Detenzione di sostanze stupefacenti e aspetti psicologici
La detenzione di sostanze stupefacenti può avere conseguenze diverse a seconda della gravità della situazione, ovvero che sia detenzione ai fini di spaccio o per uso personale. Vediamo quali sono le conseguenze di questo reato.

Le cause psicologiche più comuni legate alla detenzione di droga
Molte persone che detengono o consumano sostanze stupefacenti vivono un disagio profondo. Non si tratta sempre di criminalità organizzata o spaccio. Spesso si tratta di uso personale, legato a un malessere interiore.
Tra le cause più frequenti troviamo:
- Stati d’ansia cronici o improvvisi attacchi di panico
- Depressione non trattata o sbalzi d’umore frequenti
- Esperienze traumatiche non elaborate, come lutti o abusi
- Isolamento sociale o senso di vuoto
- Difficoltà nelle relazioni familiari o affettive
- Disturbi della personalità, come il borderline o il narcisismo patologico
In questi casi, la droga viene percepita come un mezzo per calmare il dolore o regolare le emozioni, ma con il tempo peggiora lo stato mentale e porta a conseguenze legali gravi.

Effetti psicologici dell’uso di sostanze: cosa succede alla mente
L’uso prolungato di sostanze psicoattive modifica il funzionamento mentale. Non solo a livello chimico, ma anche sul piano emotivo e comportamentale. Le persone iniziano a perdere lucidità, diventano più impulsive, hanno pensieri confusi o paranoici.
Alcuni degli effetti più comuni includono:
- Aumento dell’irritabilità e difficoltà a gestire lo stress
- Problemi nel prendere decisioni razionali
- Rischio di sviluppare dipendenza psicologica e comportamenti compulsivi
- Allucinazioni, deliri o disturbi dell’umore (in caso di uso prolungato o sostanze forti)
Chi detiene droga, anche solo per uso personale, può quindi trovarsi in una spirale di sofferenza mentale che rende difficile valutare il rischio legale o cercare aiuto.
Reato di detenzione di sostanze e condizione psicologica: cosa dice la legge?
Il sistema penale italiano riconosce l’importanza della condizione psicologica nel valutare un reato. La legge prevede che se la persona, al momento del fatto, era parzialmente incapace di intendere o di volere, il giudice può ridurre la pena.
In particolare:
- L’articolo 89 del Codice Penale consente una diminuzione della pena in caso di vizio parziale di mente.
- Il D.P.R. 309/1990 (Testo Unico sugli Stupefacenti) prevede che chi è tossicodipendente o soffre di disturbi mentali correlati all’uso di sostanze può accedere a misure alternative alla detenzione.
- La Legge n. 49/2006 incentiva percorsi terapeutici riabilitativi, dando la possibilità di sospendere o convertire la pena in trattamenti alternativi.
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Terapia psicologica e riduzione della pena: come funziona?
Iniziare una terapia psicologica documentata può avere un impatto positivo sul procedimento penale. Il giudice valuta il percorso intrapreso, la costanza, e il miglioramento della persona nel tempo.
Le principali possibilità sono:
- Affidamento terapeutico in prova ai servizi sociali, con percorsi presso psicologi, Sert o comunità terapeutiche.
- Sospensione del processo con messa alla prova, soprattutto nei casi di primo reato e uso personale.
- Conversione della pena detentiva in obbligo di trattamento, se il soggetto dimostra reale volontà di cambiamento.
Tutto questo è possibile solo se il percorso è certificato e seguito da professionisti riconosciuti.

Come iniziare un percorso terapeutico valido per la legge
Per dimostrare l’impegno e chiedere una valutazione alternativa alla pena, è importante:
- Iniziare subito un percorso terapeutico con uno psicoterapeuta iscritto all’albo o presso un servizio pubblico (come il Sert).
- Documentare ogni seduta, con relazioni scritte firmate dal terapeuta.
- Richiedere una perizia psichiatrica, se si sospetta un disturbo mentale rilevante.
- Collaborare con il proprio legale, che presenterà la documentazione al giudice.
Questi elementi mostrano che la persona non ignora la legge, ma sta affrontando le cause profonde che l’hanno portata al reato.
Fonti:
- Risicato, L. (2008). La detenzione" rituale" di sostanze stupefacenti tra multiculturalismo, libertà di culto e ragionevoli soglie di punibilità (osservazioni a Cass. pen., Sez. VI, 10 luglio 2008, n. 28720). Quaderni di diritto e politica ecclesiastica, 16(3), 1039-1050.
- Bernardoni, P. (2018). Stupefacenti di qualità diversa e lieve entità: un passo avanti delle Sezioni Unite nel chiarimento dei rapporti tra le varie ipotesi di narcotraffico. Diritto penale contemporaneo, 2018.
- Art. 73 testo unico stupefacenti - Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. (n.d.). Brocardi.it