Criminologia: analisi del crimine e della devianza

cosa studia la criminologia

La criminologia, disciplina affascinante e complessa, si propone di analizzare i misteri della devianza umana, dei reati e delle loro intricate dinamiche. 

In questo articolo sulla criminologia, esploreremo le radici di questa scienza, le sue molteplici sfaccettature e il ruolo cruciale svolto dai criminologi nel comprendere, prevenire e affrontare la criminalità. 

Da profili criminali a strategie di riabilitazione, passando per l’analisi forense e le diverse specializzazioni del settore, addentrati con noi nelle intricanti vie della mente criminale.

Cos’è la criminologia e in cosa consiste?

La criminologia è una scienza che si occupa dello studio dei comportamenti criminali, dei loro autori e delle loro vittime. 

Originatasi verso la fine del XVII secolo, la criminologia rappresenta una disciplina relativamente recente, che si avvale delle contribuzioni di diverse discipline, tra cui:

  • il diritto penale;
  • la sociologia;
  • la psicologia;
  • la medicina legale;
  • la statistica.

L’approccio alla comprensione della criminalità può essere di tipo microscopico o macroscopico

Nel primo caso, si cerca di esaminare la genesi del reato, analizzando:

  • la personalità del singolo criminale;
  • la sua propensione al crimine;
  • i suoi eventuali deficit di socializzazione;
  • i fattori culturali e sociali che contribuiscono alla violenza di genere.

Nel secondo caso, l’attenzione è rivolta alle tendenze generali della criminalità, mirando a contribuire alla formulazione di politiche di contrasto a livello legislativo.

La criminologia si dedica quindi allo studio dei processi di pensiero di coloro che commettono reati, cercando di comprendere le ragioni alla base delle condotte criminogene. 

L’origine della criminologia e la Fisiognomica di Lombroso

La criminologia moderna ha le sue radici nel XIX secolo, con contributi importanti da parte di studiosi come Cesare Lombroso, che sviluppò la teoria del “criminale nato“, e Émile Durkheim, nello studio della relazione tra crimine e società.

Lombroso si basava sull’idea che i tratti facciali, come la forma del naso, la grandezza degli occhi o la larghezza della bocca, potessero fornire indicazioni sulle caratteristiche psicologiche o morali di una persona.

Questa pratica pseudoscientifica, definita Fisiognomica si diffuse in Europa nel XVIII secolo, quando filosofi come Johann Kaspar Lavater la promossero come una forma di analisi del carattere per individuare la predisposizione dei soggetti a delinquere. Parallelamente, Josef Gall sviluppò la teoria della Frenologia, un approccio teorico che sosteneva che la morfologia del cranio potesse essere correlata con gli aspetti della personalità degli individui.

Una svolta importante si ebbe nel XIX secolo, quando il giurista Raffaele Garofalo approfondì lo studio di Lombroso, sistematizzando la teoria della Scuola positiva. Garofalo e i positivisti credevano che il contesto sociale e ambientale in cui una persona viveva potesse influenzare il suo comportamento criminale. Accanto alla teoria del criminale nato, Garofalo sosteneva la corrente del Determinismo biologico e quindi che alcune caratteristiche fisiche o biologiche potessero essere indicatori innati di un predisposizione al crimine.

Nonostante popolarità storica di questi approcci, non esistono prove scientifiche che dimostrino un legame affidabile tra i tratti facciali e la personalità di un individuo. La forma del viso può infatti essere influenzata da una serie di fattori genetici, ambientali e culturali, ma non è correlata in modo significativo alle caratteristiche psicologiche o morali di una persona (Mazzarello P,. 2011).

Evoluzione della disciplina criminologica nella storia

Fu proprio la scuola positiva a contribuire allo sviluppo della disciplina in due direzioni principali: da un lato, uno studio sociologico mirato a comprendere le condizioni sociali dei ceti di appartenenza; dall’altro, con il progredire delle ricerche psicologiche, un orientamento verso un approccio psicopatologico e psichiatrico.

Con questa tabella riassuntiva cercheremo di tracciare le tappe successive più significative di questa disciplina.

