Prosopagnosia: cos'è, i sintomi e le cause
La prosopagnosia è un disturbo neurologico che riguarda l'incapacità, totale o parziale, di riconoscere i volti delle persone. Tale condizione solleva questioni complesse circa i concetti di percezione e identità.

Punti chiave
- Cos’è la prosopagnosia: è un disturbo che impedisce di riconoscere i volti, anche quelli familiari. Le persone vedono i tratti facciali come elementi separati senza formarne un’immagine completa.
- Cause: la prosopagnosia può essere congenita, legata a fattori genetici, oppure acquisita dopo danni cerebrali come ictus o traumi. Colpisce l’area fusiforme facciale, fondamentale per il riconoscimento dei volti, senza alterare la vista generale.
- Trattamento: non esiste una cura definitiva, ma si usano allenamenti cognitivi e tecnologie per compensare la difficoltà. La psicoterapia aiuta a gestire l’impatto emotivo, migliorando autostima e abilità sociali attraverso strategie di supporto.
Cos'è la prosopagnosia?
La prosopagnosia, nota anche come "cecità facciale", è un disturbo della percezione visiva che rende difficile o impossibile riconoscere i volti delle persone, inclusi quelli familiari. Tale disturbo non è collegato a problemi visivi come la miopia o l'astigmatismo, ma coinvolge il sistema cerebrale deputato al riconoscimento facciale. Ma come vedono le persone con prosopagnosia? Le persone affette da tale condizione vedono occhi, naso e bocca come elementi separati, senza riuscire a integrarli in un insieme coerente. Un po' come se osservassero un mosaico composto da elementi privi di un significato d'insieme.
Alcuni pazienti descrivono la loro vita come un mondo popolato da "facce deformate" o irriconoscibili. Il fenomeno può generare ansia e un profondo disagio sociale, anche in ambito professionale e familiare. La prosopagnosia è stata soprannominata anche "sindrome di Picasso", in virtù della sua associazione con le rappresentazioni astratte e distorte dei volti tipiche delle opere dell'artista spagnolo.
Secondo alcune stime, questa condizione rara interessa il 2,5% della popolazione totale. Nel 10% dei casi, la prosopagnosia si manifesta in forma lieve, tanto che spesso non viene neppure diagnosticata. Chiaramente, tale disturbo può causare ripercussioni importanti sulla vita di coloro che ne soffrono, considerato che riconoscere i volti è uno dei fondamenti dell'interazione sociale.

A quale età iniziamo a riconoscere i volti?
La capacità di riconoscere i volti emerge abbastanza precocemente nello sviluppo umano. Studi neuroscientifici indicano come i neonati mostrino una preferenza innata per alcuni volti già a partire dalle prime ore di vita. Intorno ai 3-6 mesi, poi, i bambini iniziano a discriminare tra volti familiari e non familiari, mentre verso i 3 o 4 anni sviluppano la capacità di riconoscere i connotati delle persone in maniera più sofisticata e duratura.
La parte del cervello associata a questa funzione è l'area fusiforme facciale (FFA), situata nella regione temporale. La maturazione di quest'area coincide con la crescente abilità dei bambini nel decodificare identità facciali, emozioni e intenzioni attraverso l'osservazione dei tratti somatici.
Le due forme di prosopagnosia
Esistono due tipologie principali di prosopagnosia: quella congenita (o evolutiva) e quella acquisita.
- La forma congenita è presente fin dalla nascita e non è causata da un danno cerebrale evidente. Gli individui che ne sono affetti possono accorgersi soltanto in età adulta delle loro difficoltà: è possibile, infatti, che in precedenza etichettino il fatto di non riconoscere i volti come memoria visiva debole o come una semplice caratteristica personale.
- La forma acquisita, invece, si sviluppa in seguito a lesioni cerebrali innescate da traumi cranici, ictus o interventi neurochirurgici. In questi casi, la capacità di riconoscere i volti viene compromessa da un evento lesivo importante. Le aree maggiormente coinvolte sono la corteccia parieto-occipito-temporale destra e, soprattutto, la già citata area fusiforme facciale.
In entrambi i casi, il paziente è in grado di vedere chiaramente oggetti e scenari complessi, ma trova difficoltà nel riconoscere i volti. Molto spesso, le persone che ne sono affette cominciano a sviluppare strategie compensatorie, che consentono loro di riconoscere le persone grazie alla loro voce, ai vestiti che indossano o a determinate caratteristiche distintive, come un taglio di capelli o una particolare montatura degli occhiali.
Cause della prosopagnosia
Le cause della prosopagnosia variano a seconda della tipologia. Nella variante congenita, la ricerca scientifica suggerisce una base genetica. Studi familiari e gemellari hanno evidenziato una maggiore incidenza del disturbo tra parenti di primo grado, suggerendo una spiccata componente ereditaria. Tuttavia, i geni specifici coinvolti non sono ancora stati identificati.
La forma acquisita, invece, deriva da un danno cerebrale, solitamente localizzato nella regione occipito-temporale. Le lesioni possono essere causate da ictus, traumi cranici o tumori. Alcune ricerche hanno evidenziato casi di prosopagnosia secondaria a malattie neuro-degenerative come l'Alzheimer o la demenza frontotemporale. Come accennato, la compromissione neurologica colpisce in modo selettivo le vie visive deputate all'elaborazione dei volti, lasciando intatte le capacità visive generali e la percezione degli oggetti.

