Leggi le nostre risposte chiave per saperne di più sull’argomento.
- Il termine filofobia deriva dal greco (lì dove “φιλος” significa amore e “φοβία” paura) e indica il timore irrazionale, incontrollabile e patologico di amare e essere amati.
- La filofobia ha cause variegate, che possono comprendere esperienze traumatiche, fattori genetici, fattori ambientali e il rapporto tra questi elementi (Mancini et al., 2011).
- I sintomi della filofobia possono comprendere: nausea, disturbi gastrici, attacchi d’ansia, attacchi di panico, vertigini e altro ancora.
- Infine, i modelli terapeutici più utilizzati comprendono la terapia cognitivo-comportamentale e quella breve strategica, talvolta affiancata dall’utilizzo di farmaci.
In questo articolo esploreremo la filofobia, comprendendo la sua definizione, le situazioni stressanti associate, le possibili cause, i sintomi e le opzioni di trattamento.
Una volta letto, speriamo che tutti i tuoi dubbi su questa condizione siano chiariti e che possa esserti utile nel comprendere e affrontare la filofobia, se la stai vivendo o se conosci qualcuno che ne è affetto.
Come capire se si soffre di filofobia?
Le paure patologiche rientrano nelle fobie specifiche. A parere del DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), tali patologie sono caratterizzate da precisi criteri diagnostici:
- forte stress o ansia in rapporto ad un oggetto/situazione/pensiero/animale/scenario;
- evitamento di fronte all’oggetto della fobia;
- sensazioni negative immotivate o spropositate rispetto all’oggetto stressante;
- problematiche a lungo termine come isolamento, tentativi di controllo e compulsioni.
Per capire se si soffre di filofobia, è allora necessario rispondere ad alcune domande.
- Ho paura di provare affetto (o di amare ed essere amato)?
- Se sì, quali sono le cause della mia paura?
- Le sensazioni negative che provo sono irrazionali e immotivate?
- Ho sviluppato sintomi a lungo termine (isolamento, compulsioni, etc.)?
- Quanto sono durati i miei sintomi?
Affinché vi sia una diagnosi di fobia specifica, è necessario che i criteri diagnostici si prolunghino per almeno sei mesi.
Come si comporta una persona filofobica?
Per chi non soffre di disturbi fobici, può essere molto complicato mettersi nei panni del soggetto patologico. Risulta infatti difficile comprendere come si possa avere paura dell’affetto nelle sue forme più variegate.
Ciononostante, è necessario comprendere che non sempre le fobie sono portate all’estremo e che possono comportare sensazioni di vago e leggero disagio.
Per esempio, durante una relazione, un soggetto filofobico potrebbe sentirsi oppresso dall’amore del partner e chiedere in maniera costante più autonomia. Oppure, potrebbe provare angoscia nel rendersi conto che una certa relazione sta diventando seria.
Nei casi più gravi, il soggetto fobico potrebbe arrivare a sottrarsi alle relazioni per paura di dover affrontare l’oggetto stressante.
Il filofobico è anafettivo?
La risposta è no. Al contrario dell’anafettivo, il filofobico desidera instaurare relazioni, tranne poi ritrovarsi schiacciato da sensazioni di ansia, angoscia, talvolta addirittura panico.
Tali sensazioni possono comportare:
- attacchi di panico dinanzi all’oggetto stressante o allo scenario immaginato;
- strategie atte ad evitare l’oggetto della fobia;
- tentativi di controllo sulle proprie emozioni.
A lungo termine, il filofobico ha quindi due strade: evitare ogni rapporto o tentare di controllare la filofobia con strategie disfunzionali e compulsioni.
Potrebbe allora finire per sfogare il proprio dolore emotivo nell’abuso di alcolici o nell’uso di droga. Aggiungiamo che, non di rado, il filofobico è inconsapevole del proprio problema e si giudica come una persona malevola e senza cuore.
Quali sono le cause della filofobia?
Le cause possono comprendere fattori ambientali, genetici e traumi relativi al passato. Per esempio, esperienze traumatiche come violenze sessuali, molestie e violenza fisica possono contribuire allo sviluppo della filofobia.
D’altro canto, alcuni studiosi sostengono che i soggetti con filofobia siano più comuni all’interno dello stesso nucleo familiare: ciò indicherebbe una componente biologico-genetica nella formazione della patologia.
Secondo altri studi, la filofobia avrebbe a che fare con problematiche relative alla formazione caratteriale.
Carattere e paura di amare
Il modo in cui ci rapportiamo all’amore dipende dalle transazioni esperite durante l’infanzia. Per esempio, se abbiamo vissuto un rapporto instabile con una figura di riferimento, potremmo proiettare sugli altri questo stile di attaccamento anche durante la vita adulta.
Da questo punto di vista, il filofobico non ha davvero paura di amare: giudica inaffidabile il prossimo e, di conseguenza, preferisce sviluppare autonomia e mantenere distacco nelle relazioni interpersonali.
Inutile dire che, come ogni formazione caratteriale patologica, anche quella filofobica può avere effetti devastanti sulla vita del singolo e sulla qualità delle relazioni interpersonali.
Conclusione e metodi di cura
Talvolta, la filofobia è causata da fattori subliminali. Prendiamo per esempio un soggetto con stile di attaccamento insicuro evitante. Inconsapevolmente, questo individuo potrebbe evitare di stringere rapporti con terzi per mantenere un rapporto privilegiato con la famiglia o con una certa figura di riferimento.
Ecco perché le ipotesi di cura per i disturbi fobici variano da individuo a individuo. Diviene fondamentale rivolgersi a uno psicoterapeuta/psichiatra per comprendere la causa e la possibile soluzione del problema.
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