Violenza verbale: cos'è e cosa fare
La violenza verbale, attraverso insulti e umiliazioni, può causare gravi danni psicologici, portando la vittima a sviluppare ansia, bassa autostima e disturbi mentali come depressione e PTSD.

Secondo lo studio IPSAD (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs) dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale di Ricerca, è emerso che in Italia oltre 12 milioni di donne tra i 18 e gli 84 anni hanno vissuto esperienze di violenza fisica o psicologica. Tuttavia, solo il 5% di queste donne ha denunciato gli episodi subiti. In questo articolo, vediamo insieme quali cos'è la violenza verbale e quali sono le conseguenze per le vittime.
Cos’è la violenza verbale?
La violenza verbale consiste nell'offendere, denigrare, sminuire o minacciare una persona. Questo tipo di abuso può verificarsi in diversi tipi di relazione come quella tra genitore e figlio, tra partner o nei contesti lavorativi lasciando cicatrici emotive invisibili. Una riflessione su questo tema è stata pubblicata sulla rivista Paradigmi dove si afferma che tra violenza verbale e violenza fisica non esiste una distinzione netta e che nelle situazioni concrete entrambe provocano ferite della stessa entità (Piazza, 2013).

Quando si parla di aggressione verbale?
Si parla di aggressione verbale quando una persona utilizza il linguaggio con lo scopo di offendere, umiliare, deridere o minacciare. Tra gli esempi di violenza verbale ci sono insulti, parole umilianti, offese o intimidazioni dirette o indirette. La violenza verbale può verificarsi in alcune relazioni di coppia come può accadere all'interno di una relazione tossica. Altrettanto pericolosa può essere la violenza verbale sul lavoro. Uno studio pubblicato su International Nursing Review ha raccolto dati sugli infermieri che affermano di aver subito violenza verbale da parte dei pazienti. Le conseguenze emotive erano l'insicurezza, la tristezza e un senso di inadeguatezza che avevano causato una diminuzione del livello di assistenza fornita al paziente (Bayram et al., 2023).
Esempi di violenza verbale
La violenza verbale si manifesta attraverso parole o toni che umiliano, svalutano o spaventano l’altra persona. Può essere diretta o sottile, ma in entrambi i casi ha un impatto negativo sul benessere psicologico. Ecco alcuni esempi concreti:
- "Sei inutile, non sai fare niente.": questa frase svaluta la persona e mina la sua autostima. È violenza verbale perché trasmette un messaggio di disprezzo e inferiorità.
- "Se te ne vai, giuro che ti rovino la vita.": è una minaccia esplicita. Usa la paura come strumento di controllo e crea un clima di intimidazione.
- "Non sei normale, hai qualcosa che non va.": è un attacco all’identità e alla salute mentale dell’altro. Fa leva sul senso di inadeguatezza e può generare ansia o vergogna.
- "Fai come vuoi, ma poi non venire a piangere da me.": questo tipo di frase passivo-aggressiva mette pressione e colpevolizza. Non è un confronto aperto, ma una forma di manipolazione.
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Conseguenze legali per chi commette violenza verbale
In Italia, la violenza verbale non è sempre riconosciuta come reato a sé stante, ma può avere conseguenze legali quando si manifesta in forme gravi, continuative o accompagnate da altre condotte. A seconda del contesto, le parole offensive possono rientrare in reati già previsti dal Codice Penale, come l’ingiuria, la diffamazione, le minacce, la mancata assistenza morale in ambito familiare o addirittura il maltrattamento in famiglia (art. 572 c.p.), se si tratta di comportamenti abituali e sistematici.
Conseguenze della violenza verbale
La violenza verbale può essere devastante quanto la violenza fisica, con effetti profondi e duraturi sulla vittima. Ogni parola offensiva o umiliante colpisce come un pugno, annientando psicologicamente chi la subisce. L'aggressore spesso canalizza la propria rabbia e frustrazione attraverso le parole, esercitando un potere che lascia la vittima in silenzio, inondata dalla paura e incapace di difendersi.
Questo tipo di violenza porta la vittima a interiorizzare ogni accusa, arrivando a convincersi di essere sbagliata come persona. Si sente impotente e priva di strumenti per contrastare l'abuso, aspettando solo che l'episodio finisca il prima possibile. Tuttavia, chi esercita la violenza psicologica tende a perpetuare questo comportamento in modo incessante, continuando a lanciare accuse e offese.
La vittima, paralizzata dal terrore e dall'umiliazione, memorizza ogni dettaglio di queste interazioni, sentendo crescere la propria vulnerabilità e senso di inferiorità. Ogni episodio di violenza verbale lascia una cicatrice profonda, minando ulteriormente la sua identità, dignità e valore personale.
Le conseguenze emotive di questo abuso sono gravi e possono evolvere in condizioni psicologiche serie, come:
- ansia,
- senso di colpa,
- vergogna,
- disturbo depressivo maggiore,
- disturbi del sonno,
- disturbo da stress post-traumatico.
La violenza verbale non è solo un'aggressione momentanea, ma un attacco continuo che erode lentamente la salute mentale della vittima.
Come può aiutare la psicoterapia per le conseguenze della violenza verbale?
La psicoterapia rappresenta uno strumento efficace per affrontare le conseguenze emotive della violenza verbale, soprattutto quando le frasi offensive o svalutanti si ripetono nel tempo e lasciano un impatto duraturo sulla percezione di sé. Le parole denigratorie possono generare insicurezza, ansia, senso di colpa o difficoltà nel riconoscere il proprio valore personale.
Il lavoro con lo psicoterapeuta aiuta a ricostruire l’autostima, a distinguere la propria identità dai giudizi ricevuti e a sviluppare strumenti per gestire i conflitti o proteggersi da dinamiche tossiche. In molti casi, la terapia consente anche di rielaborare esperienze passate che hanno reso la persona più vulnerabile agli abusi verbali, favorendo una maggiore consapevolezza delle proprie relazioni. Inoltre, in situazioni in cui la violenza è ancora in corso, la psicoterapia può offrire supporto nella definizione di limiti chiari e nel prendere decisioni concrete per tutelarsi.
Se riconosci delle conseguenze dovute alla violenza verbale, puoi parlarne con uno psicoterapeuta del nostro centro medico. Durante il primo colloquio gratuito, infatti, puoi condividere la tua esperienza con un terapeuta con cui potrai decidere di iniziare un percorso di cura adatto alle tue esigenze.

