I sintomi dell’ansia intestinale

L’ansia intestinale è una reazione fisica e psicologica che ha cause ben radicate dentro di noi: sintomi e cura

Tutti, nella vita, possiamo sperimentare episodi più o meno intensi di ansia. Ognuno di essi può esprimersi in un modo specifico, tra cui una serie di sintomi fisici che non bisogna assolutamente sottovalutare. Uno di questi è l’ansia intestinale, e in questo articolo scopriremo insieme di cosa si tratta e come intervenire.

Che cos’è l’ansia somatizzata?

I sintomi dell’ansia posso essere fisici o mentali.

Con il termine ansia somatizzata, come si può leggere su un articolo del Centro Clinico SPP, si intende una manifestazione di questo stato d’animo che si avverte nel corpo, magari con mal di stomaco, mal di pancia da stress o con ansia e reflusso gastroesofageo.

Si tratta quindi una reazione fisica e psicologica che abbiamo quando ci troviamo di fronte a uno stimolo che percepiamo come minaccioso e/o difficile da affrontare.

È come se il nostro corpo ci allertasse di un qualche pericolo e, allo stesso tempo, si mettesse in moto per reagire. Tuttavia, andando da un medico e facendo tutte le ricerche del caso, nelle situazioni di ansia somatizzata non emerge alcuna patologia fisica.

Ansia somatizzata allo stomaco

L’ansia intestinale, quindi, non è altro che ansia somatizzata allo stomaco e non è un caso che il disturbo appaia proprio in quella zona del nostro corpo: l’organo che si ammala ha un qualche legame simbolico con lo stimolo con cui ci ritroviamo a che fare, che a sua volta non riesce ad accedere alla nostra coscienza e ad essere simbolizzato.

A tal proposito, un articolo del quotidiano La Repubblica riporta uno studio effettuato da dei ricercatori cinesi che dimostra che la connessione tra intestino e cervello ha un impatto significativo sulle nostre vite e che, quindi, gli eventi stressanti a livello psicologico possono influire sulla nostra salute intestinale.

Ansia somatizzata allo stomaco

Ansia intestinale: quanto influisce l’ansia sul colon?

L’ansia influisce notevolmente sul colon perché è una delle cause della colite da stress, un disturbo che interessa questo tratto intestinale.

Questo organo, e in generale l’apparato gastrointestinale, sono tra le parti del nostro organismo che, più di altre, somatizzano i disagi emotivi e psichici.

Il motivo è da ritrovare nel fatto che ansia e stress rilasciano sostanze e ormoni che provocano un’accelerazione del transito intestinale e un aumento delle secrezioni dell’intestino, condizioni che danno vita a specifici sintomi.

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Cosa provoca l’ansia intestinale o alla pancia?

L’ansia patologica alla pancia, oltre che dallo stress, può essere provocata anche da:

  • predisposizione genetica
  • depressione
  • vita sedentaria
  • infezioni
  • intolleranze alimentari
  • alterazioni della flora batterica intestinale

Ansia intestinale: sintomi

Il sintomo principale dell’ansia intestinale è senza ombra di dubbio il dolore addominale che ci porta anche ad andare al bagno molto più spesso di quanto facciamo solitamente. Ma non solo, perché ai possibili episodi diarroici possono sostituirsi anche momenti di stitichezza, o anche un’alternanza delle due condizioni.

Altri sintomi dell’ansia che sentiamo sullo stomaco sono:

  • gonfiore addominale
  • cattiva digestione
  • flatulenza
  • muco nelle feci
  • difficoltà ad andare in bagno
  • nausea da ansia
  • magone allo stomaco

Va specificato, inoltre, che questo disturbo con i suoi sintomi può durare anni, comparendo periodicamente, o protrarsi per tutta la vita. Gli attacchi possono variare nella durata e nel tempo.

Scopri come combattere l’ansia e liberare il tuo stomaco.

Ansia intestinale: sintomi

Come non somatizzare

Quando si tratta di evitare la somatizzazione, è fondamentale praticare consapevolezza e autocompassione. Trovare momenti di relax durante la giornata può essere utile: dedicare del tempo a respirare profondamente, praticare la meditazione o lo yoga, o semplicemente concedersi una pausa rilassante può aiutare a ridurre lo stress e prevenire la somatizzazione.

Inoltre, sviluppare tecniche di rilassamento per l’ansia, o strategie di gestione dell’ansia come l’esercizio fisico regolare, il mantenimento di una dieta equilibrata e il coinvolgimento in attività che si godono, può contribuire a mantenere il corpo e la mente in uno stato di equilibrio.

Ansia intestinale: come se ne esce?

Il primo passo è parlare con un professionista del benessere mentale. Se non sai a chi rivolgerti, possiamo aiutarti.

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Cosa fare quando l’ansia prende l’intestino?

La buona notizia è che l’ansia intestinale si può curare, la “brutta” è che in alcune circostanze ci vuole un po’ di impegno. Nei casi meno gravi può bastare cambiare abitudini alimentari e praticare una regolare attività fisica.

Esistono anche farmaci per l’ansia senza ricetta che puoi reperire facilmente.

Nelle situazioni più complesse, invece, può essere utile ricorrere a trattamenti farmacologici, mentre in quelli più radicati servono interventi psicoterapeutici: la somatizzazione è quel processo psico-fisico che porta a manifestare in una parte sana del proprio corpo – in questa circostanza nell’intestino – un dolore come risposta inconscia ad un’alterazione del proprio equilibrio psicologico.

A chi posso rivolgermi?

La psicoterapia offre efficaci soluzioni per affrontare e superare i disagi psicologici e fisici legati alla somatizzazione. In Serenis, centro medico specializzato di psicologia online, collaborano centinaia di professionisti della salute mentale con esperienza decennale proprio sulla gestione dell’ansia.

Se ti sei ritrovato in quello che hai letto, quindi, il regalo più grande che ti puoi fare è compilare il questionario che trovi sul sito, in modo da ottenere un colloquio online.

Niente paura, la prima seduta te la regaliamo noi, e si ti trovi bene puoi prenotare le successive per un costo di 55 € ciascuna, o 202 € ogni 4 sessioni.

Fonti

  • Centro Clinico SPP, Ansia somatizzata: sintomi e rimedi con la psicoterapia.
  • La Repubblica, Ansia e stress cronico fanno ammalare l’intestino.

Ansia e reflusso gastroesofageo: un intreccio complesso tra mente e corpo

In questo articolo esploreremo insieme quali sono le cause, i sintomi e la cura per l’ansia e reflusso gastroesofageo.

Quando attraversiamo periodi della vita piuttosto complessi, può capitare di sperimentare diversi malesseri. Diversi infatti sono i sintomi fisici e mentali dell’ansia e dello stress, che generano in noi una serie di disagi su cui occorre intervenire. Tra i più comuni ci sono ansia e reflusso gastroesofageo, e in questo articolo scopriremo insieme le cause, i sintomi e come occorre intervenire.