Teorie del crimineNel corso del XX secolo, sono emerse diverse teorie del crimine che hanno cercato di spiegare le cause e la natura del comportamento criminale. Tra le teorie più influenti si annoverano la teoria della scelta razionale, la teoria del controllo sociale, la teoria della disorganizzazione sociale e la teoria dell’etichettamento.
Approccio interdisciplinare La criminologia ha abbracciato un approccio interdisciplinare, integrando conoscenze e metodi di ricerca provenienti da discipline come la sociologia, la psicologia, l’economia, l’antropologia e la biologia.
Criminologia critica e radicaleNegli anni ’60 e ’70, si è sviluppata la criminologia critica e radicale, che ha criticato il sistema di giustizia penale come strumento di controllo sociale e ha posto l’accento sulle disuguaglianze di potere.
Approccio globalizzato
Con la crescente globalizzazione, la criminologia ha iniziato a esaminare il crimine e la giustizia penale in un contesto internazionale e a comparare sistemi giuridici e politiche penali in diverse parti del mondo (Becucci, S.,2003).
Evidenza empiricaNegli ultimi decenni, c’è stata una crescente enfasi sull’approccio basato sull’evidenza in criminologia, con un maggior rigore nella ricerca empirica e un’attenzione maggiore alla valutazione delle politiche e delle pratiche nel campo della giustizia penale.

Oggi, la fisiognomica è generalmente considerata una pseudoscienza e non è considerata valida come strumento di analisi del carattere o di valutazione della personalità. Al contrario, la psicologia contemporanea utilizza metodi scientifici e basati sull’evidenza per studiare la personalità e il comportamento umano, come ad esempio i test psicologici validati e le valutazioni cliniche condotte da professionisti qualificati.

Al contempo, sono sorte nuove tipologie di reati come il cyberbullismo derivante da fenomeni di hate speech, che si svolgono tipicamente nel contesto dei social network e negli ambienti digitali.

Lo studio criminologico delle sette a partire dagli anni 60′-70′

Durante questo periodo, si sono verificati numerosi eventi di rilievo che hanno portato all’attenzione pubblica il fenomeno delle sette e le sue implicazioni criminali. Tra questi eventi, citiamo il massacro di Jonestown nel 1978, guidato dal reverendo Jim Jones, e la diffusione di gruppi religiosi controversi.

Questi eventi hanno sollevato interrogativi su come e perché le persone si uniscano a queste organizzazioni e su come i leader delle sette esercitino il controllo sui loro adepti. Le sette possono rappresentare un contesto sociale in cui si verificano diverse forme di crimine, tra cui truffe finanziarie, violenze sessuali, abusi fisici ed emotivi e, nei casi estremi, persino omicidi-suicidi di massa.

Lo studio delle dinamiche sociali e psicologiche ha portato alla luce tattiche di manipolazione e coercizione, così come processi psicologici che portano gli individui ad aderire a tali gruppi e a commettere eventuali atti criminali (Bromley, D. G., & Busching, B. C.,1988).

Dal punto di vista sociologico Mark Granovetter (1973) ha affrontato il tema dei cosiddetti “crimini di connessione”, che si verificano quando una persona è coinvolta in attività criminali a causa della sua posizione o connessione all’interno di una rete sociale. Le pressioni sociali o l’accesso a risorse criminali tramite la rete sociale di un individuo spiegherebbero in parte i fenomeni criminali che si sviluppano all’interno delle sette o ancora nelle cultura delle mafie e tra i colletti bianchi. Questo schema viene utilizzato anche nelle truffe di tipo economico, un tipo di reato che porta conseguenze devastanti nelle vittime di frode fiscale.

Oggi, lo studio delle sette religiose all’interno della criminologia è un campo interdisciplinare che coinvolge diverse discipline, tra cui la psicologia sociale, la sociologia, la teologia e la giurisprudenza. Gli studiosi continuano a esaminare il fenomeno delle sette da diverse prospettive, cercando di comprendere meglio le sue cause al fine di sviluppare strategie efficaci di prevenzione e intervento.

I criminologi collaborano frequentemente con le forze dell’ordine per contribuire a delineare il profilo di chi è coinvolto in attività criminali. Questa collaborazione può implicare la revisione di dossier e la ricerca di ulteriori informazioni rilevanti per un caso specifico. 

Inoltre, i criminologi possono sostenere le forze dell’ordine nel processo di interrogatorio dei sospettati e possono essere chiamati a testimoniare in tribunale come esperti, grazie alla loro conoscenza approfondita della psicologia criminale.

Un aspetto significativo della funzione del criminologo è la capacità di offrire assistenza terapeutica a coloro che hanno commesso un crimine. 

Questo approccio può essere parte di un percorso di rieducazione e riabilitazione, mirato a comprendere le cause profonde del comportamento criminale e a fornire supporto per un cambiamento positivo

In questo contesto, i criminologi possono applicare le loro competenze per sviluppare strategie di intervento personalizzate, adattate alle esigenze individuali dei loro clienti.

