Stabilizzatori dell'umore: cosa sono e quando vengono usati
Gli stabilizzatori dell'umore sono un aiuto concreto per chi vive sbalzi emotivi estremi. Scopriamo come questi farmaci regolano gli squilibri cerebrali, quali sono i più diffusi, per quali disturbi si usano e come si integrano con la psicoterapia.

Le fluttuazioni dell’umore, quando superano l’ambito della normale variabilità emotiva, possono compromettere in modo significativo la qualità della vita. In condizioni come il disturbo bipolare, queste oscillazioni assumono una natura patologica, manifestandosi con episodi alternati di euforia (mania o ipomania) e depressione, spesso profondi e invalidanti. In questo contesto, gli stabilizzatori dell’umore rappresentano una classe di psicofarmaci fondamentali nel trattamento a lungo termine di tali disturbi.
Gli stabilizzatori dell’umore sono definiti dalla loro capacità di attenuare, modulare o prevenire le alterazioni del tono dell’umore. Per essere classificati come tali, devono dimostrare efficacia sia nella riduzione dei sintomi acuti (maniacali o depressivi) sia nella prevenzione delle ricadute. Questo articolo si propone di illustrare le principali caratteristiche farmacologiche degli stabilizzatori dell’umore e i criteri che ne guidano l’impiego clinico.
Stabilizzatori dell'umore: cosa sono?
Gli stabilizzatori dell'umore sono una classe di psicofarmaci progettata per gestire disturbi con forti sbalzi emotivi. Funzionano riducendo sia i momenti in cui energia ed euforia diventano eccessive, che quelli di profonda tristezza. La psichiatria moderna li considera strumenti essenziali per aiutare le persone a trovare un equilibrio emotivo, migliorare la vita di tutti i giorni e diminuire il rischio che i problemi si ripresentino. La principale differenza tra antidepressivi e stabilizzatori dell'umore è che i primi combattono solo la depressione, mentre i secondi equilibrano le emozioni in entrambe le direzioni. Gli stabilizzatori dell'umore funzionano come termostati emotivi: non spengono i sentimenti, ma ne regolano la temperatura. Pensa a un pendolo che oscilla da un estremo all'altro: da un lato l'euforia incontrollabile, dall'altro la depressione profonda. Questi farmaci riducono la forza di queste oscillazioni, così le emozioni restano presenti e autentiche, ma in forme gestibili che non dominano più la vita quotidiana.
Quali sono gli stabilizzatori dell'umore?
I medici possono scegliere tra diversi farmaci stabilizzatori. Ogni molecola influisce sul cervello in modo specifico, con risultati ed effetti collaterali variabili. La scelta del farmaco più adatto dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di disturbo, la gravità dei sintomi, la tollerabilità del paziente e le possibili interazioni con altri farmaci. Ecco i principali stabilizzatori usati in clinica (e i loro nomi commerciali):
- Litio (Carbolithium, Resilient)
- Acido valproico (Depakin, Valproato di sodio)
- Carbamazepina (Tegretol)
- Oxcarbazepina (Tolep)
- Lamotrigina (Lamictal)
Questi regolatori dell'umore si distinguono dalle benzodiazepine, che agiscono principalmente sull'ansia ma non hanno effetti stabilizzanti a lungo termine sul tono dell'umore.
Come funzionano gli stabilizzatori dell'umore?
Gli stabilizzatori dell'umore agiscono modificando l'attività dei neurotrasmettitori nel cervello. Ogni farmaco ha un meccanismo specifico:
- Litio: regola il passaggio di sostanze attraverso le membrane delle cellule nervose e modifica la comunicazione tra i neuroni. Normalizza il "volume" dei messaggi cerebrali, abbassandolo quando è troppo alto e alzandolo quando è troppo basso.
- Acido valproico: aumenta la presenza di GABA, una sostanza che "calma" il cervello. Il GABA funziona come un freno che rallenta l'attività cerebrale quando diventa eccessiva, come accade durante gli episodi maniacali.
- Carbamazepina: agisce come un interruttore che impedisce ai neuroni di attivarsi in modo caotico e ripetitivo. Limita il "cortocircuito" elettrico che si verifica nel cervello durante gli squilibri dell'umore.
- Lamotrigina: controlla i livelli di glutammato, una sostanza che "eccita" il cervello. Se il glutammato è l'acceleratore dell'attività cerebrale, la lamotrigina regola quanto questo acceleratore viene premuto, prevenendo l'eccessiva stimolazione.
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Quali malattie vengono trattate con gli stabilizzatori dell'umore?