Cos’è il reflusso gastroesofageo?

Si parla di reflusso gastroesofageo come di una malattia che emerge quando i succhi gastrici entrano in contatto con la parete dell’esofago. Una condizione che comporta bruciore di stomaco e rigurgito acido. Può succedere molto spesso e, anzi, è addirittura piuttosto consueto in età lavorativa, ma se in termini di frequenza e durata accade ripetutamente, potremmo trovarci di fronte a una vera e propria malattia. Nelle situazioni in cui il disturbo diventa quotidiano, infatti, non si può assolutamente escludere anche un crollo della qualità della vita.

contrastare ansia e reflusso gastroesofageo

Reflusso gastrico: effetto dell’ansia o causa?

L’ansia e il reflusso gastroesofageo spesso vanno di pari passo, creando un circolo vizioso in cui l’ansia può accentuare i sintomi del reflusso e viceversa. Secondo alcuni studi, lo stress esacerba i sintomi del bruciore di stomaco e influenza anche la sensibilità viscerale. Il meccanismo dell’ipersensibilità viscerale nei disturbi gastrointestinali e nel bruciore di stomaco rimane poco chiaro. 

Le cause di ansia somatizzata allo stomaco possono includere: I ricercatori hanno ipotizzato diverse spiegazioni per questa interconnessione:

  • l’ansia potrebbe causare una diminuzione della pressione dello sfintere esofageo, facilitando il riflusso di contenuti gastrici;
  • l’ansia e lo stress potrebbero innalzare il livello di tensione muscolare, specialmente nell’area addominale, con conseguente aumento della pressione sullo stomaco e spingendo, di conseguenza, il contenuto gastrico verso l’esofago;
  • l’ansia potrebbe anche stimolare una maggiore produzione di acido gastrico, che potrebbe contribuire al peggioramento dei sintomi del reflusso gastroesofageo.
  • disregolazione del sistema nervoso autonomo: l’ansia cronica può influenzare il sistema nervoso autonomo, che controlla le funzioni involontarie del corpo, compreso il movimento intestinale e la produzione di succhi gastrici;
  • ipervigilanza delle sensazioni: questa ipervigilanza può portare a un’interpretazione errata delle normali sensazioni digestive come segnali di malattia o disagio;
  • risposta di lotta o fuga: durante periodi di stress, il corpo può deviare il flusso di sangue dai sistemi non essenziali, come il sistema digestivo, per dirigere energia verso i muscoli e gli organi vitali;

Queste spiegazioni offrono uno sguardo più approfondito sulla complessa relazione tra ansia e reflusso gastroesofageo, evidenziando come entrambi possano influenzarsi reciprocamente, causando sintomi che possono danneggiare la qualità della vita. Sapevi che esiste una connessione anche tra ansia e livelli di cpk?

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Sintomi del reflusso gastroesofageo

Un articolo di IRCCS Humanitas Research Hospital specifica che i sintomi più tipici del reflusso gastroesofageo sono:

  • bruciore dietro lo sterno: parte dalle scapole e può arrivare fino al collo e persino alle orecchie;
  • rigurgito acido: come se in bocca avessimo del liquido amaro o acido;

Tali sintomi possono emergere in modo continuativo durante la giornata, ma anche in maniera randomica. Ansia e reflusso gastroesofageo hanno un’azione irritante e corrosiva che va ad alterare l’equilibrio dello stomaco. Ciò vuol dire che quest’ultimo può gonfiarsi e far provare e dolore.

I sintomi di ansia e reflusso gastroesofageo sono diversi rispetto al solo reflusso?

Chen J e collaboratori specificano che i più frequenti sono più o meno gli stessi. In più, sullo studio da loro effettuato si può leggere che, a causa dell’ansia e dello stress, tali fastidi possono accentuarsi, portando anche a crampi, mal di testa e ad episodi di nausea e vomito.

Se durano a lungo e sono particolarmente intensi, inoltre, possono trasformarsi in gastriti da stress. Vediamo nello specifico:

SintomiAnsiaReflusso
Bruciore di stomacosisi
Difficoltà a respiraresino
Sbadigli continuisino
Palpitazionisino
Laringitenosi
Irritabilitàsino
Dolore toracicosisi
Sensazione di nauseasisi
Rigurgito acidonosi
Stress emotivosino
Dolore addominalenosi
Vomitonosi

Quanto influisce l’ansia sul reflusso?

La risposta a questa domanda è “molto”. In diverse circostanze, infatti, ansia e reflusso gastroesofageo vanno di pari passo. Nel corso degli anni sono stadi condotti diversi studi su questo argomento, come quello effettuato da C Jansson e collaboratori che dimostra che la la correlazione tra ansia e reflusso gastroesofageo non solo esiste, è anche altamente significativa.

Nel dettaglio: l’analisi ha riguardato una popolazione di ben 65.000 norvegesi adulti, il 5% circa dei quali riportava gravi sintomi di reflusso gastroesofageo. I risultati sono davvero inequivocabili, perché è emerso che chi presentava sintomi di ansia e/o di depressione aveva molte più probabilità di sviluppare questo disturbo. In sostanza, c’è una forte componente psicosomatica nell’origine di questo tipo di reflusso.

Come si manifesta l’ansia allo stomaco?

Ansia e reflusso gastroesofageo hanno un’azione irritante e corrosiva che va ad alterare l’equilibrio dello stomaco. Ciò vuol dire che quest’ultimo può gonfiarsi e far provare e dolore. Altre manifestazioni di questa condizione sono un generale senso di spossatezza, bruciore di stomaco anche lontano dai pasti e localizzato alla bocca dello stomaco, difficoltà nella digestione e conseguente senso di pesantezza e mancanza di appetito. Come è possibile intuire, se tutto ciò si manifesta per una lungo periodo non è da escludere anche una perdita di peso per l’ansia e per il dolore allo stomaco.

ansia allo stomaco dolore

Rischi e complicazioni

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) può portare a una serie di complicazioni, specialmente se non trattata nel lungo periodo.

ConseguenzaDescrizione
Ulcere esofageeIl continuo flusso di acido nell’esofago può danneggiare la sua mucosa, causando erosioni e ulcere dolorose. Gli inibitori della pompa protonica sono un aiuto prezioso per la guarigione di queste lesioni.
Stenosi dell’esofagoL’acido gastrico può causare cicatrici e restringimenti (stenosi) dell’esofago, rendendo la deglutizione dolorosa e difficile. Il trattamento spesso coinvolge procedure per dilatare l’esofago e ripristinarne le dimensioni normali.
Esofago di BarrettLa reflusso gastrico a lungo termine può portare a cambiamenti cellulari nell’epitelio esofageo, aumentando il rischio di sviluppare il cosiddetto esofago di Barrett, una condizione che richiede monitoraggio costante per prevenire complicazioni più serie, come il cancro dell’esofago.
Cancro dell’EsofagoIl reflusso gastrico può sfociare nel cancro dell’esofago se non gestito correttamente. È essenziale prestare attenzione a segnali come la perdita di peso, la difficoltà nella deglutizione e altri sintomi sospetti e informare tempestivamente il medico per un trattamento precoce e efficace.

