La vergogna nel chiedere aiuto: da dove nasce?

La vergogna di chiedere aiuto rappresenta una barriera significativa nell'accesso al supporto psicologico. Questo articolo intende esaminare origini, dinamiche e strategie utili a superare tale blocco, allo scopo di favorire il benessere emotivo anche in coloro che temono il giudizio altrui.

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Provare vergogna nel chiedere aiuto.

Perché è così difficile chiedere aiuto?

Spesso, la difficoltà nel chiedere aiuto deriva da barriere emotive profonde. Molti evitano il confronto psicologico per paura del giudizio sociale, o perché si sentono in qualche modo "inferiori" o "meno capaci" rispetto agli altri. Il timore di essere percepiti come deboli o addirittura "anormali" riflette una forma di stigma piuttosto radicata nella nostra società.

Soprattutto nella cultura occidentale, profondamente individualista e permeata di orgoglio, il fatto di domandare aiuto viene spesso considerato un segno di debolezza, che si accorda male con l'idea dell’autonomia individuale, l'autosufficienza e la forza personale. 

Diversi studi scientifici evidenziano come vergogna e imbarazzo sono fattori che possono ostacolare l’accesso al supporto psicologico o alla psicoterapia, contribuendo a ritardare la richiesta di aiuto. Inoltre, tali sensazioni sono spesso associate a sintomi depressivi o ansia, oltre che a una scarsa percezione della necessità di un supporto professionale.

La vergogna e la paura del giudizio

La vergogna interviene come risposta emotiva al timore di non essere accettati. Chi è solito scandire frasi come "mi vergogno a chiedere aiuto" o "non riesco a chiedere aiuto", tende a interiorizzare stereotipi negativi circa la ricerca di supporto e a evitare sistematicamente le persone che potrebbero giudicarlo. Questo fenomeno, noto come autocensura, rafforza l'isolamento e impedisce di avviare un percorso di cambiamento efficace.

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Da dove nasce il blocco nel chiedere aiuto?

La paura di chiedere aiuto non è soltanto una questione legata alla vergogna e al timore di essere giudicati, ma affonda le sue radici in una serie di fattori personali e culturali. Comprendere da dove origina questo ostacolo può offrire strumenti utili per affrontarlo e ridurre il senso di solitudine che spesso lo accompagna.

Fattori personali e culturali

A livello individuale, la bassa alfabetizzazione psicologica, la minimizzazione del proprio disagio e l'ottimismo immotivato rispetto a una sua risoluzione spontanea limitano la percezione del bisogno di supporto professionale. Dal punto di vista culturale, invece, è evidente come alcuni ambienti tendano a stigmatizzare la necessità di un supporto psicologico, ritenendolo un segno di debolezza.

Non è affatto una novità, ad esempio, che in determinati contesti sociali e culturali esistano forti pressioni verso l'autosufficienza e l'autonomia, che rendono ancora più difficile la condivisione di eventuali fragilità. In realtà di questo tipo, ogni incertezza o fallimento potrebbe scatenare sensi di colpa e peggiorare ulteriormente le condizioni psicologiche del soggetto.

Donna indipendente.

Come superare la vergogna di chiedere aiuto

Scopriamo come superare la vergogna di chiedere aiuto psicologico. Il primo passo per affrancarsi da tali convinzioni errate consiste nel riconoscere il fatto che ogni richiesta di supporto è una prova di coraggio e non un fallimento. Adottare un approccio fondato sulla Shame Resilience Theory (che aiuta i pazienti a comprendere, gestire e superare la vergogna, promuovendo empatia, connessione e libertà), può facilitare la trasformazione dei sentimenti negativi, favorendo una condizione psicologica in grado di supportare il cambiamento.

Accettare il bisogno di supporto

È molto importante accogliere il proprio bisogno di aiuto, riconoscendo il disagio e dandogli una dignità: questa accettazione rompe il meccanismo di evitamento e favorisce la motivazione al cambiamento. La consapevolezza dei propri limiti e l'idea che questi non costituiscano una colpa, rappresenta la base per intraprendere un percorso terapeutico efficace e risolutivo.

