Psicologo, psicoterapeuta o psichiatra: che differenze ci sono?
Tra i professionisti che lavorano per migliorare la salute mentale delle persone, emergono 3 figure chiave, ognuna con un ruolo diverso: psicologo, psicoterapeuta e psichiatra. In questo articolo, ci proponiamo di fare chiarezza riguardo le differenze fondamentali tra queste professioni, quando rivolgersi a loro e come orientarsi nella scelta.

Psicologo, psicoterapeuta e psichiatra: le differenze più importanti
Nel linguaggio comune, i termini psicologo, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta vengono spesso usati come sinonimi, ma in realtà indicano figure professionali diverse, con formazioni, competenze e ruoli specifici nel supporto alla salute mentale.
Lo psicologo fornisce consulenza e supporto emotivo senza fini curativi, mentre lo psicoterapeuta tratta disturbi psicologici con tecniche specifiche, utilizzando percorsi più strutturati e duraturi.
Lo psichiatra, invece, è un medico specializzato che diagnostica disturbi mentali e li tratta con i farmaci.
La differenza principale tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra riguarda l'approccio e la formazione: psicologi e psicoterapeuti considerano la persona nel suo complesso, mentre lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria e può diagnosticare disturbi mentali e prescrivere un trattamento farmacologico.
Vediamo ora più nel dettaglio differenze ed elementi in comune tra questi professionisti, dal percorso di studi per esercitare, fino all’ambito di applicazione, per capire quale scegliere in caso di bisogno.
Psicologo: chi è e cosa fa
Per comprendere meglio il profilo dello psicologo, riportiamo di seguito l’articolo 1 della legge 56/89, che definisce la professione:
“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”
Quello dello psicologo è un titolo che si ottiene dopo la laurea magistrale in psicologia e (fino all’anno accademico 2023/2024) dopo aver completato il percorso di abilitazione. Il Decreto Interministeriale n. 654 del 5 luglio 2022 ha introdotto la laurea abilitante in psicologia, per cui a partire dall’anno accademico 2023/2024 chi consegue la Laurea Magistrale in Psicologia non deve più superare l’Esame di Stato per poter esercitare la professione. Una volta abilitato alla professione, lo psicologo che intenda esercitare è tenuto ad inserirsi all’interno dell’albo. Solo allora lo psicologo viene inserito all’interno dell’albo professionale, nell’ordine della regione in cui decide di esercitare la sua attività.
Lo psicologo può operare in uno studio privato, oppure lavorare per una struttura pubblica, come le ASL o i consultori, a scuola per dare sostegno ai ragazzi in difficoltà, tra i reparti ospedalieri e anche in tribunale, nelle comunità e nelle case di cura.
In questi frangenti, lo psicologo può effettuare diagnosi, occuparsi di riabilitazione di persone che hanno specifiche difficoltà e, naturalmente, intraprendere con i suoi pazienti dei percorsi di supporto psicologico.
Lo scopo principale dello psicologo è quello di valutare il disagio, aiutare a prevenirlo, e promuovere il benessere psicologico.
Lo psicologo, tuttavia, non può intervenire nei casi in cui la persona presenti una psicopatologia da trattare, dal momento che gli strumenti che permettono di affrontare queste situazioni vengono appresi durante la scuola di specializzazione, quindi solo lo psicoterapeuta li possiede.
Gli psicologi, come gli altri professionisti della salute mentale, sono tenuti a seguire il codice deontologico per garantire che il loro lavoro sia svolto nel rispetto dei diritti dei pazienti e dei principi etici.
Quando rivolgersi a uno psicologo?
I motivi per rivolgersi a uno psicologo possono essere diversi, tra cui:
- Difficoltà nelle attività quotidiane: sentirsi demotivati, smarriti o incapaci di portare a termine le normali occupazioni.
- Problemi nelle relazioni sociali: fatica a creare o mantenere rapporti soddisfacenti, con conseguente sofferenza emotiva.
