Cinofobia: perché ho paura dei cani?

Affrontare la cinofobia può portare a una maggiore tranquillità e libertà emotiva, consentendo di vivere senza l’ansia e il disagio associati alla presenza dei cani.

Leggi la scheda riassuntiva per scoprire subito ciò che stai cercando.

  • La cinofobia è un termine di derivazione greca che significa paura dei cani.
  • Se presenti questa fobia, devi sapere che rientra nei cosiddetti disturbi d’ansia.
  • Le cause della cinofobia possono comprendere: condizionamento classico, apprendimento osservativo, tramissione.
  • Le ipotesi di cura comprendono ristrutturazione cognitiva con percorso terapeutico o tecniche di rilassamento.

Scendiamo più nel dettaglio.

Cinofobia: diamone una definizione

Come accennato, la cinofobia rientra nei disturbi d’ansia (puoi leggere questo articolo se vuoi saperne di più sull’argomento). Possiamo intanto definire l’ansia come uno stato di agitazione nei confronti di uno stimolo o di uno scenario.

Le fobie riguardano sempre uno di questi elementi. Nel nostro caso, l’incontro con un cane, la prospettiva di poterne incontrare uno e via dicendo.

Il soggetto cinofobico ha dunque un timore incontrollato e irrazionale nei confronti dei cani, che può provocare pensieri invadenti, rimuginio e altre sintomatologie. Nel dettaglio, una paura può essere definita come fobia quando si presenta con un grande carico di stress, sensazioni di ansia, addirittura tachicardia e attacchi di panico

Inoltre, al contrario della paura, la fobia è spesso ingiustificata e irrazionale.

Ma quali sono i sintomi della cinofobia?

Sintomatologia clinica

La sintomatologia di questa fobia specifica riguarda sia l’aspetto emotivo-psicologico che quello fisico. 

Difatti, in presenza dello stimolo stressante o dello scenario futuro il soggetto fobico può sperimentare: 

E, nei casi più gravi, anche attacchi di panico.

Attacchi di panico: cosa sono e perché avvengono

I soggetti fobici sperimentano di sovente attacchi di panico. Questo perché tali avvenimenti hanno delle precise cause fisiologiche che adesso indagheremo in breve:

  • le sensazioni di paura e allarme dipendono dallo scatenamento di segnali neurovegetativi;
  • tali segnali, si attivano naturalmente quando un pericolo è anche solo percepito e non reale (Es. Un rumore in un bosco causato da un cadere di fronde);
  • in un secondo momento, altre componenti cerebrali arrivano ad analizzare l’emozione della paura per decretare se essa sia giustificata o ingiustificata (Es. Il cadere di fronde non indica l’agguato di uno sconosciuto).

Secondo alcuni studiosi, gli attacchi di panico avrebbero a che fare con una difficoltà del soggetto a discriminare tra pericolo reale o immaginato.

Così, il fobico si troverebbe a subire l’attivazione dei circuiti neurovegetativi in presenza della fonte di stress, anche se essa non comporta alcun pericolo reale (Es. il cane non è intenzionato a mordermi).

Quanto dura la cinofobia?

Alcuni individui credono che le fobie possano scomparire nel tempo. Sebbene questa evenienza sia possibile, è comunque molto rara. Al contrario, in virtù del principio di neuroplasticità o plasticità cerebrale, appare chiaro che le fobie e le compulsioni tendano a peggiorare a mano a mano che il soggetto fobico vi si concentra o le evita.

Dato che l’encefalo può subire modificazioni strutturali in seguito a stimoli esterni o a risposte a stimoli, è difatti altamente probabile che il pensiero ricorrente tenda a diventare sempre più invasivo.

Cause della cinofobia

Come suggerito, le cause della cinofobia possono comprendere: 

  • condizionamento classico;
  • apprendimento osservativo;
  • tramissione sociale;

Vediamoli insieme nel dettaglio.

Condizionamento classico

Nel primo caso, l’individuo fa esperienza di un trauma in rapporto ad un cane. Ad esempio, viene morso o subisce un attacco. 

Per il principio del condizionamento classico, tale individuo tenderà a sviluppare paura dei cani, proprio perché temerà di subire il medesimo trattamento. Il condizionamento classico è stato scoperto per la prima volta dal fisiologo Pavlov. 

In breve: uno stimolo neutro (l’incontro con un cane) tende ad accordarsi ad una certa risposta biologica (la paura) a causa di un processo di condizionamento che mette in rapporto stimolo e risposta.

Apprendimento osservativo

Nel secondo caso, il soggetto osserva un’esperienza traumatica o è stato testimone di reazioni basate sulla fobia. In modo non dissimile dal condizionamento classico, il soggetto tenderà a sviluppare timore o fobia come se avesse vissuto l’esperienza in prima persona.

Infine, la trasmissione sociale riguarda le informazioni ricevute sui cani (riguardanti la loro pericolosità, etc.), anche attraverso video o scene virtuali.

Come si cura la paura dei cani?

Per curare la cinofobia, è necessario intraprendere un percorso terapeutico che vada a modificare il rapporto tra stimolo e risposta. Molto in breve, è questo lo scopo della terapia cognitivo-comportamentale e di quella breve strategica

  • sostituire una risposta disfunzionale (la paura) associata ad uno stimolo neutro (l’incontro con un cane); 
  • con una risposta funzionale (o non patologica). 

Ricordiamo che per trattare una fobia potrebbe essere necessario tornare a monte e agire sul disturbo d’ansia alla base del problema.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.