Esplorando il significato di queer: oltre il genere binario
I concetti della teoria e delle famiglie queer rappresentano una sfida radicale alle norme sociali stabilite, offrendo nuove prospettive sulla diversità e sull'inclusività. La teoria queer, con il suo approccio critico alle questioni di genere e sessualità, mette in discussione le categorie binarie e statiche, invitando a una riflessione più ampia sull'identità e sulle relazioni umane.

Queer: che cosa significa?
Queer è un termine ombrello che viene usato per descrivere ogni sesso, identità di genere e orientamento sessuale che si discosta dalla norma. In inglese il termine “queer" significa eccentrico, insolito o bizzarro ma nel tempo ha acquisito diversi significati.
Il termine queer viene utilizzato da chi appartiene alla comunità LGBTQ+ per indicare un’identità di genere e/o un orientamento sessuale non definito o non etichettato e può essere scelto da chi sta esplorando la propria identità o preferisce non specificarla.
LGBTQIA+ è un acronimo che nasce dalla necessità di includere e rappresentare una vasta gamma di identità sessuali e di genere. È formato dalle lettere L (lesbiche), G (gay), B (bisessuali), T (transgender), Q (queer/questioning), I (intersessuali) e A (asessuali), con l'aggiunta del simbolo +, che serve a includere le altre identità sessuali non elencate.
Famiglia Queer: cosa significa?
Una famiglia queer è un gruppo di persone che si amano e scelgono di stare insieme, indipendentemente dal genere o dall'orientamento sessuale. Le famiglie queer si basano su legami affettivi e di condivisione, non necessariamente su matrimoni o parentela biologica. Queste tipologie di famiglie possono includere:
- Coppie dello stesso sesso con o senza figli.
- Genitori single e i loro figli.
- Gruppi di amici che vivono e si sostengono a vicenda come una famiglia.
- Persone di diverse generazioni unite da un forte legame affettivo.
Secondo una ricerca della School of Law Williams Institute (UCLA), pubblicata nel 2013, il 37% degli adulti statunitensi che si identificavano come LGBT avrà nel corso della vita un'esperienza di genitorialità, coinvolgendo circa 2 milioni di minori.
Le famiglie queer rappresentano una sfida significativa alle convenzioni e alle norme tradizionali associate alla famiglia. Ma va precisato che molti studi hanno dimostrato che i bambini cresciuti in famiglie con genitori dello stesso sesso hanno gli stessi risultati in termini di benessere delle famiglie eterosessuali.
Michela Murgia e il concetto di famiglia queer
Il concetto di famiglia ha subito notevoli evoluzioni nel corso degli anni. La famiglia tradizionale, basata sul modello di padre, madre e figli, non rappresenta più l'unica forma possibile. In questo panorama di nuove definizioni e strutture familiari, il termine "famiglia" ha acquisito significati diversificati, riflettendo la complessità delle relazioni umane.
In Italia la scrittrice Michela Murgia ha contribuito in modo significativo a ridefinire il concetto stesso di famiglia. Introducendo il termine "famiglia queer", Murgia ha proposto un nuovo modo di interpretare e vivere le dinamiche familiari. Con questa espressione ha voluto sottolineare come la famiglia possa essere concepita come una rete di relazioni fondate sull'amore, sulla cura reciproca e sulla consapevolezza delle scelte, anziché su legami biologici o aspettative sociali.
La visione di Murgia ha veicolato il concetto che la famiglia non sia statica o predefinita, ma fluida e in costante mutamento. La "famiglia queer" non si definisce per genere, orientamento sessuale o legami di sangue, ma piuttosto per legami affettivi autentici e per la responsabilità comune di crescere un figlio o una figlia.
Avere "relazioni queer" infatti significa mantenere rapporti in cui il genere e l'orientamento sessuale non contano, in cui i legami vengono stretti al di là di regole e norme imposte dalla società.
Il messaggio dietro questa definizione è che l'amore non conosce confini, e che la famiglia può assumere la forma che scegliamo di darle: Murgia ha sfidato con forza i concetti tradizionali, spingendo le persone a guardare oltre gli stereotipi e le aspettative sociali.