Nel caso in cui il disturbo persista, è importante consultare un medico per una diagnosi e un trattamento adeguati.

Diagnosi

La diagnosi del reflusso gastroesofageo di solito viene fatta sulla base dei sintomi e della storia clinica del paziente. Tuttavia, possono essere prescritti test aggiuntivi, come la gastroscopia o la pH-metria esofagea, per confermare la diagnosi e valutare eventuali danni all’esofago.

Rimedi naturali

La prima cosa da fare per intervenire in maniera naturale su ansia e reflusso gastroesofageo è quella di equilibrare la propria alimentazione. È molto importante, infatti, seguire una dieta sana che non preveda bevande gassate, alcoliche, caffeina, cibi troppo grassi e acidi. Limita anche cioccolato, menta e alimenti speziati o piccanti. Mantieni un peso sano e pratica attività fisica.

Inoltre, sarebbe opportuno evitare di mettersi al letto (o sdraiati sul divano) subito dopo i pasti, soprattutto quando pesanti o abbondanti, e consumare un pasto leggero alla sera. Si può rivelare utile anche praticare la mindfulness, ovvero una tecnica di rilassamento da effettuare tutti i giorni.

limoni causano reflusso gastrico

Miglior farmaco per il reflusso gastroesofageo

Ansia e reflusso gastroesofageo possono richiedere anche terapie farmacologiche. Fermo restando che deve essere un medico a prescrivere determinati farmaci dopo accurate analisi, sul sito dell’Istituto Clinico Humanitas si può leggere che i farmaci più indicati sono quelli che bloccano l’acidità. Parliamo perciò di inibitori della pompa protonica, di antiacidi e di H2 antagonisti. I primi sono degli ottimi gastroprotettori che inibiscono a lungo l’acidità, mentre gli antiacidi inducono un sollievo immediato dei sintomi.

Come è possibile intuire, il problema principale è che sono medicine sintomatiche, e quindi che bloccano il sintomo ma non la causa. Ciò vuol dire che per sconfiggere veramente il reflusso gastroesofageo necessario gestire l’ansia. Se stai pensando di rivolgerti a uno psicologo online, Serenis può aiutarti: siamo un centro medico autorizzato. La psicoterapia può aiutarti a identificare e affrontare eventuali problemi che ti generano ansia, come il pensiero di non sentirti all’altezza, o abitudini di vita che possono contribuire al reflusso gastroesofageo. Affronta questi disturbi con serietà e cura, e ricorda che il supporto professionale è sempre disponibile per guidarti lungo il percorso verso il benessere.

FONTI:

  • IRCCS Humanitas Research Hospital, Reflusso gastroesofageo.
  • Jansson, C., Nordenstedt, H., Johansson, S., Wallander, M. A., Johnsen, R., Hveem, K., & Lagergren, J. (2007). Relation between gastroesophageal reflux symptoms and socioeconomic factors: a population-based study (the HUNT Study). Clinical Gastroenterology and Hepatology, 5(9), 1029-1034.
  • Chen J, Brady P. Gastroesophageal Reflux Disease: Pathophysiology, Diagnosis, and Treatment. Gastroenterol Nurs. 2019 Jan/Feb;42(1):20-28. doi: 10.1097/SGA.0000000000000359. PMID: 30688703.
  • Endoscopia Digestiva, Come ansia e stress possono influire sulla salute gastrointestinale.
  • Istituto Clinico Humanitas, Reflusso gastroesofageo e stress, quale correlazione?

Dispnea ansiosa: come riconoscerla e superarla

Approfondisci la dispnea ansiosa. Scopri come l’ansia può causare sensazioni di mancanza di respiro e quali strategie possono aiutare a gestire questo sintomo.

Ti è mai capitato di avere difficoltà a respirare in un momento d’ansia?

Non è strano rispondere di sì, tutt’altro. L’ansia è una reazione fisiologica del tutto normale, ma a volte, quando è eccessiva, può giocare a nostro sfavore interferendo nella nostra vita più di quanto dovrebbe.

La sensazione di difficoltà nel respirare è chiamata dispnea ansiosa ed è uno dei tanti sintomi che caratterizzano i disturbi d’ansia.

Cos’è la dispnea ansiosa?

La dispnea ansiosa è la sensazione di mancanza d’aria, la sensazione di non riuscire a respirare a fondo o “fame d’aria”, che si può avvertire in un momento di estrema ansia o durante un attacco di panico, la quale, a differenza della dispnea o asfissia classica, non prevede una reale ostruzione delle vie aeree o una causa organica, ma una sensazione che fa percepire l’impossibilità del passaggio normale dell’aria.

Tra i diversi sintomi fisici e mentali dell’ansia rientra anche la dispnea ansiosa.

Quanto dura la dispnea da ansia?

La dispnea da ansia non ha una durata precisa, nel senso che potrebbe manifestarsi nel momento in cui è presente uno stato ansioso: se stiamo vivendo un periodo particolarmente stressante, per esempio, potremmo avvertire la dispnea molto spesso, anche in attività per nulla faticose. Può essere accompagnata anche da dolori al petto e ansia.

Fiato corto e ansia: i sintomi della dispnea ansiosa

Dispnea da ansia come riconoscerla? Il sintomo principale della dispnea ansiosa è sicuramente la sensazioni di fiato corto, fatica a respirare, respiro affannoso. Non solo durante l’esercizio fisico o uno sforzo, che normalmente possono causare mancanza d’aria per pochi secondi (dispnea da sforzo), ma durante attività che non richiederebbero particolare fatica, come camminare, salire un gradino o semplicemente da fermi.

Per riconoscerla, bisogna escludere le cause di natura organica.

Inoltre, ciò che si avverte quando si ha questo tipo di dispnea non è un’ostruzione a livello della gola, ma una vera e propria “fame d’aria”. Può anche essere conseguenza della connessione tra CPK alto e ansia.

Altri sintomi includono:

  • problemi alle corde vocali
  • palpitazioni
  • senso di oppressione toracica
  • tensione muscolare

Prima di parlarti di come affrontare la dispnea ansiosa però, vogliamo dirti un altro sintomo dell’ansia che spesso passa inosservato, ma che potrebbe essere un campanello d’allarme.

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Dispnea ansiosa, sbadigli continui e ansia: cosa hanno in comune?

Esiste un sintomo dell’ansia – quindi anche della dispnea ansiosa – che potrebbe essere trascurato, perché è così lieve che è difficile darci peso.

