Il concetto del sé in psicologia

La "riscoperta interiore" è un processo di esplorazione e consapevolezza di sé stessi, che coinvolge la riflessione profonda sui propri pensieri, emozioni, valori e desideri.

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Il concetto del sé in psicologia

Una tra le sfide più impegnative della nostra vita è quella di scoprire chi siamo veramente. Ritrovare sé stessi può sembrare un obiettivo apparentemente  egoistico, in realtà la psicologia ci dimostra che si tratta di un processo fondamentale per stabilire qualsiasi tipo di rapporto interpersonale. Dobbiamo prima sapere chi siamo se vogliamo essere capaci di stare bene con gli altri, come qualcuno diceva prima di amare gli altri bisogna amare noi stessi. Intraprendere questo viaggio personale comporta però un certo investimento di energie mentali perché presuppone un processo di evoluzione e cambiamento,  costituito da una fase distruttiva e una costruttiva. 

In un primo momento bisogna iniziare ad individuare ed piano piano ad eliminare tutti quegli aspetti della vita che non riflettono chi siamo veramente, quegli elementi superficiali o maschere che talvolta indossiamo senza alcuna convinzione ma probabilmente per necessità. Successivamente serve un atto costruttivo che consiste nel riconoscere chi vogliamo essere e quali obiettivi desideriamo raggiungere. 

Tutti noi possiamo esplorare il nostro mondo interiore, in quanto gli esseri umani possiedono capacità incredibilmente sofisticate di elaborazione cognitiva e autoconsapevolezza. Comprendere meglio il ruolo delle questioni esistenziali significa imparare di più su come sviluppare l'esplorazione del mondo, con maggiore apertura, creatività e crescita personale, tutti aspetti fondamentali per il benessere mentale. Queste capacità intellettuali possono essere rinforzate attraverso strategie di riflessione sulla nostra esistenza, identità, cultura, significato e scopo della vita.

Riscoperta di se stessi

La teoria del Sé di Carl Rogers

Per comprendere quali sono i principi alla base del processo che porta a ritrovare se stessi è utile fare riferimento alle teorie della psicologia umanistica. Uno degli esponenti di questa corrente psicologica che meglio ha definito il concetto di ricerca interiore è stato Carl Rogers con la sua teoria del Sé. Secondo il suo approccio infatti ogni persona è immersa in una serie di contesti ed esperienze che modellano il suo modo di esistere, i suoi pensieri e le sue emozioni. Rogers crede che il comportamento di una persona tenda all'autorealizzazione e per raggiungere il massimo livello del proprio potenziale personale forma un determinato concetto di sé. 

Esistono due categorie del Sé che ognuno di noi possiede, un Sé ideale e un Sé reale:

  • Il Sé ideale racchiude tutte le qualità e caratteristiche che vorremmo possedere, in altre parole corrisponde alla persona che vorremmo e ci piacerebbe essere.
  • Il Sé reale invece è l’insieme delle caratteristiche realmente possedute, ciò che siamo veramente. Quando in una persona il Sé reale è congruente con quello ideale è più probabile che riesca a vivere in armonia con se stessa e con gli altri. Al contrario, una forte discrepanza tra le due categorie potrebbe comportare un profondo malessere e una difficoltà a relazionarsi con il mondo interiore ed esterno.

Il rapporto con la vita e la morte

Il rapporto con la nostra idea di esistenza è il primo passo fondamentale da affrontare per la riscoperta di se stessi. Anche se razionalmente tutti sappiamo che la vita è breve, non sempre riusciamo a collocare l'esistenza entro un arco temporale che ha un inizio e una fine e riconoscere quanto sia il tempo per valorizzare e vivere a pieno noi stessi. I problemi di salute o l'invecchiamento sono spesso vissuti come eventi inattesi nonostante siano del tutto prevedibili nel corso dell'esistenza. 

Talvolta, è come se venisse a mancare la capacità di comprendere il concetto astratto di mortalità, la consapevolezza che un giorno non esisteremo più. Elaborare il proprio concetto personale di vita e di morte ha sicuramente un profondo impatto sul modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo quotidianamente. Il modo in cui affrontiamo l'idea di essere mortali e la consapevolezza del tempo che scorre può determinare la nostra capacità di elaborare piani per il futuro o il grado di preoccupazione che abbiamo sulle esperienze che ci accadono.

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Accettare il passato

Per riscoprire e rivalutare chi siamo e perché ci comportiamo in un certo modo dobbiamo conoscere la nostra storia. 

Lungo la strada dell'autoconsapevolezza bisogna essere disposti a esplorare il proprio passato. La ricerca psicologica ha dimostrato che a determinare chi siamo non sono semplicemente gli eventi accaduti nel passato, ma ciò che conta maggiormente è il significato che abbiamo attribuito a queste esperienze. Non si tratta solo di riconoscere le dinamiche avvenute, le tappe e le persone di riferimento della nostra vita, ma inserire gli avvenimenti dentro una cornice di significati. 

Se ad esempio nella vita riconosciamo che ci siano traumi irrisolti, questi probabilmente in qualche modo tenderanno a riaffiorare con prepotenza e a farci muovere lungo il nostro cammino con determinate proiezioni e costrutti mentali, impedendoci di andare avanti in maniera serena e realmente autentica. 

Gli studi psicologici hanno dimostrato che accettare la propria storia individuale con coerenza ha una relazione statisticamente significativa con il benessere psicologico. Lo studioso Daniel Siegel sostiene che sviluppare una "narrativa coerente" delle nostre vite permette di ritrovarsi e di prendere decisioni consapevoli che rappresentano il nostro vero Sé.

