiamo condividere con le persone più care, amici e familiari, i momenti di transizione sociale allo scopo di mantenere una stabilità nel delicato processo di trasformazione individuale o di coppia. Ad esempio la laurea o il battesimo di un figlio sono avvenimenti che consideriamo speciali e per questo riteniamo di doverli festeggiare. Regolare i rapporti sociali significa dunque rendere noto agli altri in quale fase dell’esistenza ci troviamo, definire una nuova categoria di appartenenza o manifestare l’avvenuto passaggio da una condizione precedente ad una attuale.

Spazi liminali psicologici


Non sempre lo spazio liminale è uno spazio piacevole in cui trovarsi. Di solito, dal punto di vista psicologico non è facile abbandonare le certezze offerte da una precedente identità per raggiungere nuovi stati o condizioni sociali. Generalmente la nostra mente preferisce la certezza, l’ordine e la stabilità. Gli spazi liminali psicologici dipendono direttamente dal modo in cui funziona la psiche umana. Numerosi studi nel campo della psicologia sociale e cognitiva dimostrano che l’essere umano tende a suddividere il mondo in categorie con confini ben definiti. Quando pensiamo ad una realtà sociale di solito tendiamo ad incasellarla all’interno di una precisa struttura: bambino o adulto, single o sposato, occupato o disoccupato. Questo pensiero duale che divide la realtà in “bianco o nero” lascia sfuggire molti aspetti che potrebbero non rientrare in queste categorie. Da una parte schematizzare le cose semplifica la nostra esistenza e rende meno faticosa la vita in società. Dall’altro lato però racchiudere il mondo in schemi rigidi impedisce di coglierne la complessità. Questo modo di ragionare per scatole chiuse ci spiega perché ad esempio alcune persone hanno ancora problemi ad accettare le persone transgender. Questa condizione sociale infatti risiede nello spazio liminale tra i concetti di maschio e femmina sfidando la nostra percezione sul modo binario in cui è classificata l’identità di genere. Lo stesso vale per i problemi di salute mentale. Questi spesso non sono visti come problemi reali da molti, a causa della loro invisibilità. Il disturbo mentale infatti viola le aspettative comuni sul concetto stesso di malattia perchè molti sintomi non sono direttamente osservabili da un occhio inesperto.

Vivere nello spazio liminale: la crisi di identità


Certo, è difficile vivere in uno spazio liminale. Può diventare complicato sopportare le conseguenze psicologiche negative, come sentirsi invisibili o esclusi dalla società oppure vivere una crisi dell’identità. Le persone hanno un forte bisogno di appartenere ad una categoria predefinita. Avere un lavoro o una relazione stabile ci permette di rientrare in caselle considerate valide socialmente. Ciò ci fa sentire sicuri e protetti perché la società riconosce la struttura a cui apparteniamo. Quando invece ci si trova a metà strada tra una categoria e l’altra si rischia di vivere nelle molteplici sfumature di grigio. Attraverso lo spazio liminale ci siamo passati tutti almeno una volta nella vita. Pensiamo ad esempio al periodo dell’adolescenza. Se guardiamo un adolescente capiamo molto bene il concetto di spazio liminale come confine tra uno stato e l’altro. Sì può dire che, sia fisicamente che mentalmente, l’adolescente si trova nella via di mezzo tra l’essere un bambino e l’essere un adulto, intrappolato tra due fasi della vita. È normale dunque che in questo momento di passaggio si verifichi una confusione nell’identità. Su questo tema lo psicologo Erikson ha espresso il suo pensiero inserendo la crisi adolescenziale tra i più delicati momenti del ciclo di vita individuale.

Lo spazio liminale e gli eventi della vita

Oltre alle normali fasi di passaggio che segnano il regolare svolgimento del ciclo dell’esistenza esistono anche numerosi e importanti eventi della vita che possono farci sostare negli spazi liminali per periodi di tempo più o meno lunghi. Prendiamo ad esempio il caso del divorzio. Il matrimonio è una fase decisiva della vita di molte persone, spesso prevedibile e attesa. Per questo, la rottura di un rapporto è spesso un evento traumatico che cambia la vita, modifica i pensieri, può produrre ansia o depressione. La fine di una relazione, anche nelle situazioni migliori, è sempre un evento critico difficile da superare. Quando avviene una separazione la persona attraversa uno spazio liminale transitorio in cui può succedere che si senta ancora legata al proprio ex mentre cerca di voltare pagina. Questo stato di incertezza causato dalla liminalità costringe alcuni a intraprendere nuove relazioni che servono ad alleviare la confusione, ripristinare l’identità e ristabilire un certo ordine mentale. In altre situazioni qualcuno crede di poter superare lo spazio liminale tagliando tutti i ponti con il passato e rimuovendo completamente l’ex dalla propria vita. Durante la permanenza nello spazio liminale, la loro identità precedente cercherà di riportarli indietro mentre la loro nuova identità li spingerà in avanti. Molti devono ricorrere ad un supporto psicologico per riuscire ad affrontare il profondo cambiamento in atto nella loro vita.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.