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Strategie per fare il primo passo

Come superare la vergogna di chiedere aiuto psicologico? Chiedere aiuto può sembrare un'impresa complicata, soprattutto quando prevalgono emozioni come la vergogna o la paura del giudizio altrui. Tuttavia, esistono strategie concrete che possono facilitare questo processo, rendendolo più accessibile e meno gravoso dal punto di vista emotivo e relazionale.

Parlare con qualcuno di cui ti fidi

Una strategia efficace consiste nello scegliere una persona affidabile (un amico, un familiare o un insegnante) e condividere con lei i propri pensieri. Questo contatto preliminare può ridurre la sensazione di vergogna, aumentando la consapevolezza di quanto possa giovare il supporto di uno specialista. Tra i benefici principali figurano una riduzione del senso di isolamento, la condivisione del carico emotivo e un sostegno concreto nella pianificazione del primo approccio professionale.

Condividere le proprie difficoltà con una persona di fiducia può ridurre il senso di isolamento e aumentare la motivazione a intraprendere un percorso di consulenza psicologica. Questa scelta è supportata da numerosi studi scientifici, che mostrano come il sostegno informale aumenti la possibilità che una persona indecisa acceda ai servizi psicologici.

A proposito di servizi di supporto psicologico, Serenis propone percorsi di psicoterapia online. Alcune persone trovano la modalità online più accessibile, poiché consente di mantenere un maggiore senso di sicurezza e ridurre il timore di giudizio e affrontare in questo modo vergogna e imbarazzo. Tuttavia, la scelta della modalità dipende dalle preferenze e dai bisogni individuali. Le sedute sono strutturate in modo da restituire uno spazio sicuro e trasparente al paziente, dove la vergogna viene affrontata in maniera professionale e riservata. 

Spesso, chiedere aiuto risulta difficile a causa della vergogna e del timore di essere giudicati. Le origini del blocco risiedono in fattori personali e culturali, mentre la soluzione passa attraverso l'accettazione del bisogno e un contatto preliminare con una persona di fiducia. Serenis facilita questo cammino, offrendo un supporto online discreto e professionale e fornendo tutti gli strumenti necessari per superare il blocco, favorire la crescita emotiva e intraprendere un percorso di benessere nella maniera più serena possibile.

 

Fonti:

  • Why asking for help is hard, but people want to help more than we realize. (n.d.). Stanford University. https://news.stanford.edu/stories/2022/09/asking-help-hard-people-want-help-realize
  • Levoy, G. (2023, August 1). Asking for help means admitting that you need it. Psychology Today. https://www.psychologytoday.com/us/blog/passion/202308/why-its-so-hard-to-ask-for-help
  • Clinic, C. (2025, July 3). How to ask for help and why it can be so hard to do. Cleveland Clinic. https://health.clevelandclinic.org/how-to-ask-for-help
Ultimo aggiornamento: 05 agosto 2025
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In Italia parliamo di "benessere mentale" solo da qualche anno: molte persone non hanno grande consapevolezza di quello che si nasconde dietro le emozioni. Se conosci qualcuno che avrebbe bisogno di leggere questo articolo, puoi condividerlo da qui.
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Agnese CannistraciPsicologa e Psicoterapeuta
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Dopo la laurea in Psicologia Clinica a Roma, mi sono specializzata in Gruppoanalisi e ho conseguito certificazioni in Psicodiagnostica Giudiziaria e Clinica, Tecniche Psicodrammatiche e Formazione alle Dinamiche Istituzionali. Credo che nel mio lavoro sia fondamentale generare uno spazio relazionale in cui la persona si senta vista e ascoltata, sia dal terapeuta che da se stessa, motivo per cui ho svolto un master in Sustainability Management, con l'intento di integrare gli aspetti clinici con un approccio volto alla promozione di benessere e sostenibilità individuali, organizzativi e sociali.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
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