Blue Monday, tra mito e realtà

Il Blue Monday è considerato il giorno più triste dell’anno ma non esistono studi scientifici che possano convalidare questa ipotesi. I mesi invernali possono acuire la sensazione di tristezza e influire sulle persone che soffrono di disturbi affettivi stagionali

Il Blue Monday può esser visto come un’opportunità per riflettere sul nostro benessere mentale.

In questo articolo vi sveleremo tutto quello che c’è da sapere sul temibile Blue Monday, la giornata più triste dell’anno. Capiremo se esiste veramente, perché ci sono periodi o stagioni in cui ci sentiamo più tristi e cosa fare per recuperare il nostro benessere emotivo.

Cos’è il Blue Monday?

Double face: se dovessimo dare una definizione di gennaio, questo termine riassumerebbe alla perfezione tutte le caratteristiche più importanti del primo mese dell’anno.

È il periodo dei buoni propositi e delle nuove iniziative: chi è che non ha mai pronunciato la fatidica frase “Da gennaio mi metto a dieta?”. Terminato il periodo natalizio, alcuni di noi si sentono forti e capaci di qualsiasi impresa.

Alcuni di noi, non tutti.

Per molti gennaio è un mese difficile da superare, ricco di pensieri negativi, di stanchezza e di uno stato emotivo che ci rende apatici, perennemente preoccupati e alla ricerca di qualcosa alla quale non sappiamo dare un nome o una consistenza.

Non a caso il Blue Monday cade proprio in gennaio: ma in cosa consiste questa giornata così particolare?

Il Blue Monday è il giorno più triste dell’anno, un lunedì in cui troviamo riuniti e concentrati alla massima potenza tutti i fattori e gli elementi che ci deprimono di più.

Se dovessimo dare un sapore alla famosa giornata uggiosa cantata da Lucio Battisti, sarebbe proprio quello del lunedì più triste dell’anno: buio, grigio, freddo. L’estate con il suo calore è ancora lontana, i buoni propositi ci hanno ormai abbandonato. A noi non resta che sospirare di fronte a una finestra rigata dalla pioggia e attendere che passi in fretta questa giornata così pesante.

Ma è davvero così? Scopriamolo insieme.

Il Blue Monday: matematica o marketing?

Prima del 2005, il termine Blue Monday non esisteva affatto. A coniarlo fu Cliff Arnall, esperto di motivazione e psicologo presso l’Università di Cardiff.

Questo professionista scrisse un comunicato stampa indirizzato a tutti i media britannici. In questo documento affermava di aver trovato, tramite l’ausilio di un’equazione matematica, il giorno più triste dell’anno ovvero il terzo lunedì del mese di gennaio. E fu proprio lo psicologo a utilizzare per la prima volta il termine Blue Monday dove Blue sta per triste o deprimente.

Arnall ammise di aver utilizzato un metodo di calcolo preciso e inconfutabile, basato sulla formula C(P+B) N+D dove C sta per temperatura media, P i giorni trascorsi dall’ultimo stipendio, B i giorni che mancano fino al prossimo giorno festivo, N il numero di notti trascorse a casa e D il numero di ore diurne medie.

Il risultato di questa equazione, secondo lo psicologo, conduce a un risultato inconfutabile: il terzo lunedì di gennaio è proprio il giorno più triste dell’anno.

Ma perché proprio un lunedì di gennaio e non, ad esempio, un martedì di febbraio? Arnal giustificò questa scelta con due motivazioni:

  • gennaio è nel pieno della stagione invernale ed è spesso interessato dal grigiore, dalla pioggia, dalla neve, dal freddo. Il periodo è quindi favorevole all’insorgere di sentimenti come tristezza e malinconia;
  • il lunedì è in generale un giorno poco apprezzato. Segna la fine del week-end e l’inizio della settimana lavorativa.

L’eco mediatico fu incredibile e, nel giro di pochi mesi, il Blue Monday divenne virale dapprima nel Regno Unito e in seguito, grazie al tam tam sui social network, nel resto del mondo.

Peccato che quella che sembrava una piccola scoperta scientifica ben presto si rivelò una pura e semplice operazione di marketing. Ben Goldacre, un editorialista del Guardian, scoprì che in realtà il Blue Monday non era altro che una campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia Sky Travel che mirava ad aumentare le prenotazioni nel mese di gennaio, periodo nel quale solitamente si registra un crollo delle vendite dei pacchetti viaggio.