Si tratta degli sbadigli: in genere, sbadigliare è un segno di rilassamento. Ma una persona ansiosa che sbadiglia continuamente, probabilmente lo fa proprio a causa dell’ansia. Un altro motivo potrebbe essere anche per la connessione tra ansia e insonnia.

Come superare la dispnea ansiosa

Le cause dell’affanno non sono di tipo fisico, ma psicologico: potrebbero esserci pensieri come paura di perdere il controllo o non sentirsi all’altezza. Per capirlo potrebbero essere necessari diversi esami medici, al fine di escludere che il fiato corto derivi da patologie organiche. Se la causa è di tipo psicologico è bene informarsi per come poter risolvere il problema alla base.

Ci sono diversi modi per approcciarsi alla dispnea ansiosa, tra cui la terapia farmacologica e la psicoterapia. Esistono delle pratiche non invasive come la mindfulness, la quale aiuta a concentrarsi sul qui e ora, andando a migliorare lo stato ansioso della persona, di conseguenza si allevia anche la dispnea.

Dispnea ansiosa: gli esercizi

La difficoltà a respirare dovuta all’ansia può essere gestita con vari esercizi di respirazione e tecniche di rilassamento per l’ansia. Ecco alcuni esercizi che possono aiutare:

  • Respirazione diaframmatica

Inspirare lentamente attraverso il naso, facendo in modo che l’aria riempia il diaframma e il ventre si gonfi. Espirare lentamente attraverso la bocca, facendo sì che il ventre si contragga. Ripeti questo ciclo di respirazione profonda per alcuni minuti, concentrandoti sul ritmo e sulla sensazione di calma che ti porta.

  • Respirazione 4-7-8

Inspirare lentamente per contare fino a 4, trattenere il respiro per contare fino a 7 e poi espirare lentamente per contare fino a 8. Ripeti questo ciclo di respirazione alcune volte, concentrandoti sul ritmo regolare e sul rilassamento progressivo del corpo.

Dispnea ansiosa: gli esercizi
  • Respirazione nasale alternata

Chiudi una narice con il pollice e inspira lentamente attraverso l’altra narice. Poi chiudi l’altra narice con l’indice e rilascia il pollice, espirando attraverso la prima narice. Continua a alternare tra le narici, mantenendo un ritmo regolare e concentrandoti sul flusso di aria e sul rilassamento.

  • Visualizzazione e rilassamento

Immagina di respirare in un’energia positiva e di rilasciare qualsiasi tensione o ansia con ogni espirazione. Visualizza te stesso come calmo, sicuro e rilassato mentre respiri profondamente e regolarmente.

  • Mindfulness e meditazione

Pratica la consapevolezza del respiro, concentrandoti sulla sensazione del respiro che entra e esce dal corpo senza giudizio. La meditazione mindfulness può aiutarti a ridurre l’ansia e a promuovere un senso generale di benessere.

Pratica regolarmente questi esercizi di respirazione e tecniche di rilassamento per ottenere i migliori risultati nella gestione della dispnea ansiosa. Se l’ansia persiste o diventa problematica, consulta un professionista della salute mentale per ricevere supporto aggiuntivo.

Non sempre ci sono rimedi naturali che possono risolvere completamente la dispnea ansiosa. Tuttavia, alcune delle tecniche e strategie menzionate precedentemente potrebbero fornire un sollievo temporaneo durante un episodio di forte ansia. Se invece la dispnea ansiosa è persistente, forse è il caso di trovare strategie più efficaci.

Farmaci per la dispnea ansiosa

Se la dispnea influisce eccessivamente nella vita quotidiana ed è cronicizzata, alcuni medici, dopo un’attenta valutazione, possono decidere di somministrare degli ansiolitici o degli antidepressivi, in base alla situazione specifica.

Come guarire dalla dispnea ansiosa attraverso la psicoterapia

Seppure esistano dei farmaci che possono aiutare, sarebbe efficace indagare sulle cause della dispnea. La psicoterapia può essere utile da questo punto di vista, perché è un percorso che porta all’esplorazione del sé.

Per decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia bisogna sapersi muovere tra i vari orientamenti che esistono. Poco prima ne abbiamo citati alcuni, ma adesso vediamoli un po’ più nello specifico:

  • cognitivo-comportamentale: si concentra (appunto) sui comportamenti. Prevede protocolli ed esercizi pratici, anche da svolgere a casa, grazie ai quali è possibile iniziare a fare le cose in maniera diversa;
  • psicodinamica: durante le sedute ci si focalizza sull’inconscio, sui sogni e sul passato, attraverso conversazioni molto introspettive, quasi dei “pensieri ad alta voce”, per individuare le forze che influenzano il nostro stato d’animo;
  • sistemico-relazionale: tiene conto di come ci si relaziona, utilizzando diversi strumenti, come il genogramma e le domande circolari, che servono a risolvere i legami disfunzionali e a farci stare meglio come individui;
  • cognitivo-interpersonale: si basa sull’ipotesi che il funzionamento cognitivo di ogni individuo abbia origine nelle esperienze relazionali significative che ognuno vive a partire dalla propria nascita. Dunque, non si focalizza unicamente sulla sintomatologia presentata, vengono bensì ricostruiti con attenzione la storia di vita e i “pattern” ricorrenti in essa, al fine di portarli sopra la soglia di coscienza, riconoscerli ed eventualmente modificarli.
Come guarire dalla dispnea ansiosa attraverso la psicoterapia

A chi posso rivolgermi per la psicoterapia?

Se preferisci iniziare un percorso di terapia nel comfort di casa tua e hai ritrovato un po’ di te in quello che hai letto, e stai pensando di aiutarti rivolgendoti a uno psicologo online, Serenis può aiutarti: siamo un centro medico autorizzato.

Il servizio è completamente online, con solo psicoterapeuti e psicoterapeute (cioè hanno la specializzazione). Ti basterà avere un posto tranquillo da cui collegarti, una rete Wi-Fi, e tanta voglia di lavorare su di te.

La vita presenta sfide uniche per tutti, non importa chi tu sia o cosa abbia affrontato. Il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita. Tutto inizia con il desiderio di vivere una vita migliore. Noi possiamo sostenerti; Serenis è a un solo link di distanza.

Sintomi cervicali e ansia: quali sono i rimedi?

Scopri il legame tra ansia e disturbi cervicali. Approfondisci come lo stress e l’ansia possono influenzare la salute della colonna cervicale e esplora le strategie per alleviare i sintomi correlati.

Fenomeno sempre più diffuso nella società moderna sono i sintomi fisici e mentali dell’ansia. Uno dei sintomi fisici più comuni associati all’ansia è la cervicale.

Questo articolo si propone di esaminare in dettaglio i sintomi cervicali legati all’ansia, analizzando come l’incidenza di quest’ultima possa manifestarsi nel corpo:

Scopri anche se elevati livelli di CPK e ansia sono correlati nell’articolo sul nostro blog!