Cosa fare se si subisce violenza verbale?
Affrontare la violenza verbale richiede consapevolezza, lucidità e supporto, soprattutto quando il comportamento offensivo si ripete nel tempo e ha conseguenze emotive.
- Riconoscere la violenza: spesso si tende a minimizzare le parole offensive, soprattutto se arrivano da persone vicine, ma è importante comprendere che insulti, minacce, svalutazioni e frasi umilianti non sono mai forme accettabili di comunicazione e hanno effetti reali sul benessere emotivo.
- Mantenere la calma e prendere distanza: in molte situazioni, soprattutto se chi agisce in modo aggressivo cerca una reazione per rafforzare il proprio controllo, è più utile interrompere il dialogo e allontanarsi piuttosto che rispondere sullo stesso piano, poiché questo evita di alimentare un conflitto che può peggiorare.
- Documentare gli episodi: annotare le frasi ricevute, la data, il contesto e i testimoni può essere utile in futuro, soprattutto se si sceglie di intraprendere un percorso legale o psicologico.
- Parlare con qualcuno di fiducia: condividere ciò che si sta vivendo con un familiare, un amico o un professionista può aiutare a vedere le cose con più lucidità e a rompere l’isolamento.
- Rivolgersi a un professionista: uno psicologo o uno psicoterapeuta può fornire supporto emotivo e aiutare a ricostruire l’autostima. In caso di relazioni tossiche o abuso continuato, è importante ricevere un accompagnamento mirato.
- Valutare il supporto legale: se la violenza verbale è parte di un comportamento persecutorio o minaccioso, può essere utile rivolgersi a un avvocato o a un centro antiviolenza. Esistono tutele legali anche per la violenza psicologica.
Fonti:
- Piazza, F. (2013). Parole in duello. Riflessioni sulla violenza verbale. Paradigmi, 2;
- Di Piazza, S., Piazza, F. (2023). Linguaggio, violenza e pratiche simboliche. Lo strano caso della minaccia. Il Mulino, 1;
- Bayram, A., Özsaban, A., & Kılıç, Ç. T. (2023). Verbal violence and missed nursing care: A phenomenological study. International Nursing Review, 70(4), 544–551;
- Karni‐Vizer, N., & Salzer, M. S. (2016). Verbal violence experiences of adults with serious mental illnesses. Psychiatric Rehabilitation Journal, 39(4), 299–304.