Il ruolo di Arnal fu quello di sottoscrivere una pseudo scoperta che di scientifico, secondo i suoi detrattori, non aveva nulla.

Blue Monday: la profezia che si autoavvera

Teorie come quella di Arnall, secondo i suoi detrattori non hanno fatto altro che ridicolizzare la sofferenza di milioni di persone che soffrono del disturbo affettivo stagionale o di depressione e che spesso ingaggiano una dura lotta con il mondo esterno per essere presi sul serio.

Eppure, dopo il comunicato stampa di Arnall, molti inglesi iniziarono ad assentarsi dal posto di lavoro proprio il terzo lunedì di gennaio, un comportamento che i ricercatori hanno ricondotto al cosiddetto effetto Pigmalione o profezia che si autoavvera ovvero una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa.

Gennaio è davvero un mese difficile?

Nonostante l’esistenza del Blue Monday sia discutibile, non si può negare che gennaio abbia davvero il potenziale per farci sentire un po’ giù.

I motivi sono numerosi.

Tristezza post-Natale

Il periodo delle feste è il più bello ed entusiasmante dell’anno. Passare da giorni ricchi di divertimento ed emozioni alla normale routine di studio o lavoro può essere destabilizzante e, a volte, fin troppo stressante.

Propositi per il nuovo anno

L’anno che sta per arrivare si trasforma in una fantastica opportunità per stabilire nuovi e appaganti obiettivi. Un atteggiamento legittimo, il problema è che spesso sono traguardi troppo ambiziosi e ci ritroviamo ad abbandonare i buoni propositi o a tralasciare alcune buone abitudini. Il risultato è che ci sentiamo infastiditi, demotivati e tristi, emozioni che possono allontanarci definitivamente dai nostri obiettivi.

La dieta

Tra i propositi più comuni per il nuovo anno, troviamo le diete e la necessità di mangiare sano. Ridurre l’apporto calorico però può farci sentire stanchi, di cattivo umore e accentuare gli stati d’animo negativi.

Il tempo

La depressione affettiva stagionale (SAD) è un disturbo ampiamente studiato e scientificamente provato: le giornate che si accorciano e le numerose ore di buio provocano un aumento della produzione di melatonina, un fenomeno che può impattare sui ritmi circadiani, aumentando la sonnolenza e la letargia. Gennaio, sotto questo punto di vista, è un periodo ad alto rischio.

In generale, è comunque un mese infelice dal punto di vista meteorologico anche per chi non soffre di SAD. Le serate fredde e piovose e le poche ore di luce durante il giorno possono sicuramente farci sentire malinconici.

Come gestire la tristezza e l’umore basso


1. Eliminare le aspettative

Stabilire aspettative irrealistiche e troppo ambiziose è il modo più semplice per stare male. Eliminiamole e concentriamoci sul momento presente, evitando di essere troppo duri con noi stessi. Allentiamo la tensione con la respirazione consapevole e utilizzando tecniche come la mindfulness.


2. Sorridere

Numerosi studi hanno scoperto che l’allegria può aiutare ad alleviare lo stress e l’ansia. Una semplice risata o un sorriso, verso noi stessi o altre persone, può sollevare istantaneamente il nostro umore.


3. Usiamo il reframing

Il reframing è una tecnica che ci aiuta a contestualizzare una situazione cambiando la prospettiva in cui la vediamo.

Se i mesi invernali ci fanno sentire tristi e stressati non dobbiamo far altro che cambiare il modo in cui vediamo questo periodo dell’anno. Invece di concentrarci sul freddo e sul grigiore invernali, potremo provare a sfruttare i punti di forza di questo periodo: un piatto caldo dopo il lavoro, il relax con un buon libro e il nostro amico a quattro zampe accoccolato sulle gambe, un puzzle da realizzare tutti insieme dopo cena.

4. La tecnica della gratitudine

Ringraziare per le cose che ci hanno fatto star bene non è un esercizio vuoto o forzato perché, tra le righe, nasconde la capacità di eliminare i pensieri intrusivi e le voci interiori scomode. Individuare due o tre cose per le quali essere grati vuol dire concentrarci esclusivamente sul qui e ora.

5. Un aiuto professionale

Se capiamo che il malessere che stiamo provando ha radici profonde, difficili da esplorare, o diventa così forte da influire sul nostro benessere emotivo, possiamo chiedere il supporto di un professionista della salute mentale.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.