Brevi storie di bullismo

Questo articolo esplora il bullismo attraverso brevi storie, evidenziando storie drammatiche e sottolineando l'importanza di chiedere aiuto e la terapia online come risorsa efficace.

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Storie di bullismo

Questo articolo si addentra in argomenti sensibili, toccando aspetti delicati della società, inclusi i tragici episodi di vittime di bullismo.

In un mondo che spesso si nutre di tribalismo e aggressività, il bullismo ha radici antiche, persistendo come una preoccupante costante attraverso i secoli.

Il suo impatto si riflette in vari modi, inclusi i tragici casi di suicidi. Se tu o qualcuno a te caro sta affrontando pensieri suicidi, cerca aiuto immediato.

In questo articolo, esploreremo la presenza diffusa del bullismo, focalizzandoci su autentiche storie di bullismo, analizzando le sfaccettature dei casi di cyberbullismo, e riflettendo sugli episodi dolorosi che sottolineano la necessità di affrontare questo fenomeno.

Storie di bullismo

Cosa costituisce il bullismo?

Quando immaginiamo il bullismo, possiamo pensare al bambino grande che spinge il bambino piccolo al parco giochi. Tuttavia, il bullismo può avvenire a qualsiasi età e in qualsiasi luogo. Non esiste solo il bullismo a scuola: può capitare di esserne vittima anche sul luogo di lavoro. Mentre il bullismo può variare a seconda della situazione, ci sono 3 fattori che la maggior parte delle situazioni di bullismo hanno in comune.

  • Intento. Offendere accidentalmente qualcuno non è probabilmente bullismo. Chi fa il bullo sa cosa sta facendo, e il danno è intenzionale. Non c'è equivoco.
  • Squilibrio di potere. Nella maggior parte dei casi, il bullo è più potente del bullizzato. Questo non significa che il bullo sia necessariamente più grande o più forte dell'altra persona. Il bullo può essere in una posizione di autorità superiore, come un superiore al lavoro. Può essere qualcuno che proviene da una famiglia ricca con i mezzi per fare causa o intraprendere un'azione finanziaria se la vittima reagisce.
  • Ripetizione. Qualcuno che è cattivo con te una volta non è un bullo. Un bullo è qualcuno che ripete il suo comportamento nel tempo. La gravità del suo bullismo può aumentare nel tempo per entrare nella pelle della vittima.

Perché la gente fa il bullo?

Capire le motivazioni dietro queste dinamiche di prevaricazione è importante e le risposte non sono mai univoche e possono cambiare anche da situazioni ambientali. Alcune delle possibili ragioni possono includere :

  • preoccupazioni familiari - per sopravvivere a genitori o familiari maltrattanti si possono sviluppare atteggiamenti prevaricatori nei confronti di persone esterne alla famiglia che vengono percepite più deboli. Questo può, illusoriamente, ristabilire un sentimento interno di potenza che permette di affrontare le proprie difficoltà. È importante, però, non cadere nell’errore di pensare che tale ragione sia anche una giustificazione agli atti di bullismo;
  • potere -  non sempre chi detiene il potere sull’altro riesce a gestirlo con equilibrio: alcuni finiscono per usarlo in modo negativo, anziché metterlo al servizio del bene;
  • Temperamento aggressivo che può tendere all’antisocialità ;
  • insicurezza - la prevaricazione avviene per placare insicurezze personali non riconosciute e svalorizzate .

Storie di bullismo: le tipologie di bullismo

Nelle seguenti sezioni esaminiamo nello specifico 3 tipologie di bullismo, accompagnate da 3 storie di bullismo:

  • bullismo tradizionale;
  • cyberbullismo;
  • bullismo sul posto di lavoro.

Bullismo tradizionale: la storia di William Arthur Gibbs

bullo

Questo è quello a cui la maggior parte di noi pensa quando pensa al bullismo.

Il bullismo tradizionale coinvolge maggiormente bambini e adolescenti e può essere:

L'infanzia è un periodo incredibilmente importante del nostro sviluppo, quindi qualcuno che è vittima di bullismo da bambino potrebbe crescere per avere problemi di autostima e altri problemi di salute mentale.

Vittime di bullismo tradizionale

Nel migliore dei casi, la persona vittima di bullismo impara a far fronte ai suoi maltrattamenti, e la dinamica si esaurisce con il tempo. Tuttavia, ci sono diversi episodi che riempiono le pagine di cronaca nera in cui le conseguenze sono durature nel tempo con l’instaurarsi di disturbi psicologici fino a gesti suicidiari.

Nel 1877, William Arthur Gibbs si impiccò dopo essere stato vittima di bullismo fisico. Il bambino inglese aveva solo 12 anni.

