Overthinking: cos'è e come smettere di pensare troppo

L'overthinking, o pensare troppo, è un'abitudine di pensiero caratterizzata da un'eccessiva riflessione su situazioni passate, presenti o future, spesso portando ad ansia, stress e indecisione.

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Definizione di overthinking.

Punti chiave

  • Cos'è l’overthinking: l’overthinking è un pensiero ripetitivo e difficile da interrompere, che ostacola le decisioni, genera ansia e compromette la lucidità mentale.
  • Overthinking e psicopatologia: quando il pensiero eccessivo è costante e causa disagio, può essere collegato a disturbi come ansia, depressione, DOC o traumi psicologici.
  • Psicoterapia e overthinking: la psicoterapia aiuta a interrompere i pensieri intrusivi e a ristabilire un equilibrio mentale.

Cos'è l'overthinking?

L’overthinking è un fenomeno che si manifesta quando la mente fatica a interrompere un flusso continuo di pensieri negativi e ripetitivi. Il termine overthinking infatti viene dall’inglese, e il suo significato è traducibile letteralmente come “pensare troppo”. Non si tratta però di semplici riflessioni approfondite, ma di un’attività mentale che diventa difficile da controllare.

Chi vive l’overthinking tende a ripensare a decisioni prese in passato o a preoccuparsi in modo eccessivo per eventi futuri. Questo modo di pensare non ha l’obiettivo di risolvere un problema: al contrario, alimenta il dubbio, rallenta o blocca le decisioni e compromette la lucidità mentale. La persona che sperimenta questo schema di pensiero, spesso definita overthinker, può trascorrere molto tempo in uno stato di costante allerta mentale.

Quando il pensare troppo diventa abituale, può ridurre la concentrazione e generare ansia anche in situazioni quotidiane e semplici. Se questo schema si ripete nel tempo e provoca disagio, l’overthinking può rappresentare un campanello d’allarme di malessere psicologico e, in alcuni casi, essere associato a condizioni come stress, ansia o depressione

Cos'è l'overthinking

I sintomi dell'overthinking

I sintomi dell’overthinking sono strettamente legati al continuo dialogo interiore e alla tendenza a pensare troppo, in modo ripetitivo e negativo. Chi soffre di overthinking fatica a “spegnere” la mente e può sperimentare conseguenze che coinvolgono sia il corpo sia la sfera psicologica.

Sintomi fisici dell’overthinking

Tra i principali sintomi fisici causati dall’overthinking rientrano:

  • mal di testa;
  • dolore alla schiena;
  • tensione muscolare al collo.

Questi disturbi sono spesso legati alla tensione accumulata dallo stato di allerta mentale prolungato.

Sintomi psicologici dell’overthinking

I sintomi psicologici dell’overthinking sono generalmente più evidenti e includono:

Quando questi sintomi si presentano con frequenza, l'overthinking può interferire in modo significativo con la vita quotidiana e il benessere emotivo.

Pensare troppo: cosa succede nella nostra mente?

L’overthinking può manifestarsi in diversi modi nella vita quotidiana, spesso senza che la persona se ne renda conto. È comune, ad esempio, ripensare più volte a una conversazione avvenuta giorni prima, analizzando ogni parola detta e cercando significati nascosti nei gesti o nei messaggi non verbali.

Un’altra situazione frequente riguarda le decisioni, passate o future: si è tormentati dai “se” e dai “ma”, chiedendosi in modo ossessivo se si sia fatta la scelta giusta o se esistesse un percorso migliore da seguire.

Tra gli esempi più comuni di overthinking c’è anche il ripensare molto frequentemente a episodi imbarazzanti o dolorosi del passato, come un errore sul lavoro o un incidente durante una presentazione in pubblico. La mente tende a riprodurre l’evento più volte, immaginando scenari alternativi e soffermandosi su ciò che si sarebbe potuto fare diversamente.

Overthinking alcuni esempi

Queste forme di pensiero ripetitivo, quindi, possono essere orientate sia al passato che al futuro. In psicologia, vengono indicate con termini specifici:

  • ruminazione: è un meccanismo di pensiero disfunzionale incentrato sulle esperienze passate, con attenzione particolare alle loro conseguenze negative;
     
  • rimuginio: è un pensiero orientato ai pericoli futuri, spesso percepiti come minacciosi. Il rimuginio risulta generalmente più fastidioso, perché mantiene la mente in uno stato di allerta costante, preoccupandosi di possibili problemi che devono ancora accadere.

Entrambi questi meccanismi contribuiscono all’overthinking, rendendo difficile rilassarsi o vivere pienamente il momento presente.

Cause dell'overthinking

L’overthinking può avere diverse cause e fattori di rischio. Tra le più comuni si annoverano:

  • insicurezza e paura del futuro: la paura di eventi negativi come malattie, difficoltà economiche o la morte può generare un’attività mentale costante. L’incertezza spinge la mente a immaginare scenari negativi e a tentare di prevedere ogni possibile rischio, favorendo il pensiero ripetitivo tipico dell’overthinking;
     
  • basso senso di autoefficacia: chi si sente inadeguato o incapace di affrontare le situazioni tende a ripensare continuamente alle proprie scelte. Questo atteggiamento riduce l’autostima e rafforza il circolo vizioso dei pensieri ripetitivi;
     
  • eventi traumatici: dopo un’esperienza traumatica, la mente può rimanere in uno stato di iperattività. In questi casi, l’amigdala – l’area del cervello che regola la risposta emotiva – resta in allerta, facilitando la comparsa di pensieri intrusivi e ricorrenti;
     
  • perfezionismo: il bisogno di controllo e la paura di sbagliare portano a esaminare ogni dettaglio in modo eccessivo. Questo atteggiamento impedisce alla mente di fermarsi e alimenta l’overthinking.