- Difficoltà nella gestione delle emozioni: tristezza, rabbia, frustrazione o ansia che sembrano prendere il sopravvento.
- Affrontare un periodo complicato: situazioni stressanti che generano disagio e senso di impotenza.
- Pensieri negativi e circoli viziosi: schemi di pensiero disfunzionali che alimentano malessere e insicurezza.
In questi casi, uno psicologo è il professionista di cui si ha bisogno per trovare le proprie risorse interne e uscirne a testa alta.
Chiedere aiuto non significa delegare il proprio futuro a qualcun altro o ammettere di non essere abbastanza capaci, ma riconoscere i propri limiti e scegliere di prendersi cura della propria salute mentale, senza alcuna vergogna.
Psicoterapeuta: chi è e cosa fa
Lo psicoterapeuta è un professionista laureato in psicologia o medicina, abilitato alla professione e iscritto al rispettivo ordine professionale, che sceglie d'intraprendere un percorso di specializzazione in psicoterapia o presso uno dei numerosi istituti privati o pubblici riconosciuti dal MIUR.
Esistono diverse scuole di specializzazione tra cui un futuro psicoterapeuta può scegliere, come quella cognitivo comportamentale, la terapia familiare, quella interpersonale e molte altre. Il percorso formativo, della durata di circa quattro anni, fornisce conoscenze approfondite e strumenti operativi specifici per condurre trattamenti terapeutici mirati, sempre basati sul modello scelto. Al termine, dopo un periodo di tirocinio svolto in strutture pubbliche o private accreditate al Servizio Sanitario Nazionale, lo specializzando può richiedere l’annotazione della qualifica di psicoterapeuta all’albo professionale di appartenenza.
A differenza dello psicologo, che offre prevalentemente consulenza e supporto psicologico, lo psicoterapeuta è dunque il professionista specializzato nella cura dei disturbi psicopatologici, attraverso percorsi strutturati e tecniche di intervento scientificamente validate.
In altre parole, tutti gli psicoanalisti sono psicoterapeuti, ma non tutti gli psicoterapeuti sono psicoanalisti: quest’ultimo titolo identifica esclusivamente chi esercita la psicoterapia attraverso il metodo psicoanalitico.
Psicoanalista e psicoterapeuta: ci sono differenze?
Nel linguaggio comune, capita spesso di utilizzare il termine “psicoanalista” per indicare genericamente chiunque pratichi attività terapeutica, ma si tratta di un errore.
Lo psicoanalista è, infatti, una figura specifica all’interno del più ampio panorama della psicoterapia. In termini tecnici, lo psicoanalista è uno psicoterapeuta che ha scelto di specializzarsi nella psicoanalisi, un approccio terapeutico basato sulle teorie di Sigmund Freud e sui successivi sviluppi della scuola psicoanalitica.
Quando rivolgersi a uno psicoterapeuta?
E' consigliabile iniziare un percorso di psicoterapia quando:
- il malessere interferisce con la quotidianità, quando facciamo fatica a concentrarci, lavorare o stare bene con le persone care;
- ci sentiamo particolarmente preoccupati o molto tristi senza una reale motivazione o magari abbiamo dei comportamenti inspiegabili;
- evitiamo situazioni o luoghi per il timore che possano crearci dei profondi disagi (prendere un aereo, frequentare luoghi affollati);
- quando veniamo diagnosticati con patologie come:
- attacchi di panico o stati di ansia acuta;
- disturbi bipolari;
- disturbi di personalità;
- DCA;
- disturbo ossessivo compulsivo;
- depressione (cronica, reattiva, ansiosa).
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Psichiatra: chi è e cosa fa
La figura dello psichiatra si differenzia nettamente dalle due viste in precedenza in quanto si tratta necessariamente di un medico. Dopo il corso di laurea in medicina e chirurgia, lo psichiatra ha seguito una specializzazione in psichiatria. Questo professionista si occupa del benessere mentale, esattamente come lo psicologo o lo psicoterapeuta, ma utilizza strumenti decisamente diversi.