Il criminologo può svolgere diverse mansioni, tra cui:

  • analisi dei profili degli autori di reati: studio dettagliato dei tratti distintivi dei soggetti coinvolti in attività criminali;
  • analisi dei profili delle vittime di reato: esame delle caratteristiche delle vittime per comprendere i motivi e le circostanze dei reati; 
  • analisi delle modalità di esecuzione dei crimini e studio delle possibili altre modalità: indagine sulle metodologie utilizzate nei reati e l’identificazione di modelli ricorrenti;
  • analisi della condotta criminale: approfondimento delle dinamiche comportamentali dei criminali, inclusi fattori motivazionali e psicologici;
  • analisi delle reazioni dei criminali rispetto agli impulsi del contesto sociale: studio delle influenze ambientali e sociali sui comportamenti criminali;
  • studio delle forme di prevenzione dei reati: sviluppo di strategie per prevenire attività criminali attraverso interventi educativi e di sensibilizzazione;
  • controllo delle potenziali situazioni di pericolo: identificazione e gestione delle circostanze a rischio di attività criminali; 
  • supporto all’autore di reato per il reinserimento nella società: fornitura di consulenza e sostegno per facilitare il reinserimento di individui nel contesto sociale dopo aver commesso un reato.

I criminologi si dividono in 4 categorie

  • criminologo clinico: definisce percorsi di riabilitazione basati sull’analisi degli aspetti psicologici che hanno contribuito al crimine;
  • criminologo penitenziario: lavora all’interno delle carceri per fornire supporto ai detenuti in vista del loro reinserimento nella società; 
  • criminologo forense: utilizza metodi scientifico-analitici per analizzare i reati da un punto di vista giuridico, sociologico e psicologico; 
  • criminologo investigativo o profiler: analizza la mente del criminale, studiando il contesto di crescita, l’ambiente circostante e eventuali disturbi mentali, contribuendo così all’individuazione e alla cattura di criminali.

Attualmente in Italia, la figura del criminologo non è ufficialmente riconosciuta o regolamentata: non esiste infatti un percorso di studi standardizzato per diventare criminologo. 

Tuttavia, ci sono diverse strade che possono essere seguite per specializzarsi in questo campo.

Poiché la criminologia è una disciplina che attinge da diverse aree come il diritto penale, la sociologia, la psicologia, la statistica e la medicina. Molti atenei offrono corsi di criminologia all’interno di facoltà come giurisprudenza, psicologia e sociologia.

Per chi desidera intraprendere la professione di criminologo, è possibile considerare le seguenti opzioni:

  1. Laurea triennale in discipline affini

Inizia scegliendo una laurea triennale in giurisprudenza, psicologia, sociologia o discipline correlate. 

Durante questo percorso, puoi cercare di includere materie correlate alla criminologia.

  1. Corsi di specializzazione

Dopo aver conseguito la laurea, valuta la possibilità di frequentare corsi di specializzazione in criminologia. 

Alcuni atenei offrono programmi di specializzazione che approfondiscono le conoscenze specifiche necessarie per lavorare nel campo della criminologia.

  1. Master in criminologia

Puoi considerare l’opzione di frequentare un master in criminologia, che spesso offre un approccio più approfondito e pratico alle tematiche criminologiche.

Sbocchi lavorativi

La criminologia in Italia offre diverse opportunità di impiego in vari settori del mercato. I principali sbocchi professionali si manifestano soprattutto nel contesto giuridico-amministrativo, sia nel settore pubblico che privato. 

Alcune delle prospettive occupazionali includono:

  • settore giuridico-amministrativo: può trovare impiego in studi legali, in tribunali, presso enti pubblici e privati coinvolti nella gestione e prevenzione del crimine;
  • amministrazioni pubbliche: inclusi ministeri e enti locali, possono offrire opportunità per criminologi interessati a progetti di sicurezza pubblica e prevenzione del crimine;
  • organizzazioni internazionali: gli organismi internazionali che si occupano di sicurezza, diritti umani e giustizia potrebbero cercare professionisti in criminologia per progetti di collaborazione internazionale; 
  • forze dell’ordine: come la Polizia di Stato o la Polizia Scientifica, contribuendo all’analisi e alla risoluzione di crimini;
  • criminalità penitenziaria: lavora presso le carceri, fornendo supporto ai detenuti e contribuendo a programmi di riabilitazione; 
  • tribunale dei minori: offrendo consulenza nelle questioni relative ai giovani coinvolti in attività criminali; 
  • sicurezza e intelligence: il criminologo può contribuire all’analisi di situazioni di rischio e alla prevenzione di attività criminali.

