L’uso dell’umorismo in psicoterapia: quando è adeguato?

Nel mondo della psicoterapia, l’umorismo si rivela una risorsa sorprendente. 

Immaginate sedute terapeutiche illuminate da sorrisi e battute che, in modo sottile, plasmano il percorso verso il benessere mentale. 

Ma quando è il momento giusto di tirare fuori una barzelletta o giocare con l’umorismo? È questa la sfida che esploreremo insieme. 

In questo articolo, esploreremo le diverse facce dell’umorismo in psicoterapia, esaminando come possa diventare un ponte potente per la connessione tra terapeuta e paziente. 

Stili di umorismo

Martin et al. (2003) hanno delineato 4 tipi di umorismo

  • umorismo affiliativo: utilizzato per migliorare le relazioni con gli altri in modo benevolo e positivo;
  • umorismo auto-migliorante: si riferisce alle situazioni in cui gli individui ridono di sé stessi, delle loro circostanze e delle idiosincrasie della vita in modo costruttivo e non dannoso; 
  • umorismo aggressivo: caratterizzato da prese in giro, critiche, sarcasmo o ridicolizzazione a spese degli altri;
  • umorismo auto-distruttivo: implica l’uso di auto-derisione per ottenere l’approvazione degli altri. 

L’umorismo affiliativo e auto-migliorante sono considerati stili umoristici positivi, mentre l’umorismo aggressivo e auto-distruttivo sono considerati stili umoristici negativi. 

Umorismo e psicopatologia

Nel contesto psicoterapeutico, dove i terapeuti si confrontano con diverse forme di psicopatologia, la ricerca ha indagato sull’utilizzo dell’umorismo da parte dei pazienti presentanti diverse patologie

Un uso sapiente dell’umorismo, permette inoltre di assumere un punto di vista differenziato rispetto ai propri rimuginii e la propria sofferenza: una sorta di “prendersi meno sul serio” usato in un ambiente guidato e protetto.

Studi hanno evidenziato che stili di umorismo positivo e negativo sono correlati in modo differenziato al benessere psicologico

Gli stili di umorismo affiliativo e auto-migliorante mostrano una correlazione positiva con variabili come:

  • la felicità;
  • la soddisfazione nella vita;
  • la resilienza;
  • la competenza sociale. 

L’umorismo affiliativo è un fattore protettivo contro le idee suicide, e l’umorismo auto-migliorante attenua l’impatto delle distorsioni cognitive sulla depressione.

Al contrario, gli stili di umorismo aggressivo e auto-distruttivo, che incorporano umorismo dannoso, sono correlati positivamente a:

  • sintomi depressivi;
  • propensione a comportamenti rischiosi

Nello specifico, l’umorismo auto-distruttivo è stato associato a:

  • uno stile di attaccamento ansioso;
  • depressione;
  • ideazione suicidaria.

La comprensione di come l’umorismo si manifesti in relazione a diverse patologie offre spunti preziosi per la pratica clinica, contribuendo a plasmare interventi terapeutici mirati e sensibili alle esigenze specifiche dei pazienti.

L’autenticità dell’uso dell’umorismo in psicoterapia

L’umorismo si trova in una zona di confine tra la tecnica del terapeuta e le sue caratteristiche personali

In generale, la tecnica dovrebbe restare invisibile

Il terapeuta dovrebbe essere percepito dal paziente come coinvolto in un dialogo naturale che nasce dalle preoccupazioni del paziente, non dovrebbe essere visto come un’applicazione di una tecnica rigida e formale. 

L’umorismo si inserisce in questo tipo di relazione naturale.

Un tema fondamentale di questa discussione è che, per sua natura, l’umorismo è un tiro a segno o un errore

Anche le barzellette accuratamente pianificate dei migliori comici inevitabilmente non riescono con un certo pubblico. Inoltre, non tutti dovrebbero cercare di raccontare barzellette. 

Nel corso della giovinezza, alcune persone scoprono che le loro battute sono meno ben accolte rispetto a quelle degli altri. Queste difficili lezioni di sviluppo spesso determinano quanto ciascun individuo rischierà l’uso dell’umorismo in situazioni interpersonali in generale. 

