“Non me lo merito”: la sindrome dell’impostore

La sindrome dell'impostore può portare a sentimenti di ansia, insicurezza e auto-svalutazione. È importante riconoscere e affrontare questi sentimenti attraverso la consapevolezza, il sostegno sociale e la riflessione positiva. Scopri come.

|
Primo colloquio gratuito
Primo colloquio gratuito
pexels-alex-green-5699864

Un gioco del caso

Alla fine è tutta questione di fortuna, nient’altro.

Nella vita affrontiamo (e affronteremo) momenti di temporanea invincibilità, di orgoglio per aver ottenuto un risultato importante. Ma anche fasi contrarie, piccoli fallimenti, situazioni in cui non riusciamo (e non riusciremo) a tagliare il traguardo. E va bene così: accettare che abbiamo dei limiti ci aiuta a mettere i desideri in prospettiva, a prenderci i nostri tempi.

Se però la consapevolezza dei nostri difetti ci porta a credere che ogni successo è casuale, annullando qualsiasi piacere legato al processo di crescita e miglioramento, allora potremmo essere di fronte a quella che le psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes hanno definito sindrome dell’impostore.

Ho ottenuto un lavoro presso l’azienda che ho sempre stimato e seguito, ma non riesco a gioire. Anzi, sono convinta che sia stata tutta fortuna e che non merito di lavorare qui.

Si accorgeranno presto che sono fuori posto, che non so fare ciò per cui sono stata assunta.

Mi sono laureato, ma sono convinto di non essermelo meritato.

Prima o poi scopriranno che non sono capace e mi manderanno via.

Vuoi sapere se hai un problema di autostima?

Scopri il tuo livello di autostima con questo test online.

Di cosa si tratta

La sindrome dell’impostore si caratterizza per pensieri e convinzioni riguardanti la casualità e l’infondatezza dei propri successi. Si ha la costante e granitica sensazione di non meritare alcun riconoscimento.

In un’epoca che premia il successo a tutti i costi, il fenomeno sembra essere ancora più esteso del momento in cui è stato teorizzato. Secondo le autrici, nel loro pionieristico lavoro del 1978, la sindrome rappresentava un pattern cognitivo principalmente femminile: colpiva studentesse e professioniste, incapaci di trovare nei loro successi la prova della loro competenza. I riscontri positivi sul lavoro o nello studio erano visti non come frutto del proprio talento, ma come semplici casualità. In seguito, tuttavia, si è capito che questa condizione colpisce persone di ogni genere, accomunate da una caratteristica in particolare.

 

La matrice comune

Un ruolo di responsabilità all’interno dell'azienda, brillanti capacità di studio o lavoro, competenze trasversali: chi soffre della sindrome dell’impostore – che non fa parte del manuale diagnostico dei disturbi mentali, ma che è stata oggetto di molte ricerche – attribuisce i propri successi alla fortuna, o al destino, invece che al talento, all’impegno o a un mix delle due cose. Alcuni studi hanno evidenziato che si verifica più di frequente nelle persone caratterizzate da:

  • introversione;
  • poca autostima;
  • tendenze eccessivamente controllanti, soprattutto se riferite all’immagine da presentare all’esterno;
  • bisogno di dimostrare la propria intelligenza, accompagnato da elevati sensi di colpa e vergogna in caso di errore.

Ed ecco che ogni sbaglio è in grado di rivelare alle persone circostanti la natura fittizia del proprio successo. Non stupisce che questo stato cognitivo sia caratterizzato da un eccessivo timore di sbagliare, dall’estremo perfezionismo e da elevati livelli di ansia e stress.

 

Un dramma familiare

Alla luce di un pattern temperamentale ben definito, si è pensato di analizzare l’infanzia di chi aveva manifestato questa condizione. Uno studio del 1990 ha riscontrato come una parte significativa del campione era cresciuto in famiglie che presentavano carenze di supporto emotivo e scarsa verbalizzazione emotiva.

Secondo lo studio, per compiacere i genitori severi, quei bambini hanno dovuto sviluppare una sorta di personalità secondaria, un “falso sé”, che assecondasse le richieste (esplicite o meno) da parte dei caregiver. Un sé fittizio, ideale, che diviene una maschera attraverso la quale rapportarsi al mondo esterno e alle aspettative altrui.

Ma portare un velo sul viso ha delle conseguenze psicologiche ed emotive. La paura del giudizio esterno, una profonda e feroce autocritica e il rimuginare costante sono associati dunque a elevati livelli di ansia, stress lavoro-correlato e depressione.

 

Come superarla?

La sindrome è spesso correlata a una bassa autostima, dunque è proprio da lì che bisogna partire. Un primo passo consiste nel riconoscere i pensieri intrusivi, per prenderne coscienza e razionalizzarli.

Farlo in autonomia, però, potrebbe essere difficile. In genere, per raggiungere l’obiettivo è consigliabile affidarsi a uno psicoterapeuta, online o in presenza.

 

La psicoterapia online di Serenis

Se stai cercando di ottenere un aiuto tramite uno psicologo-psicoterapeuta, allora Serenis è uno dei posti dove puoi trovare l'aiuto di cui hai bisogno online. È un servizio completamente online con solo psicoterapeuti certificati. Inoltre, ti offre l'accesso a molte informazioni su diversi argomenti di salute mentale.Questo significa che puoi avere tutto ciò di cui hai bisogno in un unico posto.Potrai incontrare tramite Serenis un professionista autorizzato senza lasciare la tua casa: semplicemente collegandoti al sito web in un momento che è conveniente per te.Su Serenis, i nostri specialisti capiscono che la vita presenta sfide uniche per tutti. Non importa chi tu sia o cosa tu abbia passato, il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita.Noi possiamo sostenerti nel superarlo; Serenis è a un solo clic di distanza.Tutto inizia con il vostro desiderio di vivere una vita migliore. 

 

BibliografiaClance P. R., Imes S. A., The impostor phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention, Psychotherapy: Theory, Research, and Practice, 15, 241-24, 1978;Snyder M., Self-monitoring of expressive behavior, Journal of Personality and Social Psychology, 1974;Dweck C. S., Motivational processes affecting learning, American Psychologist, 1986;Bussotti C., The impostor phenomenon : family roles and environment, 1990.

Il nostro processo di revisione
Scopri di più
Approfondimento
Coinvolgiamo nella stesura dei contenuti clinici terapeuti con almeno 2.000 ore di esperienza.
Verifica
Studiamo le ricerche sul tema clinico e quando possibile le inseriamo in bibliografia.
Chiarezza
Perfezioniamo gli articoli dal punto di vista stilistico privilegiando la comprensione del testo.
Validano gli articoli
DDDDomenico De Donatis
Domenico De Donatis
Leggi la biografia

Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

DsMDott.ssa Martina Migliore
Dott.ssa Martina Migliore
Leggi la biografia

Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
Leggi la biografia

Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.