Chi sono i criminali: analisi psicologica

Molti approcci propongono un’interpretazione psicodinamica dei profili criminali. Queste persone possono mostrare manipolazione, impulsività e superficialità affettiva. Inoltre viene riscontrato nella maggior parte dei casi una personalità antisociale o psicopatica, caratterizzata da mancanza di empatia ed emozioni traumatiche (Caretti V., 2010).

Vi sono poi casi specifici che riguardano il profilo psicologico di chi commette infanticidi all’interno dell’alveare familiare. Tra i fattori di rischio associati a questo comportamento vi sono stress post-partum, mancanza di supporto sociale, povertà e altri fattori socioeconomici. Come evidenziato dalla Sindrome di Medea, la figura materna può essere affetta da un disturbo psicotico, e ideare l’omicidio dei propri figli.

Inoltre, uno studio del 2016 (Di Blasio, P.) ha analizzato le connessioni tra esperienze di traumatizzazione precoce, sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress e rischio di recidiva di reato in una popolazione carceraria. Alcuni criminali sembrerebbero aver vissuto esperienze traumatiche o abusi durante l’infanzia o l’adolescenza: queste esperienze possono contribuire alla formazione di problemi di salute mentale o comportamentali aumentando il rischio di comportamento criminale.

Se i crimini collettivi si realizzano attraverso meccanismi di dissociazione e mancanza di empatia, per molti giovani l’atto delinquenziale si realizza a causa di meccanismi di dissociazione, di impasse delle capacità figurativo-simboliche (Di Cori, R., 2021). Alcuni criminali in età giovanile possono avere difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel funzionamento sociale, mostrando bassa autostima, isolamento sociale o difficoltà nel comprendere le norme sociali e comportamentali.

La diagnosi dei disturbi di personalità può essere complessa perché i sintomi e i comportamenti associati a questi disturbi spesso non sono specifici di una singola condizione, ma possono essere presenti in più patologie. Solo uno psicoterapeuta o un professionista esperto saprà valutare la condizione clinica e psicologica di un individuo.

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Bibliografia

  • Granovetter, M. S. (1973). The Strength of Weak Ties. American Journal of Sociology, 78(6), 1360–1380. http://www.jstor.org/stable/2776392
  • Becucci, S. (2003). Globalizzazione e criminalità. Laterza.
  • Prina, F. (2019). Devianza e criminalità. Concetti, metodi di ricerca, cause, politiche (Studi superiori, Vol. 1159). Carocci Editore.
  • Bromley, D. G., & Busching, B. C. (1988). Understanding the Structure of Contractual and Covenantal Social Relations: Implications for the Sociology of Religion. Sociological Analysis, 49, 15S-32S. https://doi.org/10.2307/3711141
  • Mazzarello P. Cesare Lombroso: an anthropologist between evolution and degeneration. Funct Neurol. 2011 Apr-Jun;26(2):97-101. PMID: 21729591; PMCID: PMC3814446.
  • Vincenzo Caretti, Giuseppe Craparo, La personalità psicopatica, in “Sistemi intelligenti, Rivista quadrimestrale di scienze cognitive e di intelligenza artificiale” 2/2010, pp. 229-240, doi: 10.1422/32622
  • Disturbo Post-Traumatico e comportamento criminale : rischio di recidiva e costrutti personali / Di Blasio, Paola; Milani, Luca; Ardino, Vittoria in “Maltrattamento e abuso all’infanzia : 18, 2 supplemento, 2016, Milano : Franco Angeli, 2016 , 1972-5140 – Casalini id: 3144917” – 107-129 p. – Permalink: http://digital.casalini.it/10.3280/MAL2016-S02007 – Casalini id: 3145845
  • Trauma, dissociazione e assenza di pensiero nei crimini individuali e collettivi / Di Cori, Renzo in “Minori giustizia : rivista interdisciplinare di studi giuridici, psicologici, pedagogici e sociali sulla relazione fra minorenni e giustizia : 2, 2021, Milano : Franco Angeli, 2021 , 1972-5221 – Casalini id: 5164497” – P. 17-36 – Permalink: http://digital.casalini.it/10.3280/MG2021-002002 – Casalini id: 5164505
Federico Russo

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Chiarezza

Ogni articolo è rivisto dal punto di vista stilistico, per agevolare la lettura e la comprensione.

Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.