Overthinking: il legame con ansia, depressione e altri disturbi psicologici

L’overthinking può essere un sintomo presente in diversi disturbi psicologici. Tra questi, il disturbo ossessivo-compulsivo è uno dei più noti: i pensieri si ripetono in modo involontario, diventano difficili da controllare e provocano disagio. 

Anche i disturbi d’ansia, come il disturbo d’ansia generalizzata, mostrano spesso una tendenza al pensiero eccessivo, soprattutto in relazione a scenari futuri o situazioni percepite come rischiose.

L’overthinking può comparire anche tra i sintomi di una malattia importante come la depressione, specialmente in forma di pensieri continui rivolti al passato, segnati da senso di colpa o rimpianto. Nei disturbi post-traumatici, invece, i pensieri ricorrenti sono spesso legati all’evento traumatico vissuto e si manifestano come immagini intrusive o ricordi dolorosi.

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Come si cura l'overthinking?

Per curare e superare l’overthinking è fondamentale imparare a concentrarsi sul qui ed ora, interrompendo il circolo vizioso dei pensieri continui e ricorrenti. Esistono alcune strategie pratiche che è possibile adottare autonomamente per aiutare la mente a focalizzarsi sul presente:

  • prendere il controllo della direzione dei pensieri: riconoscere quando si è intrappolati in schemi di pensiero ripetitivi e decidere consapevolmente di spostare l’attenzione su altro;
     
  • praticare attività fisica: lo sport aiuta a scaricare la tensione, migliorare l’umore e favorire la chiarezza mentale;
     
  • dedicarsi a tecniche di rilassamento: esercizi di respirazione profonda o meditazione possono ridurre il flusso di pensieri.

Questi strumenti possono rappresentare un primo passo concreto per migliorare il proprio benessere quotidiano.

Come si può curare l'overthinking

Psicoterapia per l'overthinking

La psicoterapia è uno strumento prezioso per trattare l’overthinking, perché permette di apprendere strategie mirate a depotenziare i pensieri e rompere il circolo vizioso del rimuginio.

Secondo studi recenti (Flaherty et al., 2022), le terapie più efficaci per l’overthinking includono:

  • terapia cognitivo-comportamentale (CBT): un approccio basato sull'identificazione e sulla modifica di schemi di pensiero distorti o dannosi. Nel contesto dell'overthinking, la CBT può aiutare a identificare e cambiare i modelli di pensiero negativi;
     
  • terapia di esposizione e prevenzione della risposta (ERP): la ERP è una forma specifica di terapia cognitivo comportamentale che si sviluppa in due fasi principali:
    • esposizione: il paziente viene esposto progressivamente ai suoi pensieri che causano più disagio;
    • prevenzione della risposta:  durante l’esposizione, il terapeuta fornisce strumenti per evitare di analizzare eccessivamente la situazione o di rimuginare sui problemi.

Attraverso la ERP, il paziente impara gradualmente a tollerare i pensieri senza esserne sopraffatto, riducendo ansia e altri sintomi nel tempo. 

Questi approcci, dunque, permettono di riprendere il controllo della propria vita, eliminando i comportamenti di evitamento e interrompendo il circolo vizioso dell’overthinking.

Se ti riconosci in questi sintomi o se i pensieri sono diventati un ostacolo nella tua vita quotidiana, parlarne con uno psicoterapeuta può aiutarti a ritrovare equilibrio e chiarezza mentale: con Serenis, il nostro centro medico autorizzato, è possibile prenotare un primo colloquio gratuito e valutare, insieme a un nostro professionista qualificato, se avviare un percorso di psicoterapia personalizzato.

C. mi ha raccontato che poco dopo la morte dell’adorato padre, ogni volta che guidava aveva attacchi di panico o forte ansia. Durante questi attacchi tra i vari sintomi c’era anche il dolore al petto. Con Carlo abbiamo lavorato sull’accettazione del lutto, sul riconoscere e organizzare le proprie emozioni, sull’accettazione dei propri limiti, sull’accettazione che la perfezione non esiste e quindi non la si può pretendere da se stessi. Sull’importanza di lasciarsi andare soprattutto alle emozioni e sulle tecniche di rilassamento e di mindfullness.

 

Fonti:

Bibliografia

Treatment of Overthinking: A Multidisciplinary Approach to Rumination and Obsession Spectrum. — The Journal of clinical psychiatry, 83(4), 21ct14543.

Flaherty, A., Katz, D., Chosak, A., Henry, M. E., Trinh, N. H., Waldinger, R. J., Cohen, J. N. (2022)

Overthinking over Screens: Girls Ruminate More After Negative Social Media Interactions with Peers Compared to In-Person Interactions. — Affective science, 5(4), pp. 427-435

Kilic, Z., McKone, K. M. P., Stout, C. D., Grad-Freilich, M. J., Ladouceur, C. D., Choukas-Bradley, S., Silk, J. S. (2024)

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Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
FRFederico Russo
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
JRJacopo Rizzuti
Jacopo RizzutiPsicologo e Psicoterapeuta
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Sono psicologo e psicoterapeuta. Dopo la laurea in psicologia dinamico-clinica mi sono specializzato in psicoterapia psicoanalitica. Nella mia attività clinica do pari priorità sia all'ascolto attento ed empatico del paziente e del suo mondo interno, sia alla costruzione di un intervento efficiente e utile al benessere del paziente stesso. Queste penso che siano le colonne portanti per arrivare ad un vero cambiamento interno.
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