Per fare un’analogia, l’auto-rivelazione in psicoterapia può venire più naturalmente ad alcuni terapeuti che ad altri. Il campo della terapia attira una vasta gamma di persone: alcuni tendono a essere riservati e forse inibiti; altri possono essere estroversi ed espressivi. 

Terapeuti che lavorano efficacemente emergono da entrambe le estremità di quella scala. 

Allo stesso modo, alcuni pazienti possono instaurare una migliore relazione con il terapeuta che si auto-rivela, mentre altri potrebbero sentirsi distanti da tali rivelazioni.

Sia l’umorismo che l’auto-rivelazione possono essere ampiamente compresi sotto il concetto di autenticità. Se per il terapeuta l’uso dell’umorismo viene percepito come problematico o comunque non affine alla propria personalità si dovrebbe fare molta attenzione nell’utilizzarlo in terapia. Potrebbe apparire come forzato e non apportare benefici o peggio far sentire il paziente deriso

Dove l’umorismo è uno strumento che un terapeuta possiede naturalmente e ha già affinato, utilizzare l’umorismo può rappresentare un’opportunità per l’ingresso dell’io autentico del terapeuta. 

Un terapeuta che può autenticamente relazionarsi a un paziente con umorismo potrebbe essere in grado di mantenere un’alleanza con il paziente mentre scherza. 

Tuttavia, un terapeuta che impone l’umorismo potrebbe creare una rottura nell’alleanza terapeutica, apparendo inautentico al paziente.

Possibilità dell’uso dell’umorismo in psicoterapia

  1. Momenti di connessione

Il Boston Change Process Study Group ha argomentato che speciali momenti di autentica connessione in psicoterapia possono avere un profondo impatto sui pazienti e contribuire al cambiamento terapeutico. 

Questi momenti, basati sullo sviluppo delle interazioni tra un bambino e il suo caregiver, sono una forma di conoscenza relazionale implicita. Non vengono rappresentati in modo simbolico o dinamico come l’inconscio tradizionale: si trovano nella conoscenza procedurale e coinvolgono come ci si sente, comporta e pensa in specifici contesti relazionali. 

Sono momenti spontanei e non rientrano nelle intenzioni pianificate del terapeuta. 

Attraverso nuove esperienze, questi incontri possono contribuire a cambiare vecchie relazioni oggettuali conservate nella memoria procedurale. 

Gli autori suggeriscono che la psicoterapia possa essere vista come una nuova forma di relazione di attaccamento con il potenziale per ristrutturare la memoria procedurale implicita legata all’attaccamento.

  1. La “gag” ricorrente

Ci sono momenti speciali durante una terapia in cui il terapeuta e il paziente si riferiscono periodicamente a quei momenti come punti importanti

Questi sono chiamati “momenti adesso contrassegnati”. In alcuni casi, questo può riguardare barzellette o episodi umoristici memorabili. 

Questi momenti possono diventare come “gag ricorrenti” nel corso del trattamento, simili alle battute che si ripetono nel Vaudeville. 

In sostanza, sono eventi significativi che entrambe le parti ritengono degni di ricordare e menzionare di tanto in tanto.

  1. La battuta d’uscita

Per alcuni pazienti, che sono ansiosi riguardo a qualsiasi accenno di ostilità, aggressione o disprezzo nella relazione terapeutica, l’umorismo può essere visto come un fenomeno ad alto rischio

Dopotutto, è risaputo che la maggior parte delle barzellette ha un sottofondo di aggressione (ad esempio, un uomo scivola sulla buccia di banana e cade a faccia in giù). 

Perciò, possono sentirsi sicuri per scherzare solo come una “battuta d’uscita” mentre stanno per uscire dalla stanza alla fine della sessione.