Anche le proteste pubbliche contro il bullismo non sono nuove. Il suicidio di Gibbs causò un tumulto e ci fu un'indagine.

Casi di cyberbullismo: la storia di Megan Meier

cyberbullismo

Un fenomeno sempre più preoccupante nell’era digitale è il cyberbullismo, una forma di violenza psicologica che si manifesta attraverso la rete. Prima dell’avvento di Internet, il bullismo richiedeva un contatto diretto, una certa forza fisica o un riconoscibile potere sociale per esercitare un’influenza negativa sull’altro. Oggi, invece, chiunque può diventare un bullo online: l’anonimato e la distanza virtuale permettono di dire cose che difficilmente verrebbero pronunciate di persona. Gli effetti, però, possono essere altrettanto devastanti di quelli del bullismo tradizionale, con gravi conseguenze emotive e psicologiche per le vittime.

Con la diffusione dei social network e delle piattaforme digitali, gli episodi di cyberbullismo sono aumentati in modo significativo. Esistono comportamenti come il trolling, ovvero l’atto di provocare deliberatamente una reazione altrui attraverso commenti offensivi o provocatori. A seconda del contesto, il trolling può essere un semplice scherzo innocuo — ad esempio, scrivere “il basket fa schifo” in un forum dedicato agli appassionati — oppure trasformarsi in una vera e propria forma di bullismo, quando si prende di mira in modo sistematico una persona con insulti o molestie.

Contrastare il cyberbullismo è tutt’altro che semplice: bloccare un account non basta, poiché l’aggressore può facilmente crearne uno nuovo. Inoltre, la cosiddetta “cultura della gogna digitale” favorisce la diffusione di parole diffamatorie e campagne d’odio che possono rapidamente degenerare. In alcuni Paesi esistono leggi specifiche per punire questi comportamenti, ma la loro applicazione risulta spesso complessa. Per questo, oltre agli strumenti legali, è fondamentale promuovere educazione digitale, empatia e responsabilità online, elementi chiave per costruire un ambiente virtuale più sicuro e rispettoso.

Vittime di cyberbullismo

Il cyberbullismo può avere effetti negativi su coloro che lo subiscono. Coloro che sono vittime di cyberbullismo possono sviluppare:

  • ansia;
  • depressione;
  • tendenze suicide.

Guardiamo il caso di Megan Meier.

Un caso emblematico che ha scosso l’opinione pubblica e messo in luce la pericolosità del cyberbullismo è quello di Megan Meier, una ragazza di 13 anni che nel 2006 si tolse la vita dopo essere stata vittima di un crudele episodio online. Megan, che soffriva di problemi di peso, depressione e ADHD, aveva stretto amicizia su MySpace — uno dei social network più popolari dell’epoca — con un ragazzo di nome “Josh Evans”, apparentemente sedicenne. I due si scambiavano messaggi regolari e affettuosi: Josh la faceva sentire apprezzata, e per Megan quella connessione virtuale rappresentava una fonte di conforto e accettazione.

Tuttavia, il tono delle conversazioni cambiò improvvisamente. I messaggi di Josh divennero offensivi e crudeli, fino a culminare in un ultimo commento devastante: che il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di lei. Poco dopo, Megan si suicidò. In seguito si scoprì che “Josh Evans” non esisteva: dietro quel profilo si nascondevano tre persone — la vicina di casa di Megan, Lori Drew, sua figlia adolescente e un’amica di famiglia, Ashley Grills — che avevano creato l’account falso per prendersi gioco della ragazza.

Il caso di Megan Meier rappresenta un tragico monito sui rischi dell’interazione online, soprattutto per i più giovani. Non c’è nulla di sbagliato nell’avere amicizie virtuali, ma è fondamentale vigilare e verificare che le persone con cui si comunica siano reali e affidabili. La storia di Megan ci ricorda quanto le parole, anche se scritte dietro uno schermo, possano avere un impatto devastante sulla mente e sul cuore di chi le riceve.

Bullismo sul lavoro: la storia di Kevin Morrissey

Bullismo sul posto di lavoro

Il bullismo non termina con la fine della scuola: anche il luogo di lavoro può diventare un ambiente fertile per comportamenti prepotenti e ostili. Le dinamiche lavorative, infatti, spesso favoriscono tensioni interpersonali e squilibri di potere che possono trasformarsi in vere e proprie forme di bullismo. Un dipendente che non si integra nel gruppo, che ha idee diverse o che viene percepito come una minaccia può diventare facilmente un bersaglio. In molti casi, il potere gerarchico amplifica il problema: un superiore può abusare della propria autorità, un collega più ambizioso può usare tattiche scorrette per ostacolare gli altri, e persino un intero team può isolare un individuo considerato “diverso”.