In quanto medico, infatti, lo psichiatra è l’unico a poter prescrivere psicofarmaci, medicinali che interferiscono con i neurotrasmettitori, ripristinando l’equilibrio nel sistema nervoso.
Ciò non significa che lo psichiatra non faccia uso dei colloqui psicologici, ma principalmente si affida all’azione chimica per garantire al paziente un sollievo dalla sintomatologia. È una strategia utile nelle situazioni di emergenza, in cui il paziente non sarebbe ancora pronto per un percorso di psicoterapia, che richiede un impegno e un coinvolgimento attivo.
Quando rivolgersi ad uno psichiatra?
Lo psichiatra è il professionista di riferimento nei casi in cui i disturbi psicologici siano particolarmente intensi, persistenti o tali da compromettere in modo significativo la vita quotidiana. Può essere indicato rivolgersi a uno psichiatra quando ansia, attacchi di panico, depressione, insonnia grave o sintomi psicotici (come allucinazioni e deliri) non migliorano con altri interventi o diventano difficili da gestire autonomamente. I farmaci possono essere utili anche quando il paziente non ha le risorse, in termini di volontà ed energia, per impegnarsi in altro modo a guarire.
In questi casi, lo psichiatra può valutare la necessità di un trattamento farmacologico, utile per ridurre i sintomi e favorire il recupero delle energie necessarie ad affrontare un percorso di guarigione più ampio. Tuttavia, i farmaci agiscono solo sui sintomi e non sulle cause profonde del disagio: per questo spesso è consigliato un approccio combinato, che integri la terapia farmacologica con la psicoterapia, così da lavorare anche sui pensieri e sui comportamenti che alimentano il problema e ridurre il rischio di ricadute nel tempo.
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Come orientarsi nella scelta?
Scegliere tra uno psicologo, uno psicoterapeuta e uno psichiatra è una decisione importante per il benessere mentale, ma non esiste una risposta universale su quale professionista scegliere.
Quando una persona avverte un disagio che non presenta però sintomi eccessivamente limitanti, può essere utile consultare uno psicologo. Questo professionista sarà in grado di capire la situazione, valutando se sia il caso di iniziare un percorso insieme, oppure di indirizzare ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra.
Se il disagio è più importante, possiamo scegliere di consultare uno psicoterapeuta. La cura in questo caso sarà basata sulla modifica dei meccanismi mentali e comportamentali patologici.
Infine, se il disturbo compromette in maniera grave la vita quotidiana, le relazioni o il lavoro, può essere necessario rivolgersi ad uno psichiatra. La cura farmacologica può ristabilire le condizioni necessarie per affrontare un percorso di di psicoterapia efficace.
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C. 36 anni, giunge in terapia per difficoltà nella gestione dell’ansia, sorta da quando la relazione con suo marito è entrata in crisi, probabilmente perché il passaggio dal fidanzamento al matrimonio ha comportato tutta una serie di cambiamenti non preventivati che hanno messo a dura prova la tenuta della coppia: ridefinizione dei rapporti con le famiglie di origine, costruzione ex-novo di una routine di coppia, definizione dei tempi e degli spazi nella nuova casa. Il quadro simile richiedeva un intervento psicologico puro, che puntasse al miglioramento della gestione dell’ansia e delle emozioni in generale, nonché alla comprensione delle dinamiche sottostanti la relazione di coppia.
Dopo appena qualche seduta, C. racconta di aver avuto un attacco di panico mentre guidava. Era un po’ di tempo che non ne aveva: l’ultimo attacco di panico risaliva a una decina di anni prima. L’intervento elettivo per gli attacchi di panico richiede il ricorso ad un ansiolitico in fase acuta (per aiutare il paziente a gestire il sintomo ansioso) e la psicoterapia (per lavorare sulle cause scatenanti il sintomo); per tale motivo, dal semplice intervento psicologico siamo passati ad un intervento combinato psicoterapico e psichiatrico che, nel giro di qualche mese, ha consentito la remissione completa della sintomatologia.