Un esempio può essere fatto descrivendo un caso presentato nello studio condotto da Lisa Valentine e Glen O. Gabbard:

Il signor S, un giovane timido che temeva che il suo terapeuta fosse scioccato da tutti i problemi nella sua famiglia. Alla fine della sessione, mentre si dirigeva verso la porta, si voltò verso il suo terapeuta, che lo stava seguendo. Con un sorriso sul viso, il signor S radunò il coraggio e disse: “Dopo aver sentito tutte le storie spaventose sulla mia famiglia, deve essere fantastico tornare a casa dalla tua famiglia perfetta.” Con uno sguardo di serietà finta, il terapeuta rispose: “Non farmi iniziare.” Entrambi scoppiarono in una risata sincera.

In questo frammento di una sessione, vediamo un fenomeno clinico comune con le battute d’uscita, ovvero che un momento di trasferimento accentuato spesso emerge proprio alla fine della sessione.

Rischi dell’uso dell’umorismo in contesti terapeutici

L’uso dell’umorismo in contesti terapeutici può essere un’arma a doppio taglio, con notevoli benefici ma anche potenziali rischi

L’umorismo deve essere utilizzato con cura, poiché può contenere elementi di aggressione intrinseca: se non è ben calibrato rispetto alla dinamica specifica del paziente, può causare sentimenti di critica o umiliazione

È cruciale distinguere tra “ridere con” il paziente e “ridere di” lui: se il paziente percepisce che l’umorismo minimizza la sua situazione o insulta i suoi valori, l’alleanza terapeutica può subire danni. 

L’uso dell’umorismo richiede una personalizzazione estrema, adattandosi alle dinamiche individuali di ciascun paziente. 

Inoltre, i terapeuti devono essere empatici e mentalizzare per valutare quando è appropriato introdurre l’umorismo. Anche se il paziente può inizialmente respingere un commento umoristico, questo può ancora contribuire al cambiamento positivo, se porta a una comprensione reciproca e a momenti condivisi. 

Tuttavia, l’umorismo non dovrebbe essere usato come una via di fuga dai sentimenti di disagio o come un surrogato per altre abilità terapeutiche. 

È un’arte che richiede sensibilità, consapevolezza e prudenza.

Quando è adeguato usare l’umorismo in psicoterapia?

A questo punto è lecito chiedersi quando è più opportuno usare l’umorismo. 

Poiché tipi diversi di personalità possono preferire tipi diversi di umorismo, il terapeuta deve essere consapevole delle preferenze e delle sensibilità del cliente. 

La chiave sta:

  • nella tempistica;
  • nel contenuto;
  • nello stile di consegna dell’umorismo. 

Come accennato, è cruciale distinguere tra “ridere con” e “ridere di,” con il primo che è costruttivo, empatico e di supporto, mentre il secondo può risultare dannoso per la relazione terapeutica. Pertanto, l’umorismo dovrebbe essere utilizzato con attenzione per fare luce su atteggiamenti o comportamenti del cliente, suggerire soluzioni migliori e promuovere un senso di fiducia

L’uso dell’umorismo dovrebbe essere mirato e sempre allineato agli obiettivi della psicoterapia. 

Dovrebbe essere evitato l’uso dell’umorismo senza uno scopo valido o soltanto a fini di sollievo comico, poiché questo potrebbe compromettere l’efficacia dell’intero processo terapeutico. 

In ultima analisi, l’adeguatezza dell’umorismo in terapia richiede una comprensione approfondita del cliente, delle dinamiche della relazione terapeutica e degli obiettivi terapeutici, oltre a una competenza nell’applicazione dell’umorismo in modo appropriato e benefico.

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Fonti

  • Saper, B. (1987). Humor in psychotherapy: Is it good or bad for the client?. Professional Psychology: Research and Practice, 18(4), 360.
  • Golan, G., Rosenhein, E., & Jaffe, Y. (1988). Humour in psychotherapy. British Journal of Psychotherapy, 4(4), 393-400.
  • Mindess, H. (2017). The use and abuse of humour in psychotherapy. In Humor and Laughter (pp. 331-341). Routledge.
  • Malik, A. (2021). Working with humour in psychotherapy. The Palgrave Handbook of Humour Research, 497-509.
Ludovica Feliziani

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.