Negli Stati Uniti, il bullismo sul posto di lavoro non è ancora riconosciuto ufficialmente dalla legge, anche se diversi stati stanno valutando l’introduzione di normative specifiche. Le conseguenze per chi subisce questi comportamenti possono essere gravi: ansia, depressione, perdita di autostima e una costante paura di andare al lavoro. Molte vittime, inoltre, si trovano intrappolate in un circolo vizioso, sentendo di non poter lasciare il proprio impiego per ragioni economiche o di carriera.

Affrontare il bullismo lavorativo richiede non solo politiche aziendali chiare e strumenti di tutela, ma anche un cambiamento culturale: è necessario promuovere ambienti di lavoro basati sul rispetto, sull’ascolto e sulla collaborazione, dove il potere non diventi un mezzo di sopraffazione ma una responsabilità condivisa.

Effetti del bullismo a lavoro

Il bullismo sul posto di lavoro può anche portare al suicidio. Uno di questi esempi è quello di Kevin Morrissey. Morrissey era il managing editor della Virginia Quarterly Review, e ha presentato più di una dozzina di reclami alle Risorse Umane per il trattamento che riceveva dal suo capo. Nonostante queste lamentele, non è stato fatto nulla e dopo il suicidio di Morrissey, non è stata accertata nessuna responspabilità .

Kevin aveva 52 anni, dimostrando che i suicidi per bullismo non sono solo a causa di bullismo tra adolescenti. Possono accadere a chiunque.

 Il bullismo sul posto di lavoro è particolarmente insidioso perché la nostra cultura tende spesso a tollerare o giustificare comportamenti autoritari, soprattutto quando provengono da figure di potere. In molti ambienti professionali, si accetta l’idea che un capo “duro” o dominante sia semplicemente esigente o orientato ai risultati, anche quando in realtà sta umiliando, isolando o intimidendo i propri collaboratori. Questo atteggiamento culturale contribuisce a normalizzare la prepotenza, rendendo difficile per le vittime riconoscere e denunciare il problema. Invece di essere leader che ispirano e guidano, alcuni dirigenti finiscono per esercitare il potere in modo distruttivo, prendendo di mira i più vulnerabili e compromettendo il benessere psicologico dell’intero ambiente di lavoro.

Storie di bullismo: l'importanza di chiedere aiuto

È difficile, innanzitutto con se stessi, ammettere di essere vittima di bullismo. E anche quando ciò avviene poi questo non si traduce automaticamente nel trovare dentro di sé la forza per reagire alle prevaricazioni. In alcune situazioni anche chiedere aiuto - confidarsi con amici, familiari o responsabili - sembra essere una strada difficilmente percorribile e che non porta a concrete soluzioni.  

Possibili strategie da mettere in atto possono riguardare: l’intraprendere una formazione specifica sul bullismo o  parlare con un professionista come un terapeuta per acquisire strumenti che permettano di affrontare la problematica tua o di persone che potresti conoscere. Ti consigliamo di leggere anche citazioni di vittime di bullismo che sono riuscite a superare questa difficile esperienza. Potrebbero offrirti ispirazione e incoraggiamento nel tuo percorso di guarigione e ripresa.

La terapia online per il bullismo

La psicoterapia online è una comoda alternativa alla tradizionale psicoterapia di persona, e la ricerca dimostra che è altrettanto efficace. 

Se tu o qualcuno che conosci ha avuto a che fare con il bullismo, potresti scoprire che iscriverti alla terapia online con uno dei tanti terapeuti certificati Serenis può davvero fare una differenza significativa. Anche se ci sarà sempre un bullo, insieme possiamo resistere e fermare il bullismo.

Uomo di 52 anni, giunge per disagio emotivo legato a problematiche lavorative. Riferisce progressivo svuotamento di mansioni, esclusione da riunioni e comportamenti ostili del datore di lavoro, che lo considera “troppo vecchio”. Presenta sintomi di ansia, demotivazione e calo dell’autostima professionale.

Il percorso terapeutico si è sviluppato attraverso l’elaborazione del vissuto di esclusione (gestione emozioni come rabbia e vergogna) ed esplorazione di strategie assertive e di ridefinizione del progetto professionale (aumento autostima, appropriata autovalutazione della propria professionalità; maggiore consapevolezza dei propri diritti e risorse personali). Per la riduzione dell’ansia si sono trasmesse tecniche di coping e rilassamento.

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Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
FRFederico Russo
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.