La teoria queer
La teoria queer, basata sulle riflessioni di filosofi del ‘900 come Foucault, Derrida e Kristeva, è stata coniata da Teresa De Lauretis durante una conferenza nel 1990 all'Università di Santa Cruz. È una teoria che sfida l'eteronormatività, sostenendo che i ruoli di genere e gli orientamenti sessuali sono, in larga parte, costruiti socialmente, pur non negando l’esistenza di componenti biologiche o innate.
De Lauretis inizialmente vide nella teoria queer un mezzo per fornire un quadro teorico agli studi di genere, ma in seguito si distacca da essa, criticando la trasformazione in una moda accademica svuotata del suo significato originario. Nonostante le perplessità di De Lauretis, la teoria queer ha guadagnato spazio e attenzioni. È un approccio che distingue tra essenzialismo e costruzionismo per sottolineare che l'orientamento sessuale non è intrinsecamente fisso, ma un prodotto delle relazioni sociali in costante evoluzione.
Queer as folk: la serie TV
"Queer as folk" ha svolto un ruolo importante nel plasmare la percezione pubblica del termine "queer", quantomeno in alcuni contesti. Lanciata nel 1999 nel Regno Unito, la serie creata da Russell T Davies è stata apprezzata per la rappresentazione audace e realistica delle vite degli uomini gay a Manchester.
Il successo ha portato alla produzione di un adattamento statunitense, lanciato nel 2000 su Showtime, che ha contribuito significativamente a rendere il termine "queer" più visibile e accettato negli Stati Uniti. Attraverso le storie dei suoi personaggi, la serie ha offerto uno sguardo approfondito sulla complessità delle vite queer, smantellando stereotipi limitanti e dimostrando la diversità, le sfide e le gioie quotidiane all'interno della comunità.
Ha anche giocato un ruolo importante nel favorire il dialogo pubblico sulle questioni legate all'amore e alla sessualità, aprendo la strada a ulteriori rappresentazioni positive e a conversazioni importanti sulla diversità e l'uguaglianza.
Affrontare l'incongruenza di genere con la psicoterapia
Essere transgender non significa avere un disturbo, e tantomeno una malattia, infatti secondo il DSM-5-TR, la diagnosi clinica di 'disforia di genere' riguarda esclusivamente il disagio psicologico legato alla discrepanza tra identità di genere e sesso assegnato alla nascita, e non la condizione di essere transgender in sé. Ci sono persone che vivono con grande malessere la discrepanza tra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico: in psicologia, questa condizione si chiama incongruenza di genere (o disforia).
Se hai trovato un po' di te in queste righe, devi sapere che un percorso di psicoterapia può aiutarti a gestire meglio quello che senti. Il nostro centro medico autorizzato è formato anche da psicoterapeuti e psicoterapeute che hanno grande esperienza nelle tematiche sessuali e di genere.
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Oggi nel discorso pubblico capita di incontrare termini che fino a qualche anno fa rimanevano circoscritti a piccole nicchie specialistiche tra le disforie di genere. È il caso di espressioni come queer, genere non binario (che va oltre l'idea che esistano solo due generi: uomo e donna), coming out: parole e definizioni molto note all'interno della comunità LGBTQIA+, ma relativamente nuove per chi ne sta al di fuori.
G., 27 anni, si definisce queer e riferisce vissuti di confusione, autosvalutazione e difficoltà relazionali. In particolare, lamenta un senso di non appartenenza sia nei contesti LGBTQIA+ più normati, sia nel contesto familiare, fortemente eteronormativo. In fase di psicoeducazione è stato chiarito il significato del termine
Fonti:
- Koenig, A. L. (2019). Glossary of terms. Creative arts therapies and the LGBTQ community: Theory and practice, 255-268.
- Fish, J. N., & Russell, S. T. (2018). Queering methodologies to understand queer families. Family Relations, 67(1), 12-25.