Claustrofobia: cos'è, cause, sintomi e trattamento

La claustrofobia è la paura intensa e irrazionale degli spazi chiusi o stretti, che provoca ansia, panico e sintomi fisici come battito veloce e difficoltà a respirare.

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Claustrofobia

Che cos’è la claustrofobia?

La claustrofobia è una forte paura irrazionale di trovarsi in spazi ristretti o chiusi, da cui si teme di non poter fuggire.

Questa paura non si configura semplicemente come un disagio, ma fa parte delle fobie specifiche che possono scatenare attacchi d'ansia o di panico. I sintomi principali infatti riguardano sudorazione fredda, tachicardia e senso di soffocamento.

In quali luoghi si manifesta solitamente la claustrofobia?

La claustrofobia si manifesta principalmente in questi luoghi:

  • Ascensori
  • Metropolitane, aerei, treni affollati
  • Tunnel o gallerie
  • Stanze piccole senza finestre
  • Cabine telefoniche o spogliatoi stretti

Oltre a questi luoghi, la claustrofobia si può anche manifestare durante l'esecuzione di una risonanza magnetica, a causa dello spazio chiuso e stretto del macchinario.

Ascensore e claustrofobia

Quali sono i sintomi della claustrofobia?

I sintomi della claustrofobia sono simili ai sintomi delle altre fobie specifiche. In particolare possiamo dividerli in sintomi fisici e sintomi psicologici.

Sintomi Fisici

  • Difficoltà respiratorie: sensazione di mancanza d'aria, soffocamento o iperventilazione.
  • Tachicardia
  • Sudorazione e brividi
  • Dolore o oppressione al petto
  • Tremori o vertigini: sensazione di instabilità o di svenimento imminente.
  • Nausea

Sintomi Psicologici

  • Paura intensa: terrore irrazionale di non poter fuggire o di rimanere intrappolati.
  • Perdita di controllo: la sensazione di impazzire o di non essere in grado di gestire la situazione.
  • Disorientamento
  • Ansia anticipatoria: la paura e l'ansia che si manifestano anche solo al pensiero di affrontare una situazione in uno spazio chiuso.
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Quali sono le cause della claustrofobia?

Secondo il DSM, le origini della claustrofobia possono essere diverse e possono includere fattori psicologici, biologici e ambientali. 

Spesso, sono associate a un evento traumatico come spiega la teoria del condizionamento classico. Una persona che ha vissuto una situazione in cui è rimasta chiusa in uno spazio chiuso e ha avuto una forte paura, può successivamente sentire paura nel momento in cui si trova in una situazione simile.

Il ruolo giocato dalla genetica è stato studiato nel 2013 (Ziegler et al., 2013) che ha collegato la claustrofobia a un gene chiamato GPM6A, che produce una proteina presente nei neuroni e attiva in situazioni di stress.  Negli esseri umani, gli scienziati hanno trovato varianti del gene GPM6A più comuni tra le persone con claustrofobia: una di queste varianti si trova in una parte del gene che non produce proteine ma regola l’attività del gene stesso. Questa variante impedisce a una molecola chiamata miR124 di regolare il gene in risposta allo stress. Senza questa regolazione, il cervello può reagire in modo eccessivo a situazioni che sembrano minacciose. Lo studio suggerisce che un malfunzionamento del gene GPM6A, unito a esperienze stressanti, può aumentare il rischio di claustrofobia.

Quali sono le cause della claustrofobia

Quanto dura la claustrofobia?

Tra i criteri che vengono consultati per stabilire se si possa fare diagnosi di claustrofobia, è presente anche un criterio temporale. Pertanto, i sintomi devono durare almeno sei mesi e presentarsi con costanza ogni volta che lo stimolo fobico si presenta.

Ovviamente la durata della claustrofobia è in realtà strettamente legata al suo trattamento. Ci sono persone che vanno avanti a soffrirne per tutta la vita, mentre altre trovano delle strategie di gestione efficaci in breve tempo e riescono a raggiungere la remissione dei sintomi.

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Trattamento per la claustrofobia

Il trattamento della claustrofobia si basa su percorsi terapeutici che aiutano la persona a ridurre la paura e a gestire le situazioni difficili.

Tra i trattamenti più utilizzati per la claustrofobia troviamo:

  • Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC): è considerata uno dei trattamenti più efficaci per le fobie. La TCC aiuta il paziente a:
    • Identificare e modificare i pensieri negativi: riconoscere le distorsioni cognitive che alimentano la paura (es. "Se entro in quell'ascensore, morirò soffocato") e sostituirle con pensieri più realistici e funzionali.
    • Esposizione graduale (desensibilizzazione sistematica): il paziente viene sottoposto, in modo controllato e progressivo, alla situazione che scatena la fobia. Si parte da stimoli che generano poca ansia (es. immaginare di essere in un ascensore) per arrivare a situazioni reali (es. salire effettivamente in un ascensore). Questo processo permette di abituarsi gradualmente alla situazione e di imparare a gestire l'ansia.
  • Tecniche di Rilassamento: tecniche come la respirazione diaframmatica, il rilassamento muscolare progressivo o la mindfulness può essere molto utile per gestire i sintomi fisici dell'ansia durante un attacco di panico.
  • Farmacoterapia: nei casi in cui i sintomi della claustrofobia fossero molto forti o invalidanti, uno psichiatra può prescrivere farmaci ansiolitici (come le benzodiazepine) o antidepressivi. 

Se riconosci i sintomi della claustrofobia e vuoi parlarne con un terapeuta, puoi rivolgerti al nostro centro medico. I nostri terapeuti hanno in media 13 anni di esperienza e il primo colloquio è gratuito: ti basta compilare il nostro questionario. Le sedute successive invece costano 49 € l'una.

Fonti:

  • El-Kordi, A., Kästner, A., Grube, S., Klugmann, M., Begemann, M., Sperling, S., Hammerschmidt, K., Hammer, C., Stepniak, B., Patzig, J., de Monasterio-Schrader, P., Strenzke, N., Flügge, G., Werner, H. B., Pawlak, R., Nave, K. A., & Ehrenreich, H. (2013). A single gene defect causing claustrophobia. Translational psychiatry, 3(4), e254.
  • Vadakkan, C., & Siddiqui, W. (2023). Claustrophobia. In StatPearls. StatPearls Publishing.
  • Björkman-Burtscher I. M. (2021). Claustrophobia-empowering the patient. European radiology, 31(7), 4481–4482
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Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
FRFederico Russo
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
JRJacopo Rizzuti
Jacopo RizzutiPsicologo e Psicoterapeuta
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Sono psicologo e psicoterapeuta. Dopo la laurea in psicologia dinamico-clinica mi sono specializzato in psicoterapia psicoanalitica. Nella mia attività clinica do pari priorità sia all'ascolto attento ed empatico del paziente e del suo mondo interno, sia alla costruzione di un intervento efficiente e utile al benessere del paziente stesso. Queste penso che siano le colonne portanti per arrivare ad un vero cambiamento interno.
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