Gli stabilizzatori dell'umore trovano impiego principalmente nel trattamento del disturbo bipolare, ma si utilizzano anche per altre condizioni:
- Depressione resistente agli antidepressivi comuni
- Episodi depressivi ricorrenti
- Episodi maniacali
- Depressione con componenti bipolari
- Psicosi maniaco-depressiva
- Ciclotimia (una forma più lieve di disturbo bipolare)
L'uso degli stabilizzatori dell'umore per l'ansia avviene nei casi in cui questa si associa a disturbi dell'umore o quando altre terapie non hanno avuto successo.
Dopo quanto fanno effetto gli stabilizzatori dell'umore
I tempi di azione degli stabilizzatori dell'umore variano considerevolmente:
- Litio: richiede da 1 a 3 settimane per mostrare i primi effetti; la piena efficacia può richiedere fino a 2-3 mesi.
- Acido valproico: inizia ad agire più rapidamente, con effetti evidenti in 5-7 giorni.
- Carbamazepina e oxcarbazepina: mostrano risultati in 1-2 settimane.
- Lamotrigina: ha un'azione particolarmente lenta e graduale, con effetti completi visibili dopo 6-8 settimane.
La risposta individuale varia molto, e spesso i medici possono associare farmaci a rapida azione per gestire le fasi acute mentre si attende l'effetto degli stabilizzatori.
Effetti collaterali degli stabilizzatori dell'umore
Gli stabilizzanti dell'umore possono causare diversi effetti collaterali:
- Disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea, stitichezza)
- Aumento di peso
- Tremore
- Stanchezza
- Sonnolenza
- Cefalea
- Problemi di memoria e concentrazione
- Eruzioni cutanee
- Perdita di capelli
In casi rari, possono verificarsi effetti più gravi come:
- Danni epatici
- Danni renali
- Problemi tiroidei
- Complicazioni cardiache
- Pensieri suicidi
È fondamentale fare una valutazione medica approfondita prima dell'inizio della terapia e controlli regolari durante il trattamento.
Stabilizzatori dell'umore e psicoterapia
L'efficacia degli stabilizzatori dell'umore aumenta quando si combinano con la psicoterapia. Mentre i farmaci stabilizzano la biochimica cerebrale, la terapia aiuta ad affrontare i problemi emotivi e comportamentali sottostanti. I metodi psicoterapeutici più efficaci in combinazione con i farmaci regolatori dell'umore sono:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
- Terapia dialettico-comportamentale (DBT)
- Terapia interpersonale (IPT)
- Terapia familiare
La combinazione di farmaci e psicoterapia offre risultati superiori rispetto alle singole terapie: assicura maggiore stabilità a lungo termine e minore rischio di ricadute. Gli stabilizzatori dell'umore sono uno strumento prezioso nel trattamento dei disturbi caratterizzati da oscillazioni dell'umore, ma richiedono una gestione attenta da parte di specialisti e una stretta collaborazione tra medico e paziente per garantire un trattamento sicuro ed efficace.
Se gli sbalzi d'umore compromettono la tua vita quotidiana, Serenis può aiutarti con un percorso di psicoterapia online. Compilando un breve questionario puoi trovare lo psicoterapeuta più adatto alle tue esigenze, ma puoi anche affidarti a uno psichiatra qualificato per una valutazione psichiatrica e, se necessario, l’impostazione di una terapia farmacologica. Il percorso inizia con una valutazione della tua situazione e prosegue con un piano su misura, che può integrare interventi psicologici e farmacologici. La psicoterapia può affiancare i farmaci o costituire un'alternativa nei casi meno gravi.
Fonti:
- The Lancet: uno studio sull. (n.d.). https://www.aifa.gov.it/-/the-lancet-uno-studio-sull-efficacia-comparativa-e-la-tollerabilita-dei-trattamenti-farmacologici-nel-trattamento-del-disturbo-bipolare
- Wang, Y., Chew, Q. H., Lin, S., Yang, S., Ouyang, W., Chen, C., Park, S., Jang, O., Park, J. H., Chee, K., Ding, K. S., Chong, J., Zhang, L., Li, K., Zhu, X., Jatchavala, C., Pariwatcharakul, P., Kallivayalil, R. A., Grover, S., . . . Sim, K. (2022). Dosing of mood stabilizers for bipolar disorder patients in the Research on Asian Psychotropic Prescription Patterns Consortium Study. Journal of Clinical Psychopharmacology, 42(3), 293–297. https://doi.org/10.1097/jcp.0000000000001549