Trattamento della prosopagnosia
Attualmente, non esiste una cura definitiva per la prosopagnosia, ma sono in corso diversi studi per sviluppare tecniche riabilitative efficaci. Alcuni approcci si basano sull'allenamento cognitivo, teso a migliorare la percezione delle caratteristiche facciali. Altri, invece, utilizzano strumenti tecnologici: software di riconoscimento facciale e applicazioni di realtà aumentata possono aiutare gli individui a compensare le proprie difficoltà.
Un aspetto importante del trattamento riguarda la gestione psicologica della condizione. La consapevolezza del disturbo può ridurre l'ansia sociale e migliorare la qualità della vita. I pazienti sono incoraggiati a sviluppare strategie alternative di riconoscimento. Ad esempio, possono focalizzarsi sulla voce o su alcuni elementi distintivi. In alcuni casi, è raccomandata una presa in carico multidisciplinare che includa neurologi, psicologi e terapisti occupazionali.
Prosopagnosia e psicoterapia
La componente psicologica della prosopagnosia è spesso sottovalutata, pur avendo un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone che ne sono affette. Queste, infatti, possono sperimentare imbarazzo, difficoltà nelle relazioni interpersonali e isolamento sociale. Sentirsi "diversi" o incapaci di riconoscere persino i propri cari può generare frustrazione, un profondo senso di colpa e, in alcuni casi, sintomi depressivi.
La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, può essere utile per affrontare le conseguenze emotive della condizione. Attraverso appositi percorsi terapeutici, è possibile lavorare sull'accettazione del disturbo, sull'autostima e sulle strategie sociali compensative. Alcuni pazienti trovano beneficio anche nei gruppi di supporto, poiché condividere esperienze comuni può aiutare a ridurre il senso di isolamento.
Noi di Serenis offriamo percorsi di psicoterapia che possono supportarti mentre affronti le tue malattie. I nostri terapeuti hanno in media 13 anni di esperienza e il primo colloquio è gratuito: basta compilare il nostro questionario. Successivamente le sedute costano 49 € l'una.
Fonti
- Josephs, K. A., & Josephs, K. A. (2023). Prosopagnosia: face blindness and its association with neurological disorders. Brain Communications, 6(1). https://doi.org/10.1093/braincomms/fcae002
- Morales-Brown, L. (2024, May 30). What is prosopagnosia? https://www.medicalnewstoday.com/articles/prosopagnosia
- Cabrero, F. R., & De Jesus, O. (2023, May 1). Prosopagnosia. StatPearls - NCBI Bookshelf. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK559324/