Accettare il passato

Identità e differenziazione

Fin dalla nascita ognuno di noi inizia un processo di costruzione dell'identità che dura tutta la vita, cerchiamo di avere un posto nel mondo sviluppando la nostra essenza unica. Mentre ci identifichiamo in qualcosa o qualcuno, contemporaneamente mettiamo in atto una differenziazione dagli altri, nel tentativo di emergere come individui indipendenti. Per ritrovare noi stessi e realizzare i nostri destini unici dobbiamo quindi costantemente ricordare quali sono i nostri elementi di unicità e differenziarci dalle influenze interpersonali, familiari e sociali a volte distruttive che paradossalmente purtroppo possiamo crearci autonomamente nella proiezione negli altri del nostro giudizio personale.

Saper distinguere ciò che ci appartiene da ciò che appartiene agli altri è fondamentale nel processo di autoconsapevolezza interiore. Come sostiene la sociologa Firestone "..per condurre una vita libera, una persona deve separarsi dall'imprinting negativo e rimanere aperta e vulnerabile". Il processo di separazione e individuazione è stato anche oggetto della teoria della psicologa Margaret Mahler, la quale ha ipotizzato che il bambino durante la prima infanzia ha bisogno di differenziarsi dalla madre per riuscire a realizzare un Sé separato e autonomo.

Cercare un significato

Un'altra sfida fondamentale nel ritrovare se stessi è quella di cercare un senso alla vita in un mondo che altrimenti potrebbe sembrare caotico o inutile. 

Gli esseri umani hanno bisogno di dare un significato alle proprie esistenze e capire qual è il proprio posto nel mondo che li circonda e perseguire quella rotta. Non si tratta solamente di capire quale sia il senso della vita in generale, ma cercare lo scopo della propria esistenza. 

Comprendere meglio la nostra percezione del fine ultimo verso cui tendono i nostri comportamenti significa poter fornire una cornice motivazionale ad ogni singola azione quotidiana. Inoltre, il modo in cui manteniamo con coerenza questo obiettivo nel corso dell'esistenza consente di fare chiarezza sulle scelte che facciamo e sulle decisioni che di volta in volta dobbiamo prendere. Avere uno scopo nella vita e mantenere una certa determinazione aiuta a sopportare le situazioni più difficili e cercare soluzioni anche ai problemi che a volte sembrano insormontabili. 

Come disse Viktor Frankl: "La vita non è mai resa insopportabile dalle circostanze, ma solo dalla mancanza di significato e scopo".

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Libertà, responsabilità e volontà

Un altro aspetto da prendere in considerazione per ritrovare se stessi riguarda la nostra capacità di agire in libertà seguendo la nostra personale volontà su chi vogliamo essere e su cosa desideriamo fare. Qualche volta può essere molto difficile compiere delle scelte in maniera totalmente indipendente e libera da vincoli. Il concetto di libertà diventa complicato quando le nostre convinzioni o i valori interiorizzati sono in conflitto con quelli sociali o culturali del contesto in cui siamo inseriti. Assumersi la responsabilità delle proprie scelte di vita diventa quindi un aspetto determinante per essere realmente se stessi. Significa imparare sempre di più su come riusciamo ad autoregolarizzarci per esercitare le nostre libertà in modo autonomo senza cedere a condizionamenti esterni. 

Il modo in cui sviluppiamo questa autodeterminazione influisce su come rispondiamo alle pressioni esterne e su come i nostri comportamenti liberamente scelti a loro volta ricadono sugli altri. 

Dal grado di libertà che si decide di esercitare ne conseguono giudizi morali ed esperienze emotive come ad esempio il disagio, l'imbarazzo, il senso di colpa o l'orgoglio. Imparare a conoscere queste emozioni come parte necessaria ed inevitabile per la realizzazione di se stessi costituisce un elemento fondamentale nel processo di autoconsapevolezza e di crescita personale. A loro volta le relazioni interpersonali potranno essere più sane ed autentiche se basate sull'idea del rispetto dell'autodeterminazione propria e altrui. Quando si agisce in piena libertà si saprà riconoscere più facilmente lo spazio di autonomia degli altri, rispettando le loro idee e convinzioni come loro riconosceranno le nostre, senza più frustrazioni e sensi di colpa o rabbia.

Uno dei tempi abbastanza ricorrenti nelle richieste dei pazienti è proprio l'inevitabile riscoperta interiore. Il desiderio e la spinta nel guardarsi dentro, la voce interna che richiede supporto e ascolto nel voler portare e perseguire il nostro benessere attraverso la consapevolezza di sé. Simone, 32 anni, esplicita una situazione caotica, di gran confusione nella sua vita attuale. Un senso di smarrimento e di frustrazione che lo affossa e lo invalida in ogni campo del suo  vivere dove le priorità sembrano non così chiare. Il lavoro terapeutico allora è stato proprio quello di portare il paziente in un primo momento alla consapevolezza di cosa ritiene e significativo per se stesso e valido per una sua soddisfazione e realizzazione personale. Attraverso l’analisi dei suoi vissuti e delle sue reti relazionali abbiamo cercato di indagare quanto nel tempo le sue vere aspirazioni e volontà siano state presenti ed esplicitate. Una volta riconosciute le varie restituzioni abbiamo validato insieme quelle che in questo momento, in questo ciclo vitale,  possano rientrare nel suo essere e nel suo benessere interiore. Rinforzando e riconoscendo poi le capacità e le risorse attive e possibili del paziente , nuovi significati e nuovi valori e prospettive hanno portato il paziente ha riprendere ordine e giuste priorità nel suo cammino in libertà con la consapevolezza dei possibili ostacoli e fatiche ma nel piacere di riconoscere la sua autenticità. 

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DsMDott.ssa Martina Migliore
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
FRFederico Russo
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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