Scopriremo inoltre il legame intricato tra cervicale e ansia, esaminando come la tensione al collo possa essere influenzata anche da fattori correlati come la sinusite, evidenziando così l’importanza di comprendere e gestire questa connessione tra stato emotivo e salute fisica.

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Sintomi cervicali e ansia: che collegamento?

Chiaramente, come accennato prima, possono esserci una miriade di cause per cui si hanno dolori cervicali, ma se sei una persona che soffre d’ansia, ti può essere utile conoscere la correlazione che esiste.

Quando proviamo ansia o stress, i nostri muscoli tendono a contrarsi: tra i vari sintomi dell’ansia infatti c’è anche la tensione muscolare o ipertensione.

Perché l’ansia provoca dolore alla cervicale?

Uno stato tensivo costante porta a un dolore costante, in alcuni casi proprio nella zona cervicale.

Inoltre, l’ansia può influenzare anche la postura, poiché tendiamo a mantenere le spalle contratte, cosa che può aumentare la tensione muscolare nella zona cervicale.

Quali sono gli altri sintomi della cervicale da ansia?

Il dolore cervicale da ansia può essere accompagnato da altri sintomi:

  • dolore al collo: costante o intermittente;
  • insonnia per l’ansia e difficoltà a dormire;
  • mal di testa: soprattutto nella zona della fronte e delle tempie;
  • vertigini: la tensione muscolare del collo può influenzare l’equilibrio e causare vertigini;
  • problemi di vista: l’ansia cervicale può causare visione offuscata o sensazione di “occhi stanchi”;
  • tachicardia: l’ansia può causare un aumento della frequenza cardiaca;
  • sintomi di depressione: l’ansia cervicale può causare anche sintomi depressivi come tristezza, apatia, mancanza di energia e perdita di interesse nelle attività quotidiane.

La tensione al collo può influenzare la postura, con spalle costantemente contratte, aumentando ulteriormente il disagio. Inoltre, l’ansia può manifestarsi con:

Quali sono gli altri sintomi della cervicale da ansia?

Molti dei sintomi appena citati sono gli stessi del dolore cervicale non causato da fattori psichici. Ma allora come facciamo a differenziarli?

Per avere la certezza assoluta, bisogna verificare se il dolore provenga da un malessere fisico, effettuando le dovute visite mediche. Una volta esclusa la causa fisica, allora potremo indagare sulle cause psichiche.

Ansia e sintomi psicologici collegati

L’ansia anticipatoria e l’attaccamento ansioso possono contribuire alla cronicizzazione della tensione cervicale.

La correlazione tra ansia funzionale, patologica, sociale e attacchi di panico diventa evidente quando il dolore cervicale persiste nel tempo.

È cruciale riconoscere questi sintomi, in quanto possono influenzare negativamente la qualità della vita, portando anche a sintomi depressivi come tristezza, apatia e mancanza di energia.

Ansia e dolore cervicale: i collegamenti con la depressione

I dolori cronici, come possono essere quelli causati da un’ansia eccessiva o anche un disturbo d’ansia, come:

Possono influire notevolmente sulla vita di che ne soffre.

Ci sono tante cause che potrebbero aumentare la probabilità dell’insorgenza di un disturbo depressivo, tra cui:

  • dolori
  • malattie croniche

Trascurare ciò che proviamo non fa mai bene, specialmente nel lungo periodo.

In questo caso, se il dolore cervicale scatenato dall’ansia perdura così a lungo da cronicizzarsi, potenzialmente potrebbe essere una delle cause scatenanti di un disturbo depressivo.

I principali rimedi per i sintomi cervicali da ansia

Ci sono diverse strade per trattare il dolore cervicale, in base al suo fattore principale che lo scatena. Se nel tuo caso è l’ansia, il percorso più adatto potrebbe essere la psicoterapia. Ne esistono di diversi orientamenti, te ne citiamo alcuni:

  • psicoterapia cognitivo-comportamentale: si concentra sui comportamenti. Prevede protocolli ed esercizi pratici, anche da svolgere a casa, grazie ai quali è possibile iniziare a fare le cose in maniera diversa;
rimedi per la cervicale da ansia
  • psicoterapia psicodinamica: durante le sedute ci si focalizza sull’inconscio, sui sogni e sul passato, attraverso conversazioni molto introspettive, quasi dei “pensieri ad alta voce”, per individuare le forze che influenzano il nostro stato d’animo;
  • psicoterapia sistemico-relazionale: tiene conto di come ci si relaziona, utilizzando diversi strumenti, come il genogramma e le domande circolari, che servono a risolvere i legami disfunzionali e a farci stare meglio come individui;
  • psicoterapia cognitivo-interpersonale: considera l’insieme delle relazioni e della comunicazione con i propri simili come il fondamento  dell’identità e dello sviluppo della persona.

Possono essere utili anche:

  • la mindfulness – una pratica quotidiana che aiuta a concentrarsi sul “qui e ora”, aiutando ad aumentare la sensazione generale di rilassamento;
  • la fisioterapia – prevede un numero di sedute variabile in base alla situazione specifica, e punta a ripristinare e mantenere il benessere fisico con esercizi e tecniche specializzate;
I principali rimedi per la cervicale da ansia
  • la ginnastica correttiva – un tipo di esercizio fisico che può essere svolto in autonomia, ma sempre con la consulenza di un o una fisioterapista o fisiatra .

La psicoterapia online di Serenis per la cervicale da ansia

In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di benessere mentale.

Questo in particolare parla di come l’ansia può scatenare dolore cervicale.

Se hai ritrovato un po’ di te in quello che hai letto, magari puoi pensare di aiutarti facendo psicoterapia con noi: siamo un centro medico autorizzato di psicologia online.

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Attacchi di panico: cosa sono, quali sono i sintomi e come gestirli

Esplora la realtà degli attacchi di panico: cosa sono e come affrontarli. Scopri le strategie efficaci per gestire e prevenire questi momenti di forte ansia. Leggi l’articolo per un’analisi completa e consigli pratici sulla gestione degli attacchi di panico.

Gli attacchi di panico o crisi di panico, sono episodi acuti di ansia che possono manifestarsi rapidamente, raggiungere il loro picco entro entro 10 minuti e possono durare circa 10-15 minuti, ma l’esperienza può variare da persona a persona.

I sintomi degli attacchi di panico possono includere:

  • palpitazioni
  • sudorazione eccessiva
  • tremori
  • sensazione di soffocamento
  • dolore toracico

Insieme a sensazioni di:

  • derealizzazione
  • depersonalizzazione

Che coinvolgono la percezione distorta del mondo circostante o del proprio corpo.

Le cause degli attacchi di panico non sono sempre chiare, ma possono essere associate a:

  • fattori genetici
  • alterazioni chimiche nel cervello
  • esperienze traumatiche
  • livelli elevati di stress

Alcune persone possono sviluppare attacchi di panico senza un motivo o una causa apparente.

Il trattamento degli attacchi di panico può includere terapie psicologiche, come:

  • la terapia cognitivo-comportamentale
  • la a terapia di esposizione graduale

In alcuni casi, possono essere prescritti farmaci ansiolitici o antidepressivi per gestire i sintomi.

L’ansia è un problema comune: secondo l’Istituto Clinico Humanitas 8,5 milioni di italiani hanno sofferto almeno una volta nella vita di disturbi d’ansia. Quando l’ansia è tanto intensa da impedire di svolgere le attività quotidiane può diventare invalidante

Attacchi di panico: cosa sono?

Gli attacchi di panico sono episodi improvvisi e ad alta intensità di paura e angoscia. Possono verificarsi senza un reale pericolo e senza che la motivazione abbia raggiunto il livello di piena coscienza, oppure possono essere scatenati da un evento stressante o spaventoso. Un attacco di panico può essere accompagnato da sintomi somatici dovuti all’attivazione del sistema simpatico, e cognitivi.

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Attacco di panico e disturbo di panico sono la stessa cosa?

Molti usano i termini “attacco di panico” e “disturbo di panico” in maniera indistinta, ma in realtà c’è una differenza importante tra i due: 

  • un attacco di panico è un episodio isolato e improvviso di paura intensa, ansia o disagio accompagnato da sintomi fisici e cognitivi;
  • il disturbo di panico riguarda una condizione in cui gli episodi si verificano frequentemente e in modo imprevedibile, spesso accompagnati dalla preoccupazione per eventi futuri e da comportamenti evitanti finalizzati alla prevenzione.

Differenza tra attacco di panico e attacco d’ansia

Se gli attacchi di panico sono caratterizzati da una paura intensa e improvvisa, gli attacchi d’ansia sono più lievi e possono essere presenti con maggiore costanza nella vita di un individuo. Gli attacchi d’ansia possono includere sintomi come:

  • sudorazione
  • respiro affannoso
  • battito cardiaco accelerato
  • tensione muscolare
  • preoccupazione eccessiva

Tuttavia, tali sintomi non raggiungono lo stesso livello di intensità degli attacchi di panico.

Attacchi di panico notturni

Gli attacchi di panico notturni si verificano durante il sonno e possono essere ancora più spaventosi e destabilizzanti perché la persona non è cosciente di ciò che sta accadendo. I sintomi che provoca un attacco di panico notturno possono includere sudorazione, battito cardiaco accelerato, difficoltà respiratorie e sensazione di soffocamento.

Sebbene gli attacchi di panico notturni siano meno comuni degli attacchi di panico diurni, possono diventare comunque debilitanti e influire sulla qualità del sonno e sulla vita quotidiana della persona.

Attacchi di panico in gravidanza

L’esperienza degli attacchi di panico durante la gravidanza è un tema complesso e può variare considerevolmente da donna a donna. Alcune donne possono sperimentare un aumento dell’ansia o degli attacchi di panico durante la gravidanza, mentre altre possono non notare cambiamenti significativi o, in alcuni casi, possono sperimentare un miglioramento.

Ci sono diversi fattori che possono influenzare la presenza di attacchi di panico durante la gravidanza:

  • fluttuazioni ormonali
  • preoccupazione e stress
  • storie di disturbi d’ansia

Se sei una donna incinta che stanno affrontando attacchi di panico o ansia, ti consigliamo di consultare un professionista della salute mentale o un operatore sanitario: per te e il tuo bambino.

Attacchi di panico: i sintomi

Come si fa a riconoscere un attacco di panico? Come si manifestano gli attacchi di panico? Ci sono almeno 13 sintomi di un attacco di panico che possono permettere di riconoscerlo, e si dividono in:

  • segnali fisici
  • segnali cognitivi
  • segnali comportamentali

I sintomi fisici degli attacchi di panico

I segnali fisici per riconoscere un attacco di panico sono:

  • palpitazioni o battito cardiaco accelerato
  • sudorazione
  • sensazione di soffocamento o dispnea
  • sensazione di asfissia
  • tremori
  • dolore al petto
  • nausea
  • vertigini
  • capogiri

I sintomi cognitivi di un attacco di panico

I segnali cognitivi per riconoscere un attacco di panico sono:

Attacchi di panico: i sintomi
  • sensazione di stordimento o di distacco

I sintomi comportamentali di un attacco di panico

I segnali comportamentali per riconoscere un attacco di panico sono:

  • desiderio di fuggire dalla situazione in cui ci si trova
  • tendenza ad evitarla e ad evitare elementi che la rievochino

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Quanto dura un attacco di panico? 

L’attacco di panico in genere ha una durata di circa 10-15 minuti: il tempo necessario perché il corpo produca e riassorba gli ormoni dello stress, responsabili dei sintomi fisici spiacevoli come la tachicardia o il tremore.

L’ansia acuta, invece, tende a precedere e/o seguire un attacco di panico. Chi sperimenta un attacco di panico, quindi, crede spesso che duri tantissimo: in realtà dura pochi minuti, ma la paura che possa verificarsi di nuovo non permette alle persone di rendersi conto della diversa intensità tra i due, e di conseguenza neanche di potersi “rilassare”.

Lo stato di tensione dovuto alla paura che ritorni, quindi, può portare a una nuova manifestazione di panico, inconsciamente autoindotta dalle proprie aspettative.

Attacchi di panico: le cause

Le crisi di panico possono verificarsi in particolare in due casi specifici: nei momenti di forte stress o quando vi è un forte coinvolgimento sul lato emotivo. Questi possono, a loro volta, essere causati da diversi fattori, tra cui problemi lavorativi, relazionali o familiari. 

In alcuni casi, gli attacchi di panico possono anche essere causati da una predisposizione genetica o da un disordine neurochimico del cervello, come un’eccessiva produzione di adrenalina o un basso livello di serotonina.

Il caldo può essere un altro fattore che genera ansia e attacchi di panico.

Gli attacchi di panico sono pericolosi?

No, gli attacchi di panico non sono pericolosi, nonostante possano terrorizzare chi li vive. Un attacco di panico non causa danni fisici, ma può avere delle conseguenze che incidono in modo negativo sulla qualità della vita della persona, interferendo con le attività quotidiane, le relazioni interpersonali e il benessere psicologico in generale. 

Quanti attacchi di panico si possono avere in un giorno?

Il numero di attacchi di panico che una persona può sperimentare in un giorno può variare notevolmente da individuo a individuo. Alcune persone possono avere solo un attacco di panico isolato, mentre altre possono sperimentarne diversi nello stesso giorno. Altri potrebbero non avere attacchi di panico per lunghi periodi.

Quanti attacchi di panico si possono avere in un giorno?

La frequenza degli attacchi di panico può essere influenzata da diversi fattori, tra cui:

  • la gravità del disturbo d’ansia
  • il livello di stress
  • la presenza di fattori scatenanti specifici
  • la risposta individuale ai trattamenti

In alcuni casi, gli attacchi di panico possono verificarsi in rapida successione, creando una sensazione di persistente ansia e disagio per la persona coinvolta.

Come ci si sente dopo un attacco di panico?

Dopo un attacco di panico è possibile sentire una forte sensazione di spossatezza. Molte persone si sentono spossate proprio perché un attacco di panico richiede un grande dispendio di energia sia fisica sia mentale, portando ad ansia e tensione muscolare.

In alcuni casi si possono raggiungere anche situazioni di forte ansia o depressione, soprattutto nei casi di numerosi attacchi di panico che hanno interferito con la vita quotidiana.

Come ci si sente dopo un attacco di panico?

Chi soffre di questi disturbi inizia a “tagliare via” esperienze dalla propria vita: inizia a non svolgere più attività che sono state piacevoli fino a poco tempo prima, fino ad autorelegarsi all’interno di una zona di comfort estremamente limitata, ed è qui che spesso emergono i vissuti depressivi.

Nel caso in cui questi sintomi persistano, è bene rivolgersi a un professionista della salute mentale che possa offrire l’aiuto più adeguato.

Attacchi di panico: cosa fare subito

Come gestire un attacco di panico? Per gestire un attacco di panico è necessario innanzitutto saperlo riconoscere e poi riuscire a monitorarlo

Esistono delle strategie di auto-aiuto che consentono di calmare un attacco di panico:

  • comprendere i sintomi per evitare la confusione con altri tipi di problemi
  • mettere in pratica esercizi di respirazione, training autogeno o pratiche di mindfulness per normalizzare il battito cardiaco e abbassare lo stato d’ansia
  • tenere sotto controllo la frequenza di apparizione degli attacchi di panico.

Come curare gli attacchi di panico?

Per trattare e curare gli attacchi di panico si può fare ricorso alla psicoterapia

Inoltre, si può agire sulle cause degli attacchi di panico, spesso legati all’ansia. Vedi come combattere e gestire l’ansia ed i disturbi collegati.

Farmaci per attacchi di panico

Il trattamento farmacologico per gli attacchi di panico di solito coinvolge l’uso di farmaci ansiolitici o antidepressivi, a seconda della gravità dei sintomi e delle necessità individuali del paziente. È importante notare che la scelta del farmaco e la determinazione della dose dovrebbero essere fatte da un professionista della salute mentale, come uno psichiatra o uno psicologo clinico, in base a una valutazione accurata del caso.

Ecco alcuni dei farmaci comunemente prescritti per trattare gli attacchi di panico:

  • benzodiazepine – come il diazepam (Valium), lorazepam (Ativan) o alprazolam (Xanax);
  • inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – antidepressivi come la sertralina (Zoloft), la fluoxetina (Prozac) e la paroxetina (Paxil);
  • inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (SNRI) – come la venlafaxina (Effexor) possono essere utilizzati per trattare gli attacchi di panico e altri disturbi d’ansia. Gli SNRI agiscono su più neurotrasmettitori, incluso il sistema serotoninergico e noradrenergico.

È importante che le persone discutano con il proprio medico di eventuali preoccupazioni o effetti collaterali legati all’uso di farmaci e che non interrompano mai improvvisamente il trattamento senza la supervisione del professionista della salute.

La psicoterapia per trattare gli attacchi di panico

Come scegliere l’orientamento adatto a trattare gli attacchi di panico? Ricordiamo intanto che l’orientamento terapeutico più indicato è sempre quello con cui il paziente si trova meglio.

  1. L’approccio cognitivo-comportamentale

Tra i vari orientamenti che possono essere utilizzati troviamo in particolare quello cognitivo-comportamentale (CBT) attraverso la tecnica di esposizione graduata

Come curare gli attacchi di panico?

L’orientamento cognitivo-comportamentale può aiutare a ristrutturare i pensieri negativi, sostituendoli con pensieri più realistici e positivi

 La tecnica di esposizione aiuta ad affrontare le paure in maniera graduale, in modo da renderle sempre meno intense e responsabili di un eventuale attacco di panico.

  1. L’approccio psicodinamico

Un altro approccio adatto a trattare gli attacchi di panico è quello psicodinamico, attraverso l’analisi delle fantasie inconsce. La terapia psicodinamica per gli attacchi di panico si concentra sulla comprensione e l’analisi delle fantasie inconsce, che vengono portate alla luce attraverso l’interpretazione dei sogni, la libera associazione e l’analisi delle relazioni interpersonali del paziente.

L’obiettivo è quello di aiutare il paziente a comprendere il significato simbolico delle fantasie inconsce e come queste influiscono sui sintomi dell’ansia.

La psicoterapia online di Serenis per gli attacchi di panico

In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di salute mentale.

Questo in particolare parla dei sintomi degli attacchi di panico.

Se hai ritrovato un po’ di te in quello che hai letto, magari potresti pensare di aiutarti facendo psicoterapia con noi: siamo un centro medico autorizzato.

Il servizio è completamente online, con solo psicoterapeuti e psicoterapeute (cioè hanno la specializzazione).

La vita presenta sfide uniche per tutti, non importa chi tu sia o cosa abbia affrontato. Il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita.

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Esplorando i segnali: sintomi fisici e mentali dell’ansia

L’ansia è una condizione emotiva che può avere un impatto significativo sulla salute fisica e mentale delle persone. I sintomi dell’ansia possono variare ampiamente da individuo a individuo e può presentarsi in modi diversi.

La sensazione di ansia è spesso accompagnata da una serie di sintomi fisici e emotivi che possono includere tensione muscolare, agitazione, difficoltà respiratorie, pensieri irrazionali e preoccupazioni eccessive. Questa esperienza può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di un individuo, influenzando il modo in cui interagisce con il mondo circostante e gestisce le sfide quotidiane.

In questo articolo esploreremo in dettaglio l’ansia, analizzando le sue possibili cause, sintomi e suggerendo varie strategie per affrontarla e gestirla efficacemente.

Cos’è l’ansia?

L’ansia è un complesso sistema di risposta che coinvolge sia aspetti cognitivi che emotivi, fisiologici e comportamentali. Questa reazione viene innescata da situazioni percepite come minacciose o pericolose, le quali possono essere considerate imprevedibili, incontrollabili o dannose per ciò che la persona ritiene fondamentale per la propria esistenza.

Essenzialmente, l’ansia anticipatoria serve a prepararci ad affrontare eventuali pericoli imminenti.

Quali sono i sintomi dell’ansia?

Alcuni possono sperimentare sintomi fisici come:

Mentre altri potrebbero provare sintomi mentali/psicologici:

  • sensazioni di tensione
  • paura di perdere il controllo
  • pensieri catastrofici

Questa vasta gamma di sintomi può rendere difficile riconoscere l’ansia e può confondere chi ne soffre. Comprendere i sintomi fisici e mentali associati all’ansia è il primo passo per affrontare questa condizione in modo efficace e ottenere il supporto necessario.

Sintomi fisici e mentali dell’ansia

Chi soffre di ansia potrebbe sperimentare sbadigli continui, ma paradossalmente, l’ansia può anche portare a una perdita di peso non intenzionale.

La relazione tra ansia e insonnia è ben nota, influenzando negativamente la qualità del sonno. La somatizzazione dell’ansia allo stomaco può causare sintomi come:

  • bruciore
  • disagio addominale
  • associati a reflusso gastroesofageo

La connessione tra ansia e disturbi cardiaci come la pericardite e l’ipertensione è stata osservata, evidenziando l’importanza di affrontare l’ansia anche per prevenire complicazioni cardiache.

La sintomatologia può estendersi a livello intestinale, manifestandosi con disturbi come:

La sfera psicologica è altrettanto coinvolta, con:

Pensi di soffrire di ansia?

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Andiamoli a vedere nel dettaglio.

I sintomi fisici dell’ansia

I sintomi fisici causati dall’ansia sono quelli che, di solito, destano più preoccupazione.

In genere, tendiamo a trascurarci meno quando si tratta di un dolore fisico ricorrente rispetto a un malessere psicologico, quindi il nostro corpo decide di mandarci degli ulteriori segnali, esprimendo il malessere attraverso il corpo: si chiama “somatizzazione”.

Purtroppo, non sono sempre semplici da diagnosticare. Per esempio, se ho mal di schiena, potrei deciderò di fare fisioterapia piuttosto che iniziare la psicoterapia, ottenendo dei risultati solo temporanei.

Tra i sintomi fisici dell’ansia troviamo: 

I sintomi fisici dell’ansia
  • bocca secca, anche se si beve;
  • sintomi respiratori come fiato corto;
  • mal di testa che si ripresentano spesso.

I sintomi mentali dell’ansia

Tra i sintomi mentali/psicologici dell’ansia troviamo: 

I sintomi mentali dell’ansia
  • paura di svenire
  • scarsa concentrazione
  • scarsa memoria

I sintomi emotivi dell’ansia

Tra i sintomi emotivi dell’ansia troviamo: 

I sintomi comportamentali dell’ansia

Tra i sintomi comportamentali dell’ansia troviamo: 

  • fuga
  • evitamento
  • ricerca di rassicurazioni
  • difficoltà a parlare

Stress e ansia: sintomi fisici e differenze

Molte persone confondono lo stress e l’ansia e i relativi sintomi. Entrambe sono, in effetti, reazioni psicofisiche ed emotive che possono influenzare la salute mentale della persona, ma sono anche due concetti ben distinguibili tra loro.

Lo stress è spesso legato a una causa scatenante esterna che necessita di molta energia per essere affrontata (es. un compito difficile o una situazione complicata) e può derivare sia da eventi positivi sia negativi provenienti dall’ambiente circostante.
Anche l’overthinking (o eccessiva riflessione) può generare ansia: è un processo mentale in cui una persona ripensa continuamente a situazioni, eventi o problemi in modo ossessivo e prolungato. Questa incessante ruminazione porta spesso a una sensazione di preoccupazione e tensione costante.

Stress e ansia: sintomi fisici e differenze

I sintomi più comuni dello stress sono vari tra cui:

  • dolori muscolari
  • stanchezza
  • mancanza di energia
  • problemi con la digestione
  • agitazione
  • insonnia
  • mal di testa

L’ansia invece ha origini più diffuse: spesso non si riesce a ricollegare a qualcosa di preciso, è molto più soggettiva e può variare nel tempo in base alla situazione.
Il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) è un’condizione caratterizzata da una preoccupazione e tensione croniche e severe, spesso senza alcun fattore scatenante evidente. Un evento che non ha mai causato ansia in passato potrebbe farlo in un momento diverso, a seconda del soggetto.

L’ansia si manifesta con preoccupazioni eccessive e persistenti, con sintomi simili a quelli dello stress, ma anche con un forte rimuginio mentale e pensieri catastrofici.

Come trattare i sintomi dell’ansia

Esistono diverse modalità di cura e trattamento dei disturbi d’ansia, ognuna delle quali si adatta alle esigenze individuali del paziente. Per trattare e combattere l’ansia una strada percorribile ed efficace è quella della psicoterapia. 

La psicoterapia per trattare i sintomi d’ansia

Come scegliere l’orientamento adatto a trattare i sintomi d’ansia? Ricordiamo intanto che l’orientamento terapeutico più indicato è sempre quello con cui il paziente si trova meglio.

Per trattare e curare i sintomi d’ansia, uno degli orientamenti più adatti (confermato da evidenze scientifiche) è quello cognitivo-comportamentale (TCC), che mira a identificare e modificare i modelli di pensiero e comportamento che alimentano l’ansia.

La terapia può includere anche tecniche di esposizione, che possono portare all’esposizione graduale del paziente alla propria fonte di ansia per aiutarlo a imparare a gestirla in maniera più efficace.

La psicoterapia online di Serenis per l’ansia

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La vita presenta sfide uniche per tutti, non importa chi tu sia o cosa abbia affrontato. Il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita.
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Come trattare i sintomi dell’ansia

Farmaci per trattare i sintomi fisici e mentali dell’ansia

Per molte persone che affrontano sintomi fisici e mentali legati all’ansia, i farmaci possono essere una componente importante del trattamento.

Uno dei tipi di farmaci comunemente prescritti sono le benzodiazepine, che agiscono come ansiolitici.

Questi farmaci possono aiutare a:

  • ridurre la tensione muscolare
  • calmare i sintomi fisici dell’ansia
  • promuovere una sensazione generale di rilassamento

Tuttavia, è importante notare che le benzodiazepine possono causare dipendenza se non utilizzate con cautela e sotto supervisione medica. È fondamentale discutere con un professionista della salute mentale le opzioni di trattamento, inclusi i farmaci, per sviluppare un piano personalizzato che tenga conto dei sintomi fisici e mentali dell’ansia e delle esigenze individuali del paziente.

Alcune tecniche di auto-aiuto per il disturbo d’ansia

Alcuni pazienti possono poi beneficiare anche di tecniche quali la meditazione e la terapia di rilassamento, che mirano a ridurre lo stress e l’ansia attraverso tecniche di respirazione e di rilassamento muscolare.

Infine, è bene che coloro che sono affetti da disturbi d’ansia adottino uno stile di vita sano ed equilibrato: una buona alimentazione e un esercizio fisico regolare possono aiutare a ridurre e contenere